Crolla un ponte: morti e feriti a Genova

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 15/08/2018
Cronaca di una tragedia annunciata e che forse poteva essere evitata

 E’ più o meno mezzogiorno, le macchine e i TIR sono incolonnati sul viadotto Morandi, un lungo ponte che scavalca case e strade, nel cuore di Genova. Piove a dirotto, in questa estate impazzita. All’improvviso un boato  scuote il ponte che crolla, viene giù “Come fosse fatto di farina” dice ancora sconvolta una  testimone. Come fosse fatto di farina… in realtà quella giovane ragazza ha trovato la similitudine giusta: veniamo a sapere infatti che quel tipo di cemento armato usato per costruire il ponte ha molti problemi di tenuta e ha una durata di non più di 40 anni… sì sì, avete letto bene!già si sapeva quando è stato costruito, che non sarebbe durato a lungo. Ma ci si rende conto di questa follia?? Subito il mio pensiero vola ai ponti romani, ancora in piedi e funzionanti dopo duemila anni, sparsi in tutta Europa, non solo in tutte le regioni italiane. Costruiti per durare. Non per nulla la carica di Pontifex , cioè costruttore di ponti, era il grado più alto nel cursus honorum degli uomini politici romani. Tanto era rispettata questa carica che poi la chiesa  per analogia chiamò pontefice la massima carica della sua struttura.

Ed eccoli ancora qui, possenti e bellissimi i ponti romani e non parlo solo di quelli della città di Roma: Sant’Angelo, Cestio, Fabricio, Milvio etc., parlo di centinaia di altri ponti, ad Aosta, come a Verona, a Rimini, a Treviri, in Spagna, in Portogallo, in Francia, in Gran Bretagna e Irlanda, in Turchia, in Siria, ovunque. Si parla di circa 900 ponti, di cui più di 300 in stato perfetto e gli altri che mantengono alcune strutture originali (archi, piloni, massicciata, etc.) e le inglobano in altre più moderne. Più gli acquedotti utilizzati come ponti.Manufatti poderosi, alcuni costruiti in blocchi di pietra (opera quadrata) o in laterizio (mattoni, opera laterizia), alcuni possenti, lunghi, a più campate, altri  a una sola campata, ma tutti ben vivi e utilizzabili anche oggi.

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Quando ero una ragazzina ho accompagnato il mio papà a fotografare, misurare e rilevare i ponti romani della Sardegna. Ricordo ancora le spiegazioni sulle modalità della loro costruzione, sull’importanza della chiave di volta dei loro archi, sulla pavimentazione, la squadratura delle pietre, la periodoca rigorosa manutenzione… Come posso credere che duemila anni dopo, con tutta la tecnologia sviluppata in questo lungo arco di tempo, un ponte non possa durare più di 40 anni?? Ma tutti i Pontifices maximi dell’età romana si rotolerebbero in terra dalle risate!

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O forse è solo il costruttore a non essere all’altezza di creare un’ opera che duri? Così almeno sembra pensarla l’ingegnere Antonio Brencich che insegna “Costruzioni in cemento armato” alla Facoltà di ingegneria di Genova, che due anni fa parlò di «fallimento ingegneristico» e di «ponte da ricostruire»: «Se di ponti di quel tipo ce ne sono tre in tutto il mondo, un motivo ci sarà» disse. E aggiunse "Il ponte Morandi era continuamente in manutenzione: era affetto da gravissimi problemi di corrosione legati alla tecnologia che Morandi stesso aveva brevettato e che si è dimostrata fallimentare". E questo lo diceva due anni fa. Ma c’è di peggio: secondo l'ingegner Brencich, il ponte, a causa dei suoi numerosi problemi, aveva un costo di manutenzione talmente esorbitante da risultare più conveniente demolirlo per costruirne uno nuovo. “Il Viadotto Morandi ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati, è necessario ricordare un’erronea valutazione degli effetti differiti (viscosita’) del calcestruzzo che ha prodotto un piano viario non  orizzontale”.

“Ancora nei primi anni ’80 – ricordava Brenchic – chi percorreva il viadotto era costretto a fastidiosi alti e bassi dovuti a spostamenti differiti delle strutture dell’impalcato diversi da quelli previsti in fase progettuale. Solo ripetute correzioni di livelletta hanno condotto il piano viario nelle attuali accettabili condizioni di semi-orizzontalità.”

Peccato che nessuno abbia dato retta a Brenchic e abbia invece dato tanto credito all’ ingegner Riccardo Morandi. Ma che sappiamo di lui, a parte che  era nato nel 1902 e morto nel 1989?

Da internet sappiamo che fece studi sulle strutture di calcestruzzo armato precompresso e cercò di mettere a punto un sistema originale italiano di precompressione. Nel 1948 ottenne il primo brevetto sul sistema di precompressione che porta il suo nome. Quindi realizzò varie opere in calcestruzzo armato precompresso (ponti, costruzioni industriali, centrali termoelettriche, ecc.) e al riguardo venne invitato a tenere conferenze presso organismi e centri di ricerca in tutto il mondo.”

“Le sue strutture in cemento armato sono state rimesse in causa poiché il naturale degrado del calcestruzzo non era mai stato messo in discussione da Morandi, una leggerezza che ha portato al collasso cinquant'anni dopo di alcune di esse.”

E adesso? A parte ovviamente il viadotto di Genova, non andrebbero controllate anche tutte le altre sue opere, con scadenza tanto ravvicinata? E chi le controllerà? La stessa Società Autostrade che doveva tenere sott’occhio il viadotto di Genova? E a cui vanno tutti i soldi dei pedaggi?

Vedremo se il nuovo governo fa sul serio a minacciare inchieste e sanzioni e veramente “qualche testa rotolerà” - come diceva la regina di cuori di Alice nel paese delle meraviglie - o è solo un altro verboso gruppo di bugiardi parolai. E’ un bel banco di prova.

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