OPEN TO GUERRIGLIA

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 25/06/2023
Alla faccia del turismo: la Sardegna invasa e devastata da truppe NATO

Ho scelto come titolo Open to guerriglia, giusto per parafrasare lo slogan “Open to meraviglia” scelto dal ministro del turismo, Daniela Santanchè, per una campagna pubblicitaria farlocca e fallimentare, che avrebbe dovuto favorire il turismo in Italia, ma che invece ha fatto ridere il mondo intero. Fra l’altro mentre si parlava di incrementare il turismo, sbarcavano in Sardegna ben altri visitatori: si parla di oltre 5mila soldati provenienti da diversi paesi della NATO, venuti qui a sventrare terre, coste e emergenze archeologiche, con proiettili, bombe, missili e carrarmati. Scegliendo, come non bastasse, di fare queste manovre militari proprio a maggio, a ridosso della stagione estiva e sulle coste fra le più belle dell’Isola: quelle di capo Teulada, a sud est di Cagliari. Voi direte: ma adesso finalmente sono andati via, e meno male!, ma la domanda è: cosa hanno lasciato?  Non si può infatti simulare una guerra, utilizzare carro armati, tanks e Leopard, sparare proiettili veri, lanciare bombe e missili senza creare danni all’ambiente! Parliamo dunque delle scelte punitive che il governo centrale – di qualsiasi colore – fa sempre nei confronti della nostra Isola. La colpa è anche e soprattutto di noi sardi che scegliamo i governatori locali sempre puntando al peggio, o ci facciamo sedurre da una manciata di soldi. Il 2 giugno scorso, festa della Repubblica, si è svolta a Cagliari una grande manifestazione unitaria contro le servitù militari, che da decenni ci opprimono e ci avvelenano. Ma  servirà a cambiare le cose? Ma che domanda….


Carri armati sardegna.jpg

Purtroppo, lo sappiamo per esperienza, dei danni gravi che riguardano non solo il territorio, ma anche la salute della gente del posto, avremo le stime solo tra un po’ di tempo. Intanto vi mostro il posto dove si sono svolte queste manovre.

teulada-mare-cristallino.jpg
 Capo Teulada

Perda-Longa-Teulada-South-Sardinia-768x512.jpg

Vi assicuro, cari amici e compagni, non sono cartoline: da ragazza con mio fratello e i nostri amici andavamo a farci il bagno e a esplorare i fondali marini. Negli incavi delle rocce bollose l’acqua di mare evaporava, lasciando in quelle “scodelle” di pietra del sale bianchissimo, che usavamo per condire i pomodori e mangiarli col pane che ci eravamo portati dietro. Ci sembrava che fosse il mattino del mondo e noi i primi abitatori di un vero, meraviglioso paradiso, che è diventato oggi un terribile inferno.
E mentre aspettiamo i referti delle analisi di quest’ultima guerra simulata, possiamo solo sperare che non abbiano utilizzato uranio impoverito o torio, come hanno fatto a Quirra, altro posto bellissimo, con una natura incontaminata, ai piedi delle rovine di uno splendido castello medievale, e dove sono nati animali mostruosi e a due teste. La storia del salto di Quirra, del suo inquinamento e della pericolosità di abitarvi, va avanti da diversi lustri ed è stata oggetto di un lungo processo, che si è concluso nel novembre del 2021, con una assoluzione generale dei responsabili. Ma và?!

mura_del_castello_di_quirra.jpg
Salto di Quirra e rovine del castello, sullo sfondo il mare

E le foto che seguono mostrano le conseguenze di queste scelte scellerate: agnelli che nascono con sei zampe o due teste, malformazioni fetali, e un numero anomalo di casi di tumori e leucemie fra gli abitanti dei piccoli centri a ridosso del poligono, che si estende per 120 chilometri quadrati in aree naturali aperte al pascolo, oltre ad affacciarsi sul mare. A Quirra, frazione di appena 150 residenti, dal 2001 gli abitanti hanno contato più di 30 casi mentre almeno la metà sono stati registrati nei limitrofi centri di Villaputzu, Muravera e San Vito. Quello che può aspettarsi Teulada è in parte scritto nella storia di un altro poligono: quello di Quirra.  Seguiamone le vicende.
   
2headlambTagl-278x300.jpg rapporto-quirra-emergenza-medico-ambientale-i-L-DfBDYw.jpg

La lunga storia dell’accupazione militare della Sardegna

Tutto ha inizio alla fine degli anni 40, inizio anni ’50, col cosiddetto “Piano Mashall”, chiamato in America “European Recovery Program”. Un piano per la ricostruzione dell’Europa, dopo la Seconda Guerra Mondiale, che fu annunciato e illustrato dall’allora segretario di Stato George Marshall, il 5 giugno 1947 e che consisteva in uno stanziamento di oltre 12,7 miliardi di dollari. Ma la cosa non era gratis: «quando si sottoscrisse il piano Marshall, l’Italia si impegnò, tra le altre cose, nel dare agli americani una sede di addestramento e di basi americane in Sardegna e sul Mediterraneo» Sono tre i poligoni militari maggiori in Sardegna: poligono interforze Salto di Quirra, quello di Capo Teulada e quello di Capo Frasca. Solo questi tre rappresentano il 60 % del demanio militare italiano. Tutti posti magnifici: ma chi se ne frega? Tanto ci abitano i sardi!
Il Poligono Interforze Salto di Quirra nasce nel 1956. È, appunto, un poligono ‘Interforze’. Quindi a disposizione di tutte le forze NATO, non solo dell’Esercito Italiano. La gestione è in carico all’aeronautica, ma qui si addestrano e fanno ‘esperimenti’ anche Esercito e Marina. Da subito Quirra diventa un punto di riferimento per le prove missilistiche: nei decenni anche nella parte ‘a mare’ di Capo San Lorenzo, viene brillato di tutto. Cosa, di preciso, non lo sa nessuno. Già nel 2000  Antonio Pili, allora sindaco di Villaputzu, un piccolo centro in agro di Quirra, denuncia l’insorgenza di tumori e neoplasie nella popolazione, in una proporzione fuori dalla norma.
L’inchiesta della Procura di Lanusei inizia nel 2011, dopo la pubblicazione di una relazione dell'Asl di Cagliari sullo sproporzionato aumento di casi di tumore fra gli allevatori della zona di Quirra e sulle gravi malformazioni che hanno colpito i loro animali; di seguito la procura di Lanusei ha aperto un fascicolo per capire le conseguenze del grado di inquinamento sul territorio del poligono interforze.
Nel marzo 2012 il procuratore Domenico Fiordalisi, in seguito alle risultanze delle analisi svolte dal professor Evandro Lodi Rizzini, fisico di Brescia e del CERN di Ginevra, che avevano portato alla luce dati allarmanti sul poligono, indaga 20 persone con l’ipotesi di omicidio plurimo e di omissione di atti d’ufficio, per mancati controlli sanitari. Su diciotto salme riesumate, in dodici casi sono stati registrati dati superiori alla norma; in particolare nei reperti analizzati è stata riscontrata la presenza di torio radioattivo.

quirra-pezzo.jpg
 “Il 65% del personale, impegnato con la conduzione degli animali negli allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla base militare di Capo San Lorenzo a Quirra, risulta colpito da gravi malattie tumorali” si legge nella relazione dell’ ASL (azienda sanitaria locale), la prima che ha monitorato tutti gli allevamenti della zona. “Nel decennio 2000-2010, sono dieci le persone che risultano colpite da neoplasie tumorali su un totale di diciotto. Si evidenzia una tendenza all’incremento, negli ultimi due anni sono quattro i nuovi casi di neoplasie”. La “sindrome di Quirra”, come ormai è stata ribattezzata da cittadini e comitati locali, che da anni si battono per sapere qual è il reale prezzo da pagare per ospitare questa servitù militare.
La sindrome di Quirra presenterebbe somiglianze con le patologie contratte dai militari di ritorno dai Balcani, dall’Afganistan o dall’ Iraq, alimentando il sospetto che l’alto tasso di malattie fra la popolazione possa essere riconducibile all’utilizzo, all’interno della base, di munizioni contenenti uranio impoverito o torio, ma anche alla presenza di nano particelle di metalli pesanti, depositate nell’ambiente in seguito alle sperimentazioni di razzi, missili e altri dispositivi, su cui la base garantisce il segreto militare e industriale.
Sulla base delle risultanze dell’inchiesta medica si svolge un processo a Lanusei,  il capoluogo a cui si riferisce  il territorio del poligono di Quirra.
Del resto quella di Quirra e delle basi militari in Sardegna è una storia lunga decenni e ancora lontana dal concludersi. Una storia fatta di segreti militari, interessi di industrie private, avvelenamenti, inquinamento dell’ambiente, reticenze, insabbiamenti, connivenze, menzogne e morti.

capo_teulada.jpg_997313609.jpg
“Non so”, “Non ricordo”: i capi di stato maggiore, in una prima fase del processo, hanno di fatto scaricato tutte le responsabilità su otto imputati, i comandanti dei poligoni: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi, Paolo Ricci, Gianfranco Fois, Fulvio Ragazzon.
La vicenda di Quirra – il  poligono più grande d’Europa – è stata troppo spesso ignorata, ma pone sotto accusa l’intera politica del Ministero della Difesa del dopoguerra, coinvolgendo anche la NATO e i politici locali, troppo spesso servili e indegni di avere un qualche potere su un territorio enorme, sterminato, bellissimo: 130 km quadrati affacciati su un mare turchese trasparente, sottratti alla popolazione sarda e a chiunque visiti e  ami quest’isola.
 Dicevamo che gli indagati si erano ridotti a 8, ai comandanti che si susseguirono nel poligono, ma - guarda un po’ -  il giudice aveva già derubricato il reato di disastro ambientale, affidandosi alle analisi fatte da laboratori scelti ad hoc dalla Difesa. L’accusa si ridusse dunque solo ad ‘imperizia’, cioè si accusarono i comandanti della base di aver lasciato militari e civili a contatto con sostanze pericolose senza prendere precauzioni. Ma nessuno si chiese perché e come mai ci fossero delle sostanze tanto pericolose. Ma soprattutto cosa è successo, in decenni, a Quirra? Cosa è stato fatto esplodere? Quali sostanze hanno contaminato uomini, animali, ambiente?
Biagio Mazzeo, procuratore a Lanusei, dice: “Abbiamo tantissime testimonianze. Abbiamo le prove dei brillamenti di materiali bellici fatti passare per esercitazioni. E sappiamo che le decisioni venivano prese a Roma, qui si eseguivano gli ordini arrivati dall’alto”, un resoconto preciso e accurato di quanto avvenne a Quirra negli anni. Ma non è bastato.
Oggi il poligono ha cambiato nome. Dal 2013 è Distretto Aerospaziale. Il sito web del Distretto spiega bene le sue funzioni  http://www.dassardegna.eu.
E intanto chi controlla cosa succede a Capo San Lorenzo, dove insiste un’area naturale protetta?
Sì perché tra le tante discrepanze di questa vicenda c’è anche questa. La base militare è incastonata in un’area unica non solo per la sua straordinaria bellezza ma anche per la presenza di ‘aree umide’ suggestive, uniche nel continente europeo. Ettari di lagune e stagni rifugio per decine di uccelli migratori, circondati da dune sabbiose e pinete. Un paradiso, immerso nell’inferno di bombe, razzi, propellenti. Per l’interesse non solo dei militari di mezzo mondo, ma anche di aziende e industrie private. (Piaggio, ex Finmeccanica, Leonardo, Alenia, Selex, Aermacchi, Vitrociset, Galileo Avionica, eccetera ( fonte: Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-07735 del 2017)
E inoltre “Vitrociset, Oto Melara, Avio. Per non parlare di Leonardo, Fincantieri e di tutte le industrie di armi italiane che fanno parte di AIAD, la Federazione di Confindustria di imprese su aereospazio e armamenti, guidata dal parlamentare di Fratelli d’Italia Guido Crosetto fin dal lontano 2014.” Oggi Crosetto è ministro della Difesa. Se non fosse tragico sarebbe esilarante.

Crosetto nave 2.jpg
Ma si paga un affitto per le terre dei poligoni? Sì, eccome: 50mila euro all’ora: questo il valore dell’affitto del poligono. 50mila euro moltiplicato per centinaia, migliaia di ore di ‘esercitazioni’, brillamenti e operazioni varie effettuate negli ultimi anni. Ma chi se li intasca questi soldi? Ci piacerebbe saperlo, visto che comunque le basi militari non danno lavoro, non creano economia in Sardegna. E poi che succede realmente in questi poligoni? All’interno si svolgono prove sperimentali di missili e di bersagli, nuovi sistemi di armi e il loro collaudo. A Quirra, come dicevamo  la base più grande d’Europa, infatti, oltre che dagli eserciti di mezzo mondo è utilizzata anche dal Centro Sviluppo Materiali, un ente di ricerca partecipato da Finmeccanica che testa i tubi del gas e lo fa con esplosioni molto violente che alzano nuvole di polvere alte 300 metri. Questo fa tornare in sospensione tutte le particelle nocive depositate sui terreni che così volano via con il vento, contaminando anche zone assai lontane, compresa quella di “Sa Maista”, dove si trova la sorgente che alimenta l’acquedotto di Quirra  e dove è stata registrata la più alta percentuale di morti. Nonostante tutto questo, il processo si è concluso con una generale assoluzione nel novembre del 2021, perché il giudice monocratico di Lanusei, Nicoletta Serra, dopo circa due ore di camera di consiglio, ha sposato la tesi dell’avvocato del ministero della Difesa Andrea Chelo, che afferma che: «Il disastro ambientale nel poligono è insussistente, data la perizia ordinata dal GUP che ha prodotto la relazione del super esperto Mariano Mariani che ha escluso il disastro ambientale. Ma ci sono anche numerosi accertamenti scientifici che lo sostengono, non ultima la Conferenza di servizi chiusa nel 2015. Questo significa che a Quirra non vi è inquinamento». Amen. Sarei curiosa di sapere chi pagherà le spese processuali: quelli che sono morti di tumori o gli agnelli con 6 zampe? Tanto assomigliano al cane dell’Agip…
La vicenda del Poligono di Quirra ripropone l’annosa questione di uno Stato colpevole di non considerare pressoché mai la presenza delle comunità rurali – che nei territori vivono e operano da sempre – ogni qualvolta si tratti di consentire l’insediamento di un’attività industriale inquinante (un esempio per tutti: l’ILVA di Taranto), di concedere terreni ad impianti per l’estrazione petrolifera (Eni a Viggiano, in Basilicata) o a basi militari (come nel caso di Quirra in Sardegna), anch’essi altamente impattanti, quanto il gassificatore a Piombino. E questo indifferentemente dal colore politico del governo in carica.
Visti i precedenti a Quirra e altrove, ci si può chiedere dunque: a Teulada come finirà?

NORGECpTeulada.jpg

Una bella foto ricordo…

L’inchiesta della Procura di Cagliari ha fatto chiarezza sugli effetti delle esercitazioni nel poligono militare di Teulada, dal 2008 al 2016. In questo periodo gli inquirenti hanno appurato, sulla cosiddetta “Penisola Delta”, un’area di circa quattro chilometri quadrati, che sono stati sparati 860mila colpi di arma da fuoco e lanciati 11.875 missili Milan, pari a 556 tonnellate di materiale bellico. I Milan sono dotati di testata tracciante al Torio, una sostanza radioattiva ritenuta molto più pericolosa dello stesso Uranio Impoverito. Secondo il Tribunale, il poligono di terra e di mare nel Sud-Ovest della Sardegna, è ormai un’area irrecuperabile.
Qualche giorno fa il giornalista e politico Mauro Pili, caporedattore dell’Unione Sarda, quotidiano isolano, scrive un articolo abbastanza ottimista sul futuro giudiziario del caso “poligono di Teulada”. Ne riporto qui alcuni passaggi, ma fra gli “Approfondimenti”, a fondo pagina, trovate il link per leggerlo tutto.
“Non era mai capitato prima. Dal 1956 ad oggi mai nessuno aveva osato tanto. Una vera e propria zona franca, senza leggi e senza controlli, senza regole, dove tutto era consentito. Un abuso perenne sin da quando i furgoni della Nato trascinarono via di peso gli ultimi abitanti della Piana di Teulada, spazzando via ogni segno di vita in quella terra strappata all’agricoltura e alla pastorizia. […]Sessantasette anni dopo quello scippo armato, consumato a suon di soldi e con la cacciata forzosa dei contadini più riottosi, la storia di Teulada scrive oggi un capitolo insperato, quasi impossibile, che sembrava destinato a naufragare nell’antico adagio secondo il quale il Ministero della Difesa ha la licenza di fare quel che vuole, senza dover rispondere a leggi dello Stato o peggio ignorando i valori costituzionali della Giustizia e del rispetto dell’Ambiente. C’è voluto un Giudice sardo, Giuseppe Pintori, Presidente di Sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari e dell'Udienza Preliminare a ribaltare una storia che appariva già scritta. Rinviando a Giudizio cinque Capi di Stato Maggiore della Difesa e dell’Esercito, con una decisione esemplare, non solo ha ribaltato tutti i pronostici della vigilia, ma ha dato la conferma che il Tribunale di Cagliari non nutre alcun timore reverenziale verso i potenti Generali di Roma.”
 E Pili continua svelando nomi potenti e conosciuti: “…Generali potentissimi, dagli uomini-stelletta passati senza colpo ferire dai vertici militari a quelli dell'industria bellica, sino a graduati diventati sottosegretari della Difesa con il centrosinistra di Renzi e finiti ora a fare i consulenti dell'attuale ministro del governo di centrodestra della Meloni. Il ragionamento dei Giudici è stato limpido e lineare, sintetizzabile con un semplice quesito: chi, se non loro? Chi, se non i vertici militari? Del resto, come potevano non sapere cosa succedeva dentro quel poligono, ritenuto da loro stessi il cuore pulsante delle loro attività bellico-addestrative? Potevano non sapere quanto, come e cosa sparavano in quell'area? Potevano ignorare che si trattava di un'area sottoposta a stringenti vincoli ambientali, con la massima tutela di habitat protetti a livello comunitario?”
La domanda è ovviamente pleonastica, perché è ovvio che sapessero tutto e sapessero benissimo che quelle manovre militari stavano inquinando intere zone, come era successo a Quirra, macchiandosi del reato di disastro ambientale. E infatti Pili continua, argomentando:  “Un reato tanto pesante quanto “misurabile”: in ettari devastati, in promontori mozzati da esplosioni ciclopiche, da radiazioni nucleari sparse nei terreni, in bombe e missili disseminati ovunque, sino ai nuraghi mozzati e bombardati. Il Pubblico Ministero Emanuele Secci ha indagato per anni, ha raccolto una montagna di prove capaci di inchiodare ministri e vertici militari, consegnando ai Giudici per le indagini preliminari un report che non poteva finire negli scaffali delle pratiche senza imputati. Il “gioco” perenne messo in campo dal Ministero della Difesa è sempre stato lo stesso, dalle Commissioni d’inchiesta parlamentari sino alle aule giudiziarie: confondere le responsabilità, polverizzarle sino a renderle impercettibili e non indagabili.“

13619412714284201507.jpg
“I Generali potranno certamente difendersi dalle accuse, ma non potranno aggrapparsi all'antica piaga del "non sapevo" o "non dipendeva da me". Una delle poche regole consolidate all'interno di una seria organizzazione militare è proprio la «catena di comando», da lì non si sfugge.
E non potrà sfuggire alla domanda il più potente di tutti, quel Generale Claudio Graziano, chiamato a rispondere di "disastro innominato" nel proscenio di Teulada, per essere stato dal 2011 al 2015 Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, ovvero uno che, secondo quanto scrive il Giudice, era in grado di decidere. È lui che copre l'arco temporale più ampio relativo ai capi d'imputazione. Un uomo chiave nominato, subito dopo le sue dimissioni dalla Difesa, potentissimo Presidente del Consiglio di amministrazione della più grande fabbrica di navi e sommergibili da guerra, la Fincantieri. Un passaggio, dalla Difesa all'industria bellica, avvenuto quando ancora non era deciso il suo rinvio a giudizio. Chi lo ha designato, e lui stesso, probabilmente, faceva affidamento sulla consolidata "impunità" di quanto avviene dentro i poligoni militari della Sardegna. Questa volta, però, non hanno fatto i conti con Giuseppe Pintori, il Giudice che lo ha rinviato a giudizio, insieme ad altri quattro graduati. Tra loro anche Domenico Rossi, già sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito, consigliere dell'attuale Ministro della Difesa Guido Crosetto nonostante un passato da sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni e una disastrosa partecipazione alle primarie del Pd per il Sindaco di Roma, appena mille voti. Ne risponderanno, Graziano e Rossi, insieme a Danilo Errico, Giuseppe Vallotto e Sandro Sandroni, tutte stellette di rango. “
Nonostante l’entusiasmo fiducioso dell’amico e collega Mauro Pili, ma proprio grazie a ciò che è capitato a Quirra e al fatto che abbiamo visto andare assolti quei graduati imputati praticamente per gli stessi reati di questi potentissimi generali, noi ci teniamo “bassi” nelle nostre previsioni, sperando davvero e con tutto il cuore di venir smentiti.

Barbara Fois

Approfondimenti
https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/29/salto-di-quirra-la-magistratura-apre-uninchiesta-sullimpatto-della-base-militare/89135/
http://www.tottusinpari.it/2019/06/06/linferno-in-paradiso-il-processo-infinito-a-lanusei-sui-veleni-di-quirra/
http://www.qualeformaggio.it/italia/22336-quirra-richiesti-appena-30-anni-di-reclusione-per-gli-otto-comandanti-del-poligono/
https://ilgiornaledellambiente.it/veleni-di-quirra-le-fasi-finali-del-processo-contro-la-base-militare/#:~:text=Il%20processo%20sui%20%E2%80%9CVeleni%20di%20Quirra%E2%80%9D&text=L'accusa%3A%20%E2%80%9Comissione%20dolosa,di%20protezione%20durante%20le%20attivit%C3%A0.https://ilgiornaledellambiente.it/veleni-di-quirra-le-fasi-finali-del-processo-contro-la-base-militare/#:~:text=Il%20processo%20sui%20%E2%80%9CVeleni%20di%20Quirra%E2%80%9D&text=L'accusa%3A%20%E2%80%9Comissione%20dolosa,di%20protezione%20durante%20le%20attivit%C3%A0.
http://www.tottusinpari.it/2019/06/06/linferno-in-paradiso-il-processo-infinito-a-lanusei-sui-veleni-di-quirra/
https://www.fivedabliu.it/2021/11/10/processo-per-i-veleni-del-poligono-di-quirra-tutti-assolti/
https://ilgiornaledellambiente.it/veleni-di-quirra-le-fasi-finali-del-processo-contro-la-base-militare/#:~:text=Il%20processo%20sui%20%E2%80%9CVeleni%20di%20Quirra%E2%80%9D&text=L'accusa%3A%20%E2%80%9Comissione%20dolosa,di%20protezione%20durante%20le%20attivit%C3%A0
http://www.qualeformaggio.it/resistenza-casearia/attualita/641-gli-esami-sullagnello-deforme-a-quirra-si-uso-uranio-impoverito/
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/disastro-ambientale-tremano-i-vertici-della-difesa-mmujy6xh
I siti dei poligoni:
https://it.wikipedia.org/wiki/Capo_Frasca
https://it.wikipedia.org/wiki/Capo_Teulada
https://it.wikipedia.org/wiki/Quirra
https://it.wikipedia.org/wiki/Poligono_sperimentale_e_di_addestramento_interforze_di_Salto_di_Quirra

Questo articolo parla di:

12 novembre 2024
19 novembre 2024
9 novembre 2024
archiviato sotto: