Il rapporto Inail sul primo trimestre del 2022 registra un trend di decessi per incidenti sul lavoro vertiginosamente in aumento: siamo arrivati quasi a 200 (189), mentre si raggiunge il +50 per cento sulle denunce di incidenti di qualsiasi gravità. E se si includono le vittime non assicurate, si arriva a più di 400. E meno male che ieri, 28 aprile, si celebrava la “Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro”, e infatti – come da copione – la giornata si è aperta con il decesso di un operaio di 39 anni a Roma, precipitato nel vano di un ascensore in manutenzione, proprio all’interno del palazzo della Farnesina, sede del ministero degli Esteri. Come non bastasse, poco dopo è morto un operaio nel piacentino, anche se non è chiaro se per un malore, o schiacciato dal pesante frigorifero accanto al quale l’hanno trovato.
Quattro morti in più rispetto ai 185 registrati nello stesso periodo del 2021 e 23 in più rispetto ai 166 del primo trimestre del 2020. Il quadro è ancora più tragico se si guarda al monitoraggio dell’Osservatorio nazionale morti sul lavoro, secondo il quale le morti bianche dal 1° gennaio 2022 sono 411: un numero più «reale», perché comprende anche i decessi di coloro non assicurati all’Inail e quindi rimasti fuori dal conteggio dell’Istituto. Ma da cosa dipendono tutte queste “morti bianche”?
C’è da considerare che “…la crescente precarizzazione costringe molti lavoratori a cambiare spesso mansione, contesto lavorativo e procedure, esponendoli a maggiori rischi. Spesso, inoltre, le mansioni più pericolose sono affidate a cooperative di servizi, con personale mal retribuito, poco formato, assunto con contratti di breve durata, costretto ad operare con ritmi e carichi di lavoro inadeguati, in una combinazione rovinosa che potenzia il rischio di errori fatali.” Come scrive giustamente l’Avvenire e così prosegue “La nostra coscienza è interpellata anche da quanti sono impegnati in lavori irregolari o svolti in condizioni non dignitose, a causa di sfruttamento, discriminazioni, caporalato, mancati diritti, ineguaglianze. Il grido di questi nuovi poveri sale da un ampio scenario di umanità dove sussiste una violenza di natura economica, psicologica e fisica in cui le vittime sono soprattutto gli immigrati, lavoratori invisibili e privi di tutele, e le donne, ostaggi di un sistema che disincentiva la maternità e “punisce” la gravidanza col licenziamento. È ancora insufficiente e inadeguata la promozione della donna nell’ambito professionale.”
Eh già, perché non basta che l’articolo 1 della nostra Costituzione, sia continuamente ignorato o disatteso :” L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”. Non solo non c’è lavoro, ma quel poco che c’è è precario, pericoloso e poco tutelato. Se non fosse tragico sarebbe da ridere: ma di quale paese si sta parlando, nel Sacro Testo? Non certo di quello in cui viviamo noi, in cui non c’è che lavoro provvisorio, in cui i giovani scappano via, quando non muoiono sul posto di lavoro e in cui nessuno di noi conta un accidenti, ma siamo tutti in ostaggio di una oligarchia di politici che si sono blindati e di cui non riusciamo a liberarci, sempre sotto il ricatto “se noi perdiamo le elezioni vincono gli altri e allora son dolori”. Ma dolori per chi??? Ma svegliamoci!! La realtà è che non si distinguono gli uni dagli altri, ormai. Ognuno pensa a sé e del paese non gliene può fregare di meno. Scandali, corruzione, collusione con la criminalità organizzata, concorsi e appalti inquinati, comprati e venduti come fossero noccioline. Gentaglia che si approfitta di tutto e lucra su tutto, perfino sulla salute, sulla buona fede, sulla vita delle persone. Altro che problemi di lavoro…
“La situazione in Europa non è tanto più confortante. Secondo l’ultimo report dell’Eurostat, che si riferisce ai numeri del 2019, nei 27 Paesi dell’Unione Europea i casi di infortunio sul lavoro sono stati 3.1 milioni, di cui 3408 fatali: un aumento, rispetto all’anno precedente, dello 0,5 per cento degli incidenti di qualsiasi gravità e uno del 2,3 per cento di quelli mortali. In numeri assoluti, l’Italia è al secondo posto con 491 morti bianche, preceduta solo dalle 803 della Francia. Tra i grandi Paesi, anche la Germania e la Spagna registrano cifre simili: rispettivamente, 416 e 347. Considerando invece i numeri in rapporto alla popolazione occupata, la media comunitaria è di 1.7 incidenti mortali ogni 100mila lavoratori, con la Francia che ne registra più del doppio (3.5), seguita da Bulgaria, Lussemburgo, Lituania e Romania. L’Italia è al 12° posto con 2.1 morti bianche, comunque sopra la media europea, mentre la Germania, nonostante gli alti numeri assoluti, è in realtà 25esima, con un indice dello 0.8.”
Il Primo maggio è la festa del Lavoro, ma in questo momento non riesco a trovare un solo motivo per festeggiarla. Forse lo faranno i ragazzi al concertone a Roma, cercando ancora di trovare qualcosa che ci accomuni, che ci faccia sentire parti di un tutto. Mah… forse ancora la musica è capace di farlo, non so…
Buon primo maggio a tutte e tutti
Barbara Fois
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/dal-dramma-delle-morti-sul-lavoro-alla-cultura-della-cura