Rapidamente il clima di degrado politico e culturale del Paese, il suo scivolamento verso forme di neofascismo, sta mostrando il suo lato più violento e pericoloso. Partiamo da tre episodi di questa settimana, a mo’ di esempio: il primo è l’incendio della libreria antifascista “La pecora Elettrica”.
Dal 2014 ad oggi - come scrive sul Manifesto dello scorso giugno Giansandro Merli, in occasione dell’aggressione fascista ai ragazzi del Cinema America - ci sono state in Italia 187 aggressioni squadriste :” Nella mappa in costante aggiornamento realizzata dal progetto Infoantifa Ecn sono stati raccolti e classificati 187 episodi di violenza compiuti da estremisti di destra.. Ben 58, quasi uno su tre, si sono verificati negli ultimi 18 mesi: uno ogni dieci giorni. Gli episodi sono di natura diversa e vanno dalle minacce verbali alle aggressioni fisiche, dagli attentati incendiari a spazi sociali alle bombe carta contro centri di accoglienza, dalle violenze sessuali agli omicidi. […]La mappa riconduce 22 episodi a Forza Nuova e 70 a Casapound. Proprio il partito collegato alla casa editrice Altaforte con cui il «ministro che reprime la violenza» ha recentemente pubblicato il libro-intervista Secondo Matteo.”
Siccome nessuno li ferma, gli episodi di squadrismo fascista continuano: è solo di qualche giorno fa, come dicevamo, il rogo della caffetteria-libreria antifascista “Pecora elettrica”. La cosa incredibile è che è la seconda volta di fila che accade: la prima volta l’hanno bruciata il 25 aprile scorso (una data a caso!) e i proprietari ci hanno messo più di 6 mesi per ristrutturarla e ricomprare i libri e adesso, a pochi giorni dall’inaugurazione, viene di nuovo bruciata. Non può essere un caso e nemmeno convince l’ipotesi degli inquirenti che addossano la colpa ai pusher del quartiere e allo spaccio di droga, che verrebbe “disturbato” dalla presenza di quello che è diventato un polo di attrazione per i giovani del quartiere Centocelle. Un posto in cui riunirsi, discutere, leggere, fra persone di diverse etnie, orientamento sessuale, fede religiosa, convinzioni politiche. Una piccola repubblica democratica delle idee, insomma. Una cosa che fa paura – noi crediamo – non tanto ai pusher, che potrebbero anche spostarsi, quanto alla bestia squadrista violenta, ottusa e ignorante, che non tollera tutto ciò che non capisce: praticamente l’Universo mondo..
E non è nemmeno un caso che questi fatti si moltiplichino proprio ora che la destra è in crescita.
Ed è inutile che qualcuno dica che il fascismo è finito e non è il caso di ritirarlo fuori, come uno spauracchio. E guarda caso sono quelli di destra a dirlo! Ma il fascismo non è affatto sparito, purtroppo. Anzi, continua ad imperversare e proprio con le modalità antisemite, razziste e xenofobe che lo hanno contraddistinto fin dalle origini.
E siamo al secondo caso: è di questi giorni la notizia schok dell’attribuzione di una scorta alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, per le minacce di morte che giornalmente riceve. Che vergogna!! Che schifo!! E Salvini cosa dice? che le minacce alla Signora Segre non sono più di quelle che riceve lui ogni giorno. Ma come osa?? Cosa gli fa credere di potersi paragonare a una testimone così straordinaria? Cosa c’è nel suo passato, nel suo vissuto che può essere di insegnamento agli altri? Lo sappiamo bene che ormai il narcisismo gli ha dato alla testa e che è in uno stato di autocelebrazione selvaggia, che gli impedisce di vedere la realtà, ma quelli che lo votano?! Ma come deve essere il suo elettorato, se lo ha scelto come modello e guida? Fa paura solo pensarci.
Tutto il mondo politico – a parte FI, la Lega e FdI – ha espresso sdegno e solidarietà alla senatrice, ma è comunque poca cosa rispetto all’enormità di una simile circostanza.
Del resto come primo atto legislativo da senatrice aveva proposto l'istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, che non fu votata dai tre partiti di destra. La Signora Segre disse presentando i compiti e le finalità della commissione «Tale Commissione potrà svolgere una funzione importante: è un segnale che come classe politica rivolgiamo al Paese, di moralità, ma anche di attenzione democratica verso fenomeni che rischiano di degenerare. Istituire questa Commissione, però, è anche l'occasione per colmare una «lacuna» - e qui uso le virgolette con proprietà di causa - perché si tratta di dare un senso più compiuto alla già citata decisione europea»
Per le sue posizioni e il suo impegno fu a suo tempo anche ferocemente attaccata dall’allora ministro Salvini. Ed è sinceramente pietosa e patetica l’uscita della Meloni che oggi sostiene che le minacce alla Signora Segre vengano dagli integralisti islamici! E come no: è noto in Italia e all’estero che sono loro che vanno a disegnare svastiche sulle tombe dei cimiteri ebraici! Ma per favore! Non sono cose su cui si può scherzare queste.
Su 776 bambini italiani deportati ad Auschwitz sono tornati a casa in 25 e uno di questi bambini è Liliana Segre. In quel lager è morto suo padre e i suoi nonni, la mamma l’aveva persa quando era piccolissima. Una vita dura e difficile la sua, piena di orrori indicibili e di grandi sacrifici ed è ovvio che lei non abbia paura di un pugno di vigliacchi che nascondono il loro odio e la loro pochezza dietro l’anonimato. Ma siamo noi che dobbiamo aver paura e non solo per lei, ma per tutti noi, per il nostro paese (in piena fase di analfabetismo di ritorno) che va rieducato, che ha perso le ragioni fondamentali del vivere insieme, che non riconosce più ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, che ha scordato cos’è il rispetto, la democrazia, la libertà di opinione, la tolleranza, il diritto alla diversità.
Guardo sul monitor quel bel viso vecchio e pieno di saggezza e di dignità e sento un dolore rabbioso, uno scoramento infinito, una indicibile pena per il nostro fallimento. Sì, perché se Liliana Segre deve essere scortata dai carabinieri, la democrazia di questo paese, la sinistra, noi tutti abbiamo irrimediabilmente, vergognosamente fallito.
«La politica che investe nell’odio è sempre una medaglia a due facce che incendia anche gli animi di chi vive con rabbia e disperazione il disagio dovuto alla crisi e questo è pericoloso. A me hanno insegnato che chi salva una vita salva il mondo intero, l’accoglienza rende più saggia e umana la nostra società», così ha detto nel suo discorso di insediamento in Senato, facendo infuriare la destra becera e ottusa. E fascista. Altro che il fascismo non c’è più! Chiedetelo - e siamo al terzo strike - al sindaco di Predappio, che ha negato il contributo agli studenti in viaggio ad Auschwitz. Il sindaco, tale Roberto Canali, eletto coi voti della destra la primavera scorsa, sostiene che un viaggio al lager nazista sia “di parte”! Ma che significa questa espressione? Lo spiega lo stesso Roberto Canali, il sindaco del paese di Mussolini “ Questo treno va in un’unica direzione, cioè solo verso Auschwitz…quando saranno organizzati treni anche per il muro di Berlino o le Foibe o i gulag, allora la nostra amministrazione contribuirà all’iniziativa. Io dico che la storia va conosciuta tutta, a 360 gradi, e non solo quella di parte: bisogna sapere anche cosa ha fatto il comunismo per 50 anni. Ci sono associazioni che strumentalizzano le tragedie per ragioni di parte".
Chiosa Massimo Gramellini in un divertente articolo sul Corriere della Sera.” Il Treno della Memoria nei suoi pensieri all’incontrario va. Altrimenti, sostiene lui, farebbe sosta anche davanti alle foibe e ai gulag. Nessuno ha avuto il coraggio di avvertirlo che il convoglio non si ferma neppure sui campi di battaglia di Attila e Gengis Khan. E che qualcuno, forse un macchinista amico della Boldrini, ha deciso di saltare la fermata di Canne per non irritare i nipotini scafisti di Annibale. Il sindaco di Predappio ha un pensiero fisso. Talmente fisso da fargli dimenticare che l’ultimo a esporsi su certe questioni dovrebbe essere il primo cittadino di un paese che ha dato i natali all’alleato di Hitler. Questo pensiero è: non esiste memoria condivisa e persino lo sterminio di sei milioni di ebrei appartiene alla storia di una fazione anziché a quella di tutti, come invece molti di noi si ostinano a considerare ovvio.”
A condanna dell’ assurda e delirante scelta del sindaco di Predappio, la Regione Emilia-Romagna assume una ferma posizione "In un Paese - scrivono il presidente Stefano Bonaccini e la numero uno del Consiglio regionale Simonetta Saliera - dove la senatrice Segre è costretta a muoversi sotto scorta a causa delle minacce ricevute e un sindaco, a Predappio, nega i fondi per il viaggio della memoria …vogliamo dare un segnale forte e chiaro, con un obiettivo solo: far partire ancora più studenti, ragazzi e ragazze". I due ricordano che la Regione ha approvato "una legge sulla Memoria del Novecento e negli ultimi cinque anni la Regione ha quintuplicato i fondi (oltre 500mila euro nel 2019) proprio per i viaggi della memoria nei campi dello sterminio nazista, nei luoghi dell’orrore delle foibe e della pulizia etnica nei Balcani, perché i ragazzi coltivino il senso della storia diventando portatori di valori – pace, democrazia, contrasto a odio, razzismo e xenofobia – che non possono né potranno mai essere cancellati dall’ignoranza o dal rancore politico".
Quello che mi chiedo è: ma perché nessuno della destra organizza viaggi verso le foibe o verso i gulag? Ora possono farlo: sdoganò le Foibe il buon Fini quando era al governo. Hanno dedicato loro perfino un giorno! Dunque c’è da chiedere al sindaco di Predappio: perché non lo organizza lei un bel viaggio della memoria alle Foibe? Il fatto è che la sua posizione è soltanto ed evidentemente una miserabile scusa per boicottare il viaggio ad Auschwitz, in realtà non gliene importa niente dei poveri morti delle Foibe, lui e i suoi compari sono buoni solo a riempirsi la bocca della più furbastra, becera e volgare retorica.
Oppure sanno che le Foibe le hanno create proprio i fascisti per ammazzarci gli Sloveni. Scrive in proposito su “Il Fatto quotidiano” Franz Baraggino “ Non ho mai letto sui libri di testo, a scuola, dei lager fascisti nell’attuale Croazia. Non sapevo che l’Italia fascista contasse più campi di concentramento della stessa Germania nazista, ignoravo che nel campo di Rab, in Croazia (dove sono morti migliaia di Sloveni, in gran parte deportati dai rastrellamenti di Ljubljana) la mortalità quotidiana superasse quella di Dachau (dove trovò la morte il fratello di mio nonno). Oggi lo so, ma non ho mai assistito alla celebrazione di quel ricordo, di quelle persone, all’ammissione di quelle colpe. Come ricordare in modo maturo e sereno le vittime delle foibe? Come non dire che quel naturale fenomeno carsico – una grotta verticale – venne utilizzato dagli stessi fascisti, che per primi lo utilizzarono nei territori di Istria e Dalmazia per uccidere e occultare corpi, dedicando alla foiba addirittura una canzone dove questa compare come musa ispiratrice? Come ritrovare un equilibrio nella memoria che rispetti i corpi di Basovizza e tutti gli altri, se tuttora vengono USATI per dei distinguo che, a oltre settant’anni da quei giorni, dovrebbero essere messi da parte per restituire a questo Paese e a quelle terre la verità storica che meritano”.
Per saperne di più sulla reale qualità del colonialismo italiano, basta del resto leggere Italiani brava gente? di Angelo Del Boca, uno dei massimi esperti del settore, che ha fornito una immagine ben diversa da quella mite e bonaria che si credeva.
Ma adesso come arginare i rigurgiti fascisti? Intanto applicando finalmente con rigore la legge contro l’apologia di fascismo, che troppo spesso, anzi quasi sempre viene opportunamente “dimenticata” da chi dovrebbe farla rispettare. Quindi a Predappio non vengano più tollerati raduni nostalgici con cori di vecchie canzoni fasciste e saluti romani, vengano puniti severamente quanti si macchiano di questo reato, che non va più sottovalutato. Non sono tempi in cui si possa essere tolleranti.
Esiste una legge su questo argomento: è la cosiddetta Legge Scelba n.645 del 1952, una disposizione transitoria e finale della nostra Costituzione, ritoccata poi nel 1975. Oltre che dalla Legge Scelba, la materia è regolata anche dalla Legge Mancino del 1993, che all’articolo 2 punisce “chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali” di organizzazioni, associazioni o movimenti “aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Come si vede le occasioni non mancherebbero per applicare la legge sull’apologia del fascismo, ma chissà come c’è una sorta di atteggiamento fatalistico, un continuo sottovalutare la situazione - che somiglia molto a un non esporsi mai, ma tirare a campare e affidarsi al fato - ignorandone gli effetti devastanti.
Questa classe politica è davvero la più miserabile che ci poteva capitare: dilettanti allo sbaraglio, mentre la destra fa prove tecniche di eversione. Certo, non è una novità: a tentarsi golpe, come spesso abbiamo ricordato, ci hanno provato tante volte, ma stavolta è diverso: gli elettori danno loro credito (chissà mai perché! Forse per punire una sinistra divisa, gaglioffa, cialtrona?) e i fascisti ormai esibiscono le loro inclinazioni politiche con una protervia incredibile. Ha ragione Michela Murgia quando scrive, nel suo pamphlet “Istruzioni per diventare fascisti”: “Viviamo tempi in cui i fascisti non si nascondono più. Votano. Si candidano. Vengono eletti. Ti mostrano il braccio teso. Tanto, se è per commemorazione, anche la Cassazione dice che si può fare, e li assolve. Parlano dei tempi in cui c’era Lui, anche se sono nati nel 1994. Per un sacco di tempo, i giornali in Italia questi fascisti li hanno chiamati ‘nostalgici’, cioè gente dal cuore tenero con lo sguardo rivolto al passato. Perché forse, non so, chiamarli fascisti sembrava inelegante, pareva brutto. Dice ‘raduno di nostalgici’. Nostalgici di che? Di che cos’è che hanno nostalgia? Nostalgici del fascio, quindi fascisti”.
E per tutti questi nostalgici pericolosamente si avvicina il centesimo anniversario della marcia su Roma, compiuta il 28 ottobre del 1922.
E stavolta grazie alla legge sulla legittima difesa (che il PD non ha chiesto di abrogare) questi nuovi squadristi sono anche tutti armati! Ma, cari amici e compagni, ci vogliamo fare un pensierino? Che altro ci vuole per scuoterci da questa letale apatia?
Barbara Fois
Il testo della legge sull’apologia di fascismo potete vederla qui.