Redde rationem

di Barbara Fois - Liberacittadinanza.it - 19/03/2022
Siamo prossimi alla resa dei conti della guerra in Ucraina. Ragioniamoci insieme, a margine degli ultimi avvenimenti

Non so voi, ma io detesto quelli che discutono e pontificano sulla pelle degli altri, che dicono cosa devono fare gli ucraini per far finire la guerra e che si chiedono perchè non si arrendono e la fanno finita. Ma dico: come si fa a dire una cosa simile? Questi signori che parlano dal comodo divano di casa propria o peggio: vengono pagati per dare la propria opinione (ma chi se frega, santo cielo!) spesso basata su niente, nella più crassa disinformazione, in tolk affollati di ospiti a pagamento, questa gente, insomma, che si chiede se è giusto armare gli aggrediti, perchè si rischia una guerra mondiale (come se non ci fossimo già dentro e fino al collo!!) e se non sarebbe meglio che si arrendessero, vorrei sapere se questi sproloquianti seriali, si sono chiesti che accadrebbe a chi si arrende? Non sanno che perderebbero tutto, che sarebbero esposti a ogni violenza, a ogni rivalsa, a torture, spoliazioni, incarceramenti, in assenza di qualsiasi garanzia democratica e tutela della libertà?

Noi sappiamo bene che sparirebbero nel buio e nel silenzio dell’informazione, senza diritti, senza alcuna assistenza, soli e senza più niente, come succede sempre ai dissidenti in Russia. Ma scherziamo?? Ma chi di noi lo farebbe? Ma non preferiremmo tutti morire con le armi in pugno, battendoci per ciò che è nostro, per la nostra vita e dignità, pittosto che vivere come schiavi sotto il tallone di chi ci ha preso tutto? E lasciamo perdere la retorica patriottica, la conta degli amici e i patetismi: parlo di cose vere, reali, parlo di cibo, di una casa, un futuro per i figli, la possibilità di una vita normale, in pace e sicurezza.

E allora che possiamo fare per aiutare chi è stato invaso, bombardato, ucciso, senza alcun motivo e senza alcuna colpa? Possiamo davvero infilarci in aut aut in cui vince solo il prepotente? E infine possiamo lasciare che sia proprio Putin a dettare i termini e le modalità degli accordi? Direi che di lui non c’è proprio da fidarsi, basta leggere i 15 punti della sua offerta di accordo: più che altro sembra la proposta di una resa senza condizioni. E a questo punto la domanda è: che ne sarà dell’Ucraina, chi la ricostruirà, se perde? Ma soprattutto che ne vuole fare Putin, sempre che riesca a vincere?

Qualunque sia il suo obiettivo, di errori al momento ne ha già fatti tanti: pensava di conquistare l’Ucraina in un paio di giorni, il bullo russo, con armi vecchie e datate, con un esercito di ragazzini di leva e senza alcuna preparazione e consapevolezza. Aveva sottovalutato la resistenza degli Ucraini e lo sdegno del mondo libero. Non pensava che gli sarebbero piovute addosso tante sanzioni, che i suoi soldi sarebbero diventati carta straccia, che i suoi atleti sarebbero stati espulsi da tutte le competizioni mondiali. Pensava che delle sue trame espansionistiche nessuno se ne sarebbe accorto o che, al limite, l’Occidente e l’Europa si sarebbero limitati a fare solo deboli proteste. Ma così non è stato. E fra gli errori di valutazione, c’è, evidentemente, anche quello di non considerare che conquistare una terra è una cosa, mantenere la conquista è un’altra. Come faranno i russi se mai vinceranno, a mantenere la loro conquista in una terra che hanno massacrato e dove la gente li odia e certamente farà della guerriglia urbana il suo modo di vendicarsi?

Mi viene in mente – sarà una deformazione professionale – la situazione che si creò in Terrasanta dopo la prima Crociata: i “Franchi” – come ci chiamavano i musulmani – cioè i Crociati, arrivarono e distrussero tutto (ma và?!). Conquistarono il Santo Sepolcro, è vero, ma poi non riuscirono a mantenere nessuna delle conquiste fatte: le città ricche e fiorenti prima del loro arrivo, erano state ridotte a dei mucchi di macerie, disabitate e vuote e il territorio intorno era ormai terra di nessuno, visto che non c’era più nessuna autorità superiore che lo governasse, e dove imperversavano bande di disperati, briganti e tagliagole, in cui si erano trasformati i vecchi abitanti, ma anche le truppe mercenarie al soldo degli occidentali e che non erano state sufficientemente pagate. In questo caos i nuovi abitanti, venuti dall’Europa con i Crociati per colonizzare quei territori, non potevano nemmeno spostarsi da una città all’altra, se non con delle scorte armate. Fu ben presto chiaro che i costi per mantenere quella conquista erano cento volte superiori ai guadagni e piano piano la gente tornò indietro, a casa propria. I Crociati persero anche il Santo Sepolcro, che non furono mai più in grado di riconquistare. Vi pare un esempio calzante?

Mentre scrivo, sul mio schermo si succedono le immagini dell’evento organizzato da Putin questa sera, per festeggiare l’annessione della Crimea nel 2014, in uno stadio pieno di gente, di bandiere e di musica. E in questa atmosfera festosa (mentre in Ucraina la gente continua a morire sotto le sue bombe) lui cita la Bibbia “Non c’è niente di più sacro di rischiare la propria vita per gli amici”, è per questo che loro sarebbero andati lì, a salvare gli abitanti della Crimea dal genocidio. Qualsiasi commento è pleonastico, anche se sarebbe gratificante corredarlo di qualche insulto. Ma servirebbe?

Cerchiamo invece di capire il significato di questa ulteriore dimostrazione di forza. Putin sta rispondendo agli insulti, cercando di impaurire l’Occidente e dopo aver usato Ramzan Kadyrov, il macellaio ceceno, come spauracchio, come castigamatti, ora Putin vuol far vedere che lui è tranquillo, che il consenso dei russi nei suoi confronti è altissimo, e che lui riuscirà a ottenere tutto quello che vuole. A questa immagine – che ricorda le adunate fasciste e naziste – ha aggiunto il solito corredo di fake news, menzogne e bugie, tanto sa bene che quel pubblico festante non sa niente di quello che realmente accade, anche ai loro fratelli mandati al fronte a morire, senza sapere perché e per chi. Ma che ne sarà dei russi dopo che questa guerra sarà finita? Quando sapranno quello che è succeso davvero, quello che le loro truppe hanno fatto in Ucraina e del disprezzo del mondo nei loro confronti?

Forse può illudere quella gente portata allo stadio coi pullman, forse può far credere loro di essere ancora forte e potente – ed infatti questa esibizione è dedicata al pubblico intermo – ma certamente non può pensare che caschiamo anche noi in questa mossa propagandistica, così prevedibile e puerile. L’avvelenatore di mutande, come lo chiama con scherno Navalny, non incanta nessuno qui da noi. E se dietro a lui non ci fosse la Cina, che ancora non ha deciso se mollarlo o no, per una serie di ragioni, sarebbe davvero finito. Perché, comunque vadano le cose, Putin ha perso.

Barbara Fois

 https://edition.cnn.com/2022/03/17/business/china-russia-sanctions-friction-intl-hnk/index.html

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