Trentadue anni da Capaci: 1992- 2024

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 23/05/2024
E’ imprescindibile e indispensabile non dimenticare mai

Sono trentadue anni da quel pomeriggio terribile, quando una edizione straordinaria del telegiornale riversò nelle nostre case l’onda d’urto di una esplosione, di cui ancora sentiamo l’eco dentro di noi. Quella rabbia, quel dolore che ci invase davanti alle immagini di quella auto disintegrata, sono sentimenti forti che non si placheranno mai, finchè anche l’ultimo mafioso non sarà arrestato e messo dietro le sbarre per sempre. Finchè non avremo cacciato dal governo dello Stato tutti i corrotti, i collusi, i bugiardi, gli imbroglioni, i ladri, quelli che con la loro mancanza di moralità rendono possibile il sopravvivere e l’arricchirsi della criminalità organizzata. Tutta quella gente, apparentemente per bene, a cui era affidato lo Stato e che invece ha portato alla strage di Capaci prima e a via D’Amelio poi, è ancora al potere, non illudiamoci che non sia così.

Il 12 gennaio 1992, in una trasmissione televisiva su RaiTre, a seguito di una domanda posta da una persona del pubblico, Falcone affermò, in riferimento all'attentato dell’Addaura che aveva subito 3 anni prima: «Questo è il paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode, la colpa è la tua che non l'hai fatta esplodere.»

Bisogna che anche i più giovani riconoscano e sappiano cos’è questo cancro schifoso che mangia il nostro paese e uccide le persone migliori che cercano di proteggerlo e di cambiarlo.

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Più di trent’anni sono passati, ma non si vede nessun cambiamento sostanziale nella nostra classe politica. Nella sua etica, nel senso della moralità, nel rispetto per gli altri. Piuttosto è sensibile un decadimento diffuso dei costumi, un rafforzamento dell’avidità e dell’egoistico familismo amorale.

Libera Cittadinanza ricorda con dolore il sacrificio di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e di quello dei tre uomini della scorta: Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo.

E plaude all’iniziativa della famiglia Falcone di ricordare anche i morti sul lavoro.

 

Barbara Fois

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