“La morale, l’onestà, la giustizia, la legalità sono come la fede. E bisogna presentare la difesa dell’uomo come si presenta la preghiera. Tu devi adorare Dio, ma se adori Dio, devi venerare anche l’uomo. E l’uomo lo veneri nelle stesse forme. Bisogna intervenire ogni qualvolta c’è l’abuso di umanità. Quando fai del male all’uomo vuol dire che offendi i comandamenti”. Racconta così la predicazione di don Peppe Diana il suo padre spirituale, mons. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, uno tra quelli che non hanno mai avuto dubbi sul perché il parroco di Casal di Principe sia stato ucciso. Andavano insieme nelle scuole a parlare con gli studenti della necessità di lottare contro la camorra, ed il vescovo è sempre stato tra coloro che lo hanno difeso nelle occasioni in cui è stato calunniato, compreso il vergognoso intervento nell’aula del Tribunale dell’avvocato e parlamentare Gaetano Pecorella che difendendo i mandanti dell’omicidio ripropose voce e chiacchiere sul sacerdote, ingiuriose quanto del tutto false.
“Perché dovrebbero fare santo don Diana?”, ha chiesto Repubblica a mons. Nogaro qualche anno fa. “Perché è morto da martire. Il martire un tempo era sempre considerato santo. Anche se era un povero uomo. Per principio era così. Noi dovremmo ripartire da questo. Don Diana era un sacerdote che ha sempre testimoniato la sua coerenza nella fede e nell´uomo e ha pagato con la vita l’amore per il suo popolo. I santi sono proprio questi”.
“Quando ho letto le parole dell´onorevole Gaetano Pecorella, ho rivissuto i momenti difficili degli anni passati. Ho visto tante volte i familiari soffrire per le calunnie che venivano lanciate nei confronti di don Diana. E ho rivissuto alcuni momenti del processo per la morte del sacerdote di Casal di Principe, quando fui citato come teste e interrogato proprio dall´avvocato Pecorella. Si rivolgeva a me con mille insinuazioni. Rimasi mortificato.
Mi pareva impossibile che nei tribunali si giungesse a formulare insinuazioni così cattive nei confronti delle persone. Diceva di tutto su don Diana. Mi chiese espressamente se conoscevo le donne di don Diana. ‘I preti non vanno con le donne’, gli risposi. Poi mi chiese delle armi. E allora scattai in piedi accusando di viltà gli organi di Stato che mettevano in giro voci del genere. Mi sentii umiliato. Scattai in piedi per ben due volte. Mi trattava come se fossi il complice di un criminale”.
Don Peppe, dalle parole di Nogaro, emerge come un sacerdote innamorato del Vangelo, che si prende cura del popolo che gli è affidato, fino a diventare voce dei senza voce, testimone di una denuncia irrinunciabile contro la dittatura armata della camorra. Il documento del Natale 1991, ‘Per amore del mio popolo’, è un grido di dolore e al tempo stesso un richiamo alla responsabilità dei credenti. Da quel momento don Peppe Diana diventa un punto di riferimento, “capace di testimoniare l’altra Parola” come dice don Luigi Ciotti. Il 19 marzo del 1994 cinque colpi di pistola tentano di mettere a tacere per sempre questa voce scomoda, che invece continua ancora oggi a indicare la strada del cambiamento.
E dalla testimonianza del vescovo emerito di Caserta scaturisce in definitiva l’Opera rock della cantautrice per la Pace Agnese Ginocchio, dedicata a don Peppe Diana, “Martire per la Libertà e Testimone di Pace”, per il trentesimo anniversario. Un Poema d’amore nel segno della memoria e dell’impegno.
La prima parte del brano è stata composta per il decimo anniversario (anno 2004, quando una parte fu presentata, eseguita con voce e chitarra, durante la veglia nel decimo anniversario a Casal di Principe). Ora l’Opera rock è stata completata e pubblicata per il trentesimo anniversario (19 Marzo anno 2024).Arrangiamento (chitarre, tammorra e strumenti dal vivo) con gli arrangiamenti del Maestro Niki Saggiomo di Napoli.
Un’ “Opera rock “ per don Diana che si sviluppa su tre ritmi.
Sulle note lente della chitarra, parte l’introduzione del brano, inizia con una parte del messaggio di Don Peppe Diana tratto dal documento “Per Amore del mio popolo” diffuso nel Natale dell’anno 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da Don Peppe Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe.
“Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra. Coscienti che dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco da ogni ambiguo compromesso. Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno”, afferma convinta la cantautrice e attivista di pace Agnese Ginocchio.
Quindi la seconda parte: prima della strofa, si ripete lo stesso ritmo anche nella seconda parte della seconda strofa. Sulle note incalzanti, impetuose e ritmate della tammorra, la voce recita un messaggio confuso che evoca alla guerra, al crimine, alla malavita, alla morte, che aizza a colpire il proprio fratello e a compiere ogni sorte di male nel nome del potere. Con questo messaggio, che si contrappone al messaggio iniziale e a quello che segue della strofa, l’autrice del brano spiega il volto del camorrista che vive in uno stato d’animo confuso, di irrequietezza, uno stato di guerra e di morte interiore. L’uomo che sceglie nel suo libero arbitrio, di seguire questa strada, che si rende protagonista di azioni vili, che sceglie di perseguire la strada della violenza, del crimine, dell’omertà e dell’indifferenza, l’uomo che estorce, ricatta, usura in cambio di profitti, diventa strumento del male, infrangendo il disegno del creatore, che invece è quello di essere costruttore e creatore e artigiano di Pace.
Ricollegandosi al passo del Vangelo Secondo Marco (8:36-37) che recita: “Che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo se poi perde la propria anima?”. Il ritmo impetuoso si ferma, inizia la melodia vera e propria del brano. Il testo che si ascolta si contrappone alle parole precedenti diventando segno di contraddizione e messaggio di Pace, che richiama i passaggi salienti del documento di don Peppe Diana. L’azione contraria al male è l’azione di Pace che si applica con la pratica dei valori fondanti della Nonviolenza, il perdono, la riconciliazione; l’anima della Nonviolenza è l’Amore.
Segno di contraddizione e di condanna per chi invece pratica e impone spietatamente la violenza.
La melodia e l’arrangiamento è un continuo crescendo e culmina nell’accensione del finale, apice di tutto il documento “Per Amore del mio popolo” con la frase “Ama il prossimo!” e i due incisi: “Come te stesso!” e “AMA!”
Poiché solo nell’amare non si può che desiderare il bene dell’altro, e se si ama non si può ferire il prossimo, non si può desiderare il male, non si può uccidere il proprio fratello.
“Amerai il prossimo tuo come te stesso”(Mc 12,29-31) . Non c’è altro comandamento più importante di questo, ricorda Gesù profeta di Pace. “La Pace, la Giustizia, la Libertà sono contrari a ogni forma di violenza e di guerra”.
Con questa frase che dà il titolo a questo Poema d’Amore, l’autrice intende ricordare e rendere omaggio a questo grande Testimone di Pace e Martire per la Libertà, la Giustizia e la Verità, nel trentesimo anniversario del suo martirio.
La cantautrice Agnese Ginocchi ha voluto ringraziare il prof. Emilio Diana, fratello di don Peppe, “per averci accompagnati nel giorno del Venerdì Santo (anno 2024) sul luogo del giaciglio terreno di don Peppe, dove sull’altare è stato deposto il testo di questo brano e dove è stata portata ed accesa la ‘Fiaccola della Pace’ in memoria di Don Peppe e a seguire sul luogo dove è stata eretta la statua inaugurata per il trentesimo anniversario. Nello stesso giorno la “Bandiera della Nonviolenza” è stata portata e deposta sul luogo del Martirio, presso la Sagrestia della Chiesa di S. Nicola, dove è esposto anche il documento originale “Per Amore del mio Popolo”.
Agnese Ginocchio ringrazia inoltre le “Scuole di Pace” (aderenti alla mobilitazione della Fiaccola della Pace) IC “M. De Mare” di San Cipriano D’Aversa (Preside Antonella Cerrito), IC “Garibaldi” di Castel Volturno (Preside Elisabetta Corvino), ICAS “Francolise” (IC “Carinola-Falciano”, Preside Giuseppina Zannini) e altre scuole (leggere didascalia nei titoli di coda del video) per la realizzazione di alcune scene inserite nel video.
Nelle scene che compongono il video compare anche mons. Raffaele Nogaro. Infine alcune scene tratte dalle ultime manifestazioni delle Fiaccola della Pace, dove è stato messo a dimora l’Albero della Pace dedicato anche a don Diana per il trentesimo anniversario.
Laura Tussi
Il documento scritto e distribuito il giorno di Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della foranìa di Casal di Principe,
“PER AMORE DEL MIO POPOLO non tacerò”
Il documento diffuso a natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe
Siamo preoccupati
Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.
Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”.
Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che é la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.
La Camorra
La Camorra oggi é una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di
diventare componente endemica nella società campana.
I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.
Precise responsabilità politiche
E’ oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli. La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche é caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.
La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale. L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.
Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.
Impegno dei cristiani
Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno.
Dio ci chiama ad essere profeti.
– Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);
– Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);
– Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);
– Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)
Coscienti che “il nostro aiuto é nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che é la fonte della nostra Speranza.
NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO
Appello
Le nostre Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe.
Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle
occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;
Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e
dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).
Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno.
29 giugno 1992, Solennità dei SS. Pietro e Paolo.
Forania di Casal di Principe
(Parrocchie: San Nicola di Bari, S.S. Salvatore, Spirito Santo – Casal di Principe.
Santa Croce e M.S.S. Annunziata – San Cipriano d’Aversa, Santa Croce – Casapesenna
M. S.S. Assunta – Villa Literno, M.S.S. Assunta – Villa di Briano, SANTUARIO DI M.SS. DI BRIANO)
Nella foto qui sotto: Agnese Ginocchio con mons. Raffaele Nogaro
Sitografia per approfondire:
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Bibliografia essenziale:
-Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Resistenza e nonviolenza creativa, Mimesis Edizioni.
-Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altri