Il 20 e 21 settembre prossimi saremo chiamati ad esercitare il ruolo di “riformatori Costituzionali”, dovendoci esprimere con un si o con un no, su una legge di riforma costituzionale che prevede una drastica “sforbiciata” al numero dei rappresentanti in parlamento, sia alla Camera che al Senato, un vero e proprio “taglio del parlamento”, più che dei parlamentari.
E meno male che c’è la possibilità di ricorrere al referendum verrebbe da dire perché, sull’altare delle convenienze di partito e delle alleanze di governo, si rischia di sacrificare la rappresentanza, una delle architravi della nostra Costituzione, senza che si metta in atto alcun contrappeso o aggiustamento.
Dicevamo della legge da votare: una legge che è stata votata in parlamento in modo apparentemente plebiscitario (solo 14 voti contrari) in quanto frutto di baratti, di accordi di governo, di un seguire strumentale il vento sovranista.
Perché apparentemente plebiscitaria? Si fa sempre più evidente, giorno dopo giorno, che il fronte del SI’ non è poi così compatto, anzi comincia a sgretolarsi: la base PD (e anche parecchi quadri intermedi) sono per il NO, grandi associazioni democratiche come l’ANPI e l’ARCI si sono schierate apertamente per il NO e anche la CGIL, pur senza dare indicazioni di voto, è chiaramente orientata in tal senso. Tra le file del centrodestra il fronte è tutt’altro che unito dalla Lega (divisa) a Forza Italia (per il NO) allo stesso M5S, dove ormai serpeggia sempre più una netta contrarietà alla “riforma”.
Tutto cio’ è la cartina di tornasole dello spirito tornacontista e degli accordi, più o meno inconfessabili, che hanno determinato la presa di posizione delle segreterie di partito per il SI (ricordiamo che il PD votò contro la legge per ben tre volte, prima di accordarsi con i 5S). Come vedete, c’è chi baratta la Costituzione con la real politik e gli accordi di governo!
Le ragioni del NO, a nostro avviso (ma senza tema di smentite) sono più probanti, ragionate e numerose di quelle del fronte avverso.Ma per spiegarle e motivarle, è più che sufficiente analizzare le poche ragioni del SI e contrapporre le nostre controdeduzioni.
1) Il “risparmio”. Quello che era l’argomento principale, se non l’unico, man mano che passano giorni, è relegato, dagli stessi sostenitori del SI’ sempre più in secondo piano. Perché? Intanto perché è arcinoto che il risparmio è risibile: secondo Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio Nazionale sui Conti Pubblici, esso ammonterebbe a poco più di 50 mln di euro (lo 0.007 del bilancio dello Stato) equivalente al costo di un caffè all’anno per cittadino! Proviamo a rapportarlo al deficit economico dell’Italia, che supererà quest’anno i cento miliardi di euro, e degli aiuti che l’UE dovrebbe destinare all’Italia, circa 200 mld, per renderci conto della irrilevanza di questo risparmio! Inoltre, vale la pena ricordare che un risparmio ben maggiore si otterrebbe decurtando, se non dimezzando gli emolumenti parlamentari, riducendo o azzerando i loro benefit e privilegi e infine, non ultimo per importanza, riducendo le spese militari specie quelle relative agli aerei da guerra F35, tutte promesse la cui realizzazione stiamo ancora aspettando
2) Migliorare il ceto politico, la cosiddetta “casta”.
Questo è un’argomento tirato in ballo anche da autorevoli esponenti del fronte del SI (politici, giornalisti, militanti): la riduzione della quantità dei parlamentari determinerebbe un miglioramento della loro qualità e un ridimensionamento dei poteri della casta. Anzi in questi giorni questo è l’argomento principe: vuoi liberarti di loro? In prima pagina i vari Razzi, Scilipoti, Sgarbi, Cirino Pomicino, perfino il galeotto Formigoni (non candidabile) che con il SI sparirebbero improvvisamente! Ma per quale magico e inverosimile motivo una riduzione della quantità si dovrebbe trasformare in un miglioramento della qualità non è dato sapere. Semmai è il contrario: diminuendo i posti a disposizione la famigerata Casta (che beninteso sono le segreterie di partito, non i marginali “peones” che verrebbero tagliati!) salverebbe proprio loro: gli asserviti, gli yesmen, i ricattabili. Per quale motivo dovrebbero essere prescelti i più competenti, i più onesti, i più attivi e disinteressati? Non sarà che invece, come dico io, “la Casta più la accorci e più Casta diventa?”
3) Non si capisce come poi, addirittura (è stato detto anche questo!) con la vittoria del SI si avrebbe il “riscatto dei poveri e degli emarginati” E’ chiaro che aumentando il rapporto tra cittadini e rappresentanti la distanza (non solo fisica) tra di essi aumenterà, sarà necessario conseguire un numero di voti molto maggiore, i collegi saranno molto più ampi,le risorse per la campagna elettorale appannaggio di pochi “eletti” (scusate il gioco di parole).Il numero ridotto dei parlamentari porterebbe le forze presenti in parlamento a non più di 4-5. Non credete che a soffrire sarebbero principalmente i piccoli partiti, i movimenti, le periferie? A chi dovrebbero affidarsi i cittadini per intraprendere battaglie contro i poteri forti, le grandi opere, le devastazioni ambientali? Il tutto in presenza di una
4) Legge elettorale (è questo è l’ultimo degli argomenti che analizzeremo) infame, figlia legittima di altre leggi elettorali (Porcellum, Italicum, Rosatellum) infami anch’esse, tutte con altissimi profili di incostituzionalità (riconosciuti sempre troppo tardi) che hanno scippato gli elettori del diritto, sancito dalla Costituzione (art.49) di scegliere i propri rappresentanti! Vi diranno che, anche qui magicamente, la vittoria dei SI darebbe il la a un percorso virtuoso di riforme, prima tra tutte quella elettorale, in cui i cittadini avranno finalmente l’ultima parola..Niente di più falso! La legge è già pronta,il “Brescellum”, in Commissione Affari Costituzionali, e non prevede affatto né la rimozione delle liste bloccate con la reintroduzione delle preferenze, né l’abolizione delle pluricandidature e prevede uno sbarramento alto (al 5%)che lascerà larghi strati della popolazione privi di rappresentanza. Ricordate, dietro l’angolo non c’è nulla di buono, anzi, tutt’altro! Ci sono invece altre piacevolezze come l’introduzione del vincolo mandato, l’autonomia differenziata e altri colpi mortali al nostro assetto democratico.
In conclusione: il nostro invito non è tanto quello della propaganda, “Vota NO” e basta: è un invito a informarsi, ad approfondire, a riflettere. E successivamente votare. Perchè questa è la scommessa: trasformare un voto “sentito”, (di pancia o d’istinto) in un voto “ragionato”.
Anche stavolta, usiamo il cervello e votiamo NO.