Antifascismo e anticomunismo, l’identità perduta

di Corrado Fois - Liberacittadinanza.it - 17/02/2021
Questa  Repubblica non è stata fondata dai  codardi e non saranno certo i vili a mantenerla viva ” Elmer Davis

Umberto Franchi pone, sul sito, una questione dirimente sulla quale è necessario intrattenersi. ( U.Franchi – antifascismo e anticomunismo- la falsità del pensiero liberale- 16 Febbraio ) . Mi permetto di affiancare alla sua riflessione, che invito a leggere , una personale perché il suo contributo a mio avviso fa emergere l’ aspetto cruciale che vedo alla base di molte questioni , anche legate alle scelte in corso.

I politici, con le proposte dibattute in consiglio, a Genova come altrove, dimostrano di aver dimenticato il fattore coibente che la comunità si è data nella sua forma di Stato e di aver smarrito il valore su cui essa si basa perché la Repubblica italiana nasce dall’antifascismo.

Il valore complessivo di uno Stato non si misura guardando i comportamenti delle singole persone che la compongono. Magari.. vorrebbe dire aver raggiunto, Tutti, la maturazione culturale e sociale necessaria per l’anarchia. Nella forma democratica, definizione che da sempre considero ambigua, la misura è espressa dai comportamenti dei politici eletti, dalle giunte comunali fino al parlamento. Essi sono infatti, per dettato costituzionale, deputati a rappresentare esigenze ed appunto valori dei Cittadini. In altre parole il loro ruolo è comprendere ed intermediare le istanze della comunità.

Non so in nome di quale richiesta popolare i politici in questione abbiano compiuto le scelte che Umberto segnala. Dubito che si siano consultati con i loro concittadini. Non è costume del politico medio italiota dialogare con la comunità che lo esprime e lo paga. Troppa autoreferenzialità, troppo ingiustificato dirigismo. Inoltre l’equiparazione tra fascismo e comunismo che lor signori propongono – non è la prima volta - è subdola ideologicamente quanto fattualmente manipolatoria perché esprime una evidente asimmetria coniugando due forme profondamente diverse.

Il fascismo rappresenta una forma di governo nazionale , dunque un’esperienza storica collettiva, che ha condotto l’Italia alla guerra, ha affossato la crescita della coscienza sociale ed ha praticato una sfacciata politica razziale oltre ad aver gestito in modo sgangherato la quotidianità di un Paese complesso. Il comunismo è invece una proposta politica alternativa e se, nel corso del tempo, ha governato pezzi del Paese ciò è avvenuto grazie a successi elettorali guadagnati con la capacità di mobilitazione e confermati da una decente gestione della cosa pubblica. Se qualcuno può arrogarsi il diritto di sviluppare una struttura valoriale fondata sull’anticomunismo è la Russia che lo ha vissuto come esperienza storica collettiva. L’asimmetria di cui parlavo è appunto in questa sintesi: da una parte abbiamo un governo imposto da un colpo di stato, finanziato dal capitalismo locale e dalle potenze imperialiste e subìto da Tutti. Dall’altra un blocco politico affermatosi parzialmente attraverso un libero confronto. Non sono paragonabili oggettivamente.

Ma vi è di peggio oltre all’incongruenza storica di questa evidente stronzata, ed è appunto la perdita del combinato, identitario e valoriale, repubblicano.

Il fatto del comune di Genova dove, come riporta Umberto, l’ordine del giorno è stato votato da tutti i consiglieri con l’astensione del PD non mi stupisce. La cosiddetta sinistra, inclusiva e dunque incoerente, sintetizzata nel Partito Democratico ha smarrito da tempo il senso di una scelta di campo, per non dire di classe. Prima rinunciando alla qualificazione del suo nome , quel ds ..della sinistra.. che aveva ai suoi esordi, poi imbottendosi di ex democristiani, formati in un’altro e diverso quadro valoriale ed infine oggi impaginando illusorie compagini con una forza politica che rifugge per statuto ogni scelta di posizione Né destra, né centro, né sinistra diceva Grillo. Dunque .. cosa? Un sarchiapone.

Rispetto alla proposta portata a Genova dalla destra Il PD si è astenuto, il che implica che ha accolto la proposta. Astenersi vuol dire non contrastare quella evidente manipolazione della storia. Bisognava esprimersi con un netto NO già alla proposizione dell’ordine del giorno. Anche perché c’è ben di peggio in quell’ordine del giorno. Umberto ci segnala che esso  chiede un’”anagrafe antifascista ed anticomunista”. Ma dico, stiamo scherzando? Ma diamine siamo arrivati, alla schedatura preventiva! Perché non un’anagrafe per i gay, gli ebrei, i miopi ed i giocatori di bingo? Ma di che cazzo stanno parlando questi quattro imbecilli? Con tutta la mia radicata faziosità non accetterei una anagrafe per i fascisti . Da socialista, da uomo libero e se mi si consente da persona intelligente troveri una proposta del genere scandalosa quando non antirepubblicana. Figurarsi questo guazzabuglio da vecchi centristi, da maggioranza silenziosa.

L’epifenomeno simbolizza sempre una più significativa ragione interna. Le scelte sono frutto di un calcolo preciso. Che poi il PD locale si sia scusato conta come un rutto in un bombardamento. La verità è che la sinistra è ormai immersa fino al naso nella perdita dell’identità repubblicana. E questa perdita non è più parte di un problema articolato, essa è diventata il problema centrale. Il male assoluto.

Malcom X diceva non puoi odiare le radici di un albero senza odiare l’albero, parafraso : non puoi rinunciare alle radici antifasciste della Repubblica italiana senza rinunciare alla stessa Repubblica.

Questo è stato votato a Genova con l’astensione del PD. Poche balle. Il fatto che sia accaduto in una città simbolo della rivoluzione antifascista e della guerra civile è altamente politico. A Bari sarebbe stato grave. A Genova è di più .. è emblematico. Non è certo un caso.

La perdita dell’identità a sinistra è sancita da cose precise: primo, la rinuncia al socialismo di cui non vi è alcuna traccia nelle dichiarazioni programmatiche del PD. Secondo, la prosecuzione di schemi inclusivi volti a mettere su grasso e peso elettorale rinunciando ai muscoli ed alla progettualità distintiva. Terzo, la trasformazione di una circostanza eccezionale in un laboratorio politico. Come se il governo attuale che unisce tutto e tutti in nome della emergenza tratteggiasse un futuro di continui mischiamenti. Quarto , la mancanza di ogni contrappeso al sistema attuale lasciando ancora una volta inascoltato il disagio sociale e la diseguaglianza.

Siamo di fronte ad un collasso valoriale. Siamo di fronte ad una vera sconfitta. Perché in queste condizioni, anche se vincesse le future elezioni la sinistra avrebbe comunque perso.

A vincere sarebbe solo l’ennesimo compromesso.

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