Metto in forma di pezzullo aperto ciò che ho messo in disqus – che ahimé usiamo poco nel sito – in risposta ad uno stimolo, sintetico ma efficace, del Cittadino D’Antonio. Di quel corollario amplio un pochino il portato.
Ho scritto così. Avere trasformato l'antifascismo per sua natura divisivo ( altrimenti che anti sarebbe? ) in ecumenico ed inclusivo è stato un grave errore. Così come grave è stato l’errore di permettere l’archiviazione del fascismo tra le discipline politiche estinte.
Il fascismo consiste nella trasformazione della dottrina sociale aperta ( metabolismo sociale, pari opportunità per tutti ) in una disciplina nazionalista, nasconde il conflitto tra classi in una sorta di frammentazione per corporazioni, reprime la libertà di comportamento individuale esercitata nel rispetto delle leggi, redigendo codici morali centralizzati e leggi limitative fino all'invasione nella privacy. Se lo si guarda per com'è, non nella sua caricatura di orbace divise e puttanate patriottiche, si può cogliere come dalla Russia di Putin passando per Israele per giungere alle dinamiche della destra repubblicana americana, esso sia assolutamente contemporaneo.
Chi - nella cosiddetta sinistra - ha sepolto il socialismo è ben favorevole a questa narrata estinzione della destra fasciobigotta, salvo poi riesumarla per facile retorica. Una narrazione che nasconde la colpa di scelte politiche da dilettanti allo sbaraglio attuate dalla dirigenza dell’allora PDS dentro la sciocchezza del tramonto delle ideologie.
In realtà non si tratta – nel caso del fascismo come del socialismo, suo unico vero antagonista - né di ideologie né di liturgie, ma di strategie di classe e conseguenti comportamenti politici.
Il socialismo è una prassi politica – con obiettivi e regole precise - antagonista al capitalismo, così come il fascismo o ciò che ne ha preso il posto è prassi di supporto al capitalismo. Ungheria, Polonia, i Baltici e gli Scandinavi, oggi l'Italia e forse domani la Spagna sono avviate su quel percorso conservativo che ripristina il primato dello stato etico, razziale ed etnico, dunque reazionario.
Poche balle, Cittadini, essere antifascisti implica essere anticapitalisti, se no si è solo e genericamente anti autoritari, per la serie voglio fare quello che mi pare. Più o meno come Berlusconi.
Aggiungo a ciò che ho scritto una breve riflessione.
Il processo di trasformazione della Repubblica da sistema di Stato complessivamente fondato sui Cittadini ad apparato di Stato fondato sulle autocrazie diseguali si va compiendo.
L’estraneazione dei Cittadini dalla vita politica è condizione centrale perché la trasformazione autoritaria si possa compiere. Questo allontanamento è stato realizzato nel tempo in due modi precisi, che rammento.
Il primo: la distruzione delle strutture aperte di partito – sezioni e rappresentanze – rendendole insignificanti nel dibattito politico. Un limite voluto che non si sana coi gazebo. Questi sono solo apparenza. Votare non è che una parte terminale dei processi di partecipazione, non certifica assolutamente la vitalità democratica. Si vota in Iran, si vota in Russia. Sono invece proprio i processi partecipativi, l’ascolto, la presenza nei luoghi dove la contraddizione di classe o la limitazione delle libertà soggettive si manifesta, che distinguono una prassi vitale.
Il secondo strumento di estraneazione si è realizzato con la moralizzazione e la beatificazione dell’anti politica. Una gravissima manipolazione congiunta tra salotti chic ed informazione di massa è stata attuata. Una cosa è accusare i partiti, le loro segreterie, di aver trasformato il Parlamento in hotel per fedeli alla linea altra cosa diversa, di tutt’altra natura è accusare in modo qualunquistico la politica come insieme.
E’ proprio nel qualunquismo anti politico che nasce l’ammirazione per l’uomo solo al comando, il capitano, il padre nobile, il decisionista .. insomma l’insieme di tutte quelle cazzate personalistiche e mitizzanti che servono a rendere verticale il potere.
Il fascismo, sia in senso stretto che figurato, nasce esattamente su questo humus. E non è cosa morta del 900 - Mussolini, Petain, Franco e chi diamine vogliamo citare - ma è presente. Lo vediamo vivo nella logica attuale delle autocrazie e delle oligarchie. Così come lievita nelle fragili democrazie incompiute, come la nostra. Dove, lo dico per inciso, il tema non è solo cosa dica la Meloni, ma che, con quello che dice e come lo dice, prenda il 30% nei sondaggi.
L’attualità dell’antifascismo è in questo: vedere con chiarezza come stanno trasformando la Repubblica, da noi ed altrove e contrastarlo fattualmente come fanno i Cittadini d’Israele o d’Iran o di Francia. Le celebrazioni ecumeniche ne depotenziano il portato politico e servono, forse, solo alla memoria degli anziani.
Di certo si fanno in modo che esse non insegnino alle nuove generazioni quanto la partita sia ancora in corso e come metta in gioco la loro futura libertà soggettiva. E di certo non ricordano – a tutti noi - che non si guarda solo la parte finale di un processo, cioè la forma di governo, ma si devono cogliere le radici.
Quelle del fascismo e simili sono profondamente innestate nel sistema capitalista, dunque perfettamente contemporanee.