In Italia, negli ultimi dieci anni, si è parlato del Congo due volte : la prima per via della Ministro Cecile Kyenge , la seconda per l’omicidio del diplomatico Attanasio.
Decisamente poca attenzione verso un Paese grande come due terzi dell’Europa, ricco di ogni risorsa possibile, impelagato in un ‘orrenda guerra civile che ha fatto centinaia di migliaia di morti. Ma così è fatta la nostra informazione di massa : ore di servizi sul mal di pancia di Mrs. Meghan Markle, niente sulle convulsioni di un intero continente alle prese con il neo colonialismo.
Il Congo è ancora schiacciato nella morsa della violenza per ragioni interne etero dirette. Come probabilmente sappiamo nelle sue miniere si scava il cobalto, materiale indispensabile per il funzionamento delle batterie elettriche. Quelle che muovono le nostre macchinine ecologiche ed antinquinamento, che renderanno respiro all’ambiente. Strada giusta, si .. quanto percorsa male.
Per renderle competitive ed abbordabili, per favorirne la diffusione di massa si deve tenere il prezzo finale contenuto. Nella logica capitalista tesa a garantire plusvalore su tutto, dai vaccini all’ecologia, bisogna che ogni componente sia di basso costo già alla base. Per capire la semplicità del meccanismo gestionale immaginiamo il gioco del lego. Ogni mattoncino ( materia prima, costo dell’energia, costo del lavoro ) è un componente del prodotto finale e se ognuno di questi viene gestito in modo da garantire un profitto proprio, anche minimo, l’intero insieme assemblato sarà redditizio . Ci sono alcuni mattoncini incomprimibili in tempi rapidi, ad esempio il costo dell’energia ( peraltro in questo settore il sistema sta lavorando ad un nuovo ciclo di produzione tutto da esplorare ) , oppure che producono conflittualità sociale interna ai Paesi industriali , come il costo del lavoro. Dunque si deve comprimerne altri. In questo caso i materiali o minerali base.
Ed è qui che nasce il secondo colonialismo. Per questa semplice ragione: mantenere basso il costo delle materie prime e tutelare l’origine del profitto industriale. Scaricando sul Terzo Mondo la contraddizione, come si fa abitualmente con la spazzatura inquinante.
Usciti dal governo diretto dei Paesi dove il materiale di base trova origine, si rientra comprando i governi locali ed alimentando all’interno degli stessi le guerre civili che poi , grazie ad un’accorta gestione della comunicazione di massa, si nascondono o si ignorano. Finché si può.
L’omicidio del diplomatico italiano Attanasio ha aperto per un attimo uno spiraglio, nell’ informazione di massa, sul Congo. Solo per un attimo, giusto il tempo del funerale evento topico per l’audience. In qualche riga si è perfino discusso di cosa succede in quello sfortunato Paese. Subito dopo un velo ha ricoperto la terribile situazione locale.
Poco si è detto dell’omicidio del Giudice congolese che stava seguendo il caso Attanasio.
Sappiamo che , come riporta La Stampa Il magistrato William Assani, stava tornando da una riunione nell'ambito dell'inchiesta sulla sicurezza dell'area e in particolare sull'omicidio dell'ambasciatore italiano e dei suoi due accompagnatori. Il suo omicidio, di stampo mafioso e dunque intrinsecamente capitalista, rende evidente quanto di torbido era intuibile in quello strano conflitto a fuoco tra Rangers e terroristi .. definiti così nella versione ufficiale.
Per intuirne almeno il profilo guardiamo per un attimo la situazione interna del Congo, oggi.
Il cobalto viene estratto in miniere in cui nessuna sicurezza è nemmeno ipotizzata. Manco un cantiere periferico affidato a lavoratori rumeni super sfruttati è così rischioso. Vi lavorano prevalentemente bambini. Il materiale umano più presente in Africa, il meno tutelabile, il meno cosciente. La miseria estrema porta a scelte estreme. Meglio mangiare e non chiedersi come. La stessa ragione che porta le milizie locali a reclutare bambini per trasformarli in soldati e le famiglie ad essere talvolta complici di questo orribile impiego. Certamente alcuni vengono rapiti, ma la prevalenza è cessione dietro compenso. Una devastazione morale che Nelson Mandela descriveva come peggiore dello sfruttamento diretto, perché rende purtroppo tutti complici. E’ la fame.
In quelle miniere il costo lavoro è infinitesimale, rende il primo mattoncino lego del processo produttivo a bassissimo impatto. Basta risolvere due questioni pratiche : avere le concessioni minerarie, e per questo si paga il ministro di turno, e condizionare le scelte complessive del governo intomorendolo, e per questo esistono le milizie armate. Entrambe gli strumenti, corruzione e minaccia, sono gestiti dalle multinazionali tramite intermediari a contratto.
E’ possibile che Attanasio, uomo per bene, abbia scoperto qualcosa di evidente ed intendesse divulgarlo, oppure che qualcuno abbia intercettato qualche sua frase in tal senso ed abbia ipotizzato che l’avesse scoperto. Poco conta in quel far south. Basta l’ipotesi per decidere di farlo sparire. E’ possibile che il Giudice Assani abbia compreso una parte delle ragioni di quello scontro a fuoco evidentemente manipolato, o che qualcuno abbia ancora una volta ipotizzato che potesse scoprirlo. Ed anche lui è stato eliminato. I due eventi terribili sono chiaramente collegati.
Ma di quest’ultimo evento, che illumina il primo, si è detto poco. Certamente non abbastanza. Ancora una volta buona parte della pubblica opinione è tenuta all’oscuro. In questo modo, cancellandone le tracce col silenzio, il caso Attanasio , come molti altri prima, verrà presto dimenticato ricoprendolo di varia e diversa informazione. Tutto si spegnerà di nuovo ed il Congo tornerà nel buio. Sta già accadendo.
Gli striscioni gialli che vedono scritto verità per Giulio Regeni sono giusti. Lo sarebbero altrettanto degli striscioni con scritto verità per Attanasio o per Calipari.
Chi ricorda oggi Nicola Calipari? Pochi. Mi si consenta un veloce memo, apparentemente fuori tema. Calipari era un agente segreto ed un funzionario di Stato. Un uomo coraggioso, un esperto, forse il migliore tra tutti gli agenti internazionali presenti in Iraq. Sapeva come trattare con le varie fazioni, conosceva perfettamente meccanismi e ragioni di quella gestione americana. Aveva chiaro il quadro ed esprimeva una voce dissenziente evidenziando le inevitabili conseguenze di tale cinica gestione. Fu il responsabile diretto della liberazione di Giuliana Sgrena, giornalista de Il Manifesto che coraggiosamente indagava sulle faccende economico politiche legate alla guerra in Iraq ed alla successiva ricostruzione. Un affare di valore gigantesco, in cui sguazzano le milizie dei contractor, cioè mercenari, assoldati dalle multinazionali. Ad un posto di blocco americano un colpo, ufficialmente partito per sbaglio, centra in pieno Calipari e lo uccide. Mai pallottola tirata per sbaglio fu più ben diretta. Quasi che alla fine fosse lui l’obiettivo di tutta quella strana vicenda. Non lo sapremo mai.
La storia delle pallottole è sempre interessante. Esse sembrano dotate di una sorta di personalità propria. Kennedy fu ucciso da una sola pallottola, secondo il giudice Warren. Una sola pallottola, sparata da un fuciletto, come il Carcano mod 1891, che ferisce più persone, entra ed esce da corpi ed infine con un mezzo giro su se stessa sfonda il cranio del Presidente. O come le decine di pallottole che entrano a mitraglia nell’auto di Moro. Uccidono la scorta e nemmeno feriscono il Presidente. Pallottole , come dire?, magiche.
Così come quella di Calipari che lo centra in pieno nel buio della notte. Se non fossi stato illuminato dalla versione ufficiale, così convincente, dello sparo casuale, avrei pensato ad un tiratore scelto. Uno sniper paziente e professionale ( erano in decine in Iraq ) appostato nell’ombra con mirino notturno che, grazie ai lunghi ed inutili controlli, ha tutto il tempo per prendere bene la mira e sparare un facile e diretto colpo unico. Mah!
A suo tempo si è discusso, ed a lungo, sulle responsabilità del Governo locale americano. Facile bersaglio anche questo. Non si è invece indagato quanto dovuto sui contractors e sui loro mandanti. Sugli interessi nella ricostruzione. Sulla sfacciata gestione delle fasi post belliche in quel Medio Oriente da sempre vittima del colonialismo.
Iraq come il Congo. Predare ed eliminare. Regole semplici.
Il conflitto a fuoco in cui il Dott. Attanasio viene ucciso appare da subito una maldestra manipolazione. La prima domanda non deve essere , come sempre , chi ma perché. Solo le ragioni spiegano i mandanti, che poi a sparare sia stato un povero africano che tiene famiglia è secondario.
Il coltan ..il cobalto viene usato per le batterie dicevamo. E’ più duraturo del litio, più efficiente. Da vita alle costose Tesla od ai tablet, alle batterie eterne come quelle gelosamente chiuse nei nuovi smartphone, negli e-phone. Sta alla base della ricchezza della Apple, che sostiene la diffusione dei social, che mantiene il circuito di Google. Le multinazionali dell’era tecnologica così ben intrecciate. Proprio quelle liberal e democratiche, che cacciano Trump, che costruiscono sedi verdi ed ecologiche, che finanziano opere pie. Che gestiscono l’intera comunicazione di massa.
Non sarebbe stato meglio per queste nuove strutture capitaliste, così political correct , per questi nuovi rampanti e giovani imprenditori gestire la filiera produttiva in modo da garantire lavoro, ricchezza e stabilità ai minatori congolesi? Non era più giusto dire meno cazzate filosofiche e presidiare l’estrazione in modo moderno ed equo?
Si.. però di certo una prassi giusta non avrebbe garantito la necessaria profittabilità del primo mattoncino lego. Come mi trovo spesso a dire il capitalismo non conosce valori, ma solo cartellini prezzo.
Il Congo non è solo un Paese tormentato, è un simbolo attuale.
Ci ricorda come il sistema capitalista , anche oggi nell’era della quarta rivoluzione industriale, sia in fondo ancora primitivo. Come ancora si basi sullo sfruttamento più becero, miope e sciocco della natura e dell’Uomo. E di come, ancora, si serva dei più poveri, degli emarginati per costruire e difendere le proprie fortune.
Nessun giovane per bene di Wall Street o di Cupertino si macchierebbe mai di simili atrocità. Figurarsi come stonerebbero con le camicie imbrattate di sangue in qualche cocktail party di beneficienza verso i bambini africani! Si limitano a non fare domande. Ci pensano altri a fare il lavoro sporco necessario per costruire il profitto delle loro imprese, o delle imprese che loro giocano in borsa. Hitler oggi sfoggia una nuova faccia. La diseguaglianza si basa sempre sul dolore..
Dal mio punto di vista la totale mancanza di una visione sistemica ed internazionalista è uno dei tanti mali che affligge la sinistra europea ed italiana, in particolare.
Che Zingaretti sbatta la porta di un partito senza più capo né coda dicendo che si bada solo alle poltrone è un gesto che presumo tanto sofferto quanto valuto riduttivo.
Se davvero vuole toccare una corda sensibile si chieda che diamine ha fatto il Partito per denunciare lo sfruttamento indecente di un intero mondo od almeno che ha fatto per mettere in luce i pochi eventi qui citati. Che ha fatto per Calipari ed Attansio, o per il povero Regeni finito suo malgrado in un caso ben più grande di come appare. A parte appendere striscioni non ha fatto niente.
E niente fa, od almeno dice, per tutelare i diritti del popolo Africano , né la e nemmeno qui, dove spinto dalla disperazione quel popolo stesso approda. Non ha fatto nulla. Come se non fosse un tema di pertinenza della, virgolette, sinistra. Od un tema che non riguardi l’Italia, come se tre quarti dei nostri confini non fossero fatti d’acqua, di mare, di viaggio.
Che nel PD – come ovunque senza alcuna valor distintivo - si discuta solo di poltrone è fin troppo ovvio. Che quella mescola di ex democristiani ex renziani ex scappati di casa sia esclusivamente preoccupata del dove poggiare il deretano mi appare una squallida ricaduta di un’altra mancanza ben più grave e da tempo evidente. La mancanza di coscienza sociale e di responsabilità politica. Zingaretti pare se ne sia accorto solo ora, ma questo è affar suo. E’ affare collettivo che molte migliaia di sostenitori e milioni di elettori se ne siano accorti tempo per tempo, andandosene via con meno rilievo mediatico, con più sostanza civica.
Ogni Cittadino conta più di chiunque altro, nella Repubblica. Anche se nessuno ormai l’ascolta.
Il Congo è sotto il tappeto di casa, dove l’abbiamo nascosto per non vederlo, per non sentirne l’odore. Il Congo, come simbolo intendo, dovrebbe agitare invece i nostri sonni.
Quando la situazione diverrà insostenibile quello che accade laggiù arriverà qui e pagheremo tutti per avere consentito , con il nostro silenzio, il profitto di pochi.
PS
Buona Festa della Donna. Nell’intero mondo, trasversalmente a fedi e culture ed etnie, tra gli sfruttati è la più sfruttata.