Il metodo Falcone

di Corrado Fois - Liberacittadinanza.it - 25/05/2022
Segui i soldi e troverai la mafia – Giovanni Falcone

A metà degli anni ottanta Giovanni Falcone aveva individuato e poi messo a punto un metodo efficace ed una via di analisi alternativa per scoprire come e dove si muovesse il crimine organizzato. Come intercettarne le attività, come colpire cosa nostra nel centro stesso dei suoi interessi.. nella sua stessa ragione sociale. Col suo lessico sempre diretto riassunse quella nuova via di indagine così : segui i soldi troverai la mafia.

Lo ha fatto , ed ha fatto assai di più del metterlo in pratica direttamente.. lo ha insegnato ad altri magistrati che ne hanno tratto ispirazione personale e formazione professionale . Lungo questa via si è inoltrato per anni , intercettando e descrivendo i percorsi sotterranei che seguiva il crimine. Ha certamente usato i pentiti, soprattutto per scardinare il mito dell’omertà e del silenzio su cui la mafia aveva costruito il suo potere di intimidazione ed il suo mito di imperscrutabilità. Ma l’arma più forte per combatterla è stato il suo metodo. Con l’indagine finanziaria ha dato i colpi necessari a mettere in ginocchio quell’organizzazione malavitosa chiamata cosa nostra che ha decapitato e completamente raso al suolo.

L’operato di Falcone e del suo team ha fatto nuova luce in un’epoca nella quale la magistratura – anche la più tenace - si muoveva a tentoni, ancora inseguendo un crimine per volta. Un criminale per volta. Ha insegnato come il concetto di mafia fosse arcaico e talvolta fuorviante perché da un lato faceva riferimento ad un passato superato dai tempi costruendo così un profilo malavitoso ormai inadeguato , e dall’altro portava a pensare ad una sorta di contro potere, ad uno stato nello stato, capace di costruire centri autonomi di governo. Come era stato fino al dopoguerra. Un modo di perimetrare il fenomeno malavitoso così lasco e generico da far comodo allo stesso crimine organizzato poiché in un qualche modo quella narrazione era capace di farlo apparire radicato nella cultura popolare, forte così tanto da superare il tempo, pervasivo .

Ci hanno pensato i soliti giornalisti di sistema a creare , con le loro minchiate cosmogoniche, questo mito mafia fornendo alla malavita una sorta di aura prestigiosa ed alternativa. Ora sappiamo come funziona realmente. Sappiamo che esistono diverse organizzazioni complesse, separate da interessi, talvolta in conflitto tra loro e talvolta in grado di creare trust capaci di collaborare, a livello mondiale, per il tempo necessario. E sappiamo che non esiste una morale di mafia, un codice etico e bubbole del genere. Esiste solo l’urgenza del denaro , lo sviluppo di una identità capitalista affermato attraverso l’omicidio degli scomodi, il terrorismo, la violenza ed il ricatto.

Falcone disarticola l’astrazione e va al centro del problema : l’intrinseca natura del crimine organizzato, qualunque nome di fantasia gli venga attribuito, è l’accumulo di denaro ed è dunque il denaro che va seguito nei suoi tortuosi movimenti, nel suo utilizzare prestanome, muoversi nelle strutture interne alla finanza legale come taluni fondi, per il reinvestimento dei capitali illeciti, gestire parti secondarie ma attive delle banche, inquinare la borsa. Falcone ha messo in agitazione le acque torbide del sistema finanziario internazionale. Per questo e per altro è stato ucciso. Come fu ucciso a suo tempo quello straordinario avvocato , rigoroso ed onesto , Giorgio Ambrosoli. Un uomo per bene chiamato ad indagare all’interno dell’immondizia del Banco Ambrosiano. Fu lui il primo a scoperchiare l’universo sotterraneo di relazioni finanziarie in grado di riciclare ed immettere nel circuito ufficiale i proventi del traffico di droga e di tutte le varie attività criminali.

Le celebrazioni di questi giorni possono anche andare bene, ricordano a tutti cos’è accaduto.. muovono i più giovani a sapere e capire. Purché non vengono utilizzate per mettere altri veli davanti agli occhi della gente. Non si può e non si deve ritornare al generico .. l’anti mafia etc … dimenticando il lavoro preciso e specifico che fece Falcone e la sua cosiddetta squadra fantasma che era in realtà un pool di esperti di banca e finanza alcuni dei quali operavano per conto del ministero del Tesoro. Funzionari di stato integerrimi e coraggiosi che si batterono, in ogni struttura finanziaria nella quale venivano inviati, per dare la caccia al movimento del denaro sporco. E grazie al loro lavoro se è nato l’anti riciclaggio moderno, capace di tracciare ogni movimento illecito.

Falcone ha insegnato a tutti come si sconfigge una moderna organizzazione malavitosa, indipendentemente dalla sua forza di intimidazione e di ricatto. Lo ha dimostrato facendo a pezzi cosa nostra. Hanno fatto a pezzi la sua scorta, la sua compagna e lui proprio per questo. Perché avevano perduto e giocavano l’ultima carta dei delinquenti: il terrore.

Da magistrato esperto e da uomo razionale sapeva di muoversi in un terreno minato. Era facile per l’organizzazione mafiosa corrompere il politicante compiacente, o farlo eleggere nei quadri opachi di qualche partito. Era possibile arrivare fino a qualche scrivania di giudice, o di ministro o di imprenditore. Lo sapeva perché di questo inquinamento è fatta la storia di ogni democrazia, dall’operato del sindaco di Chicago a quello di Palermo. Era perfettamente consapevole inoltre di come i servizi segreti di vari paesi utilizzassero il crimine organizzativo quale strumento di pressione politica. L’aveva visto in sudamerica, lo vedeva in Italia. La fine di Mattei insegnava come e dove poteva arrivare la forza corruttrice del denaro e gli interessi di varie potenze.

Si è mosso con la qualità umana che aveva, con la competenza che gli era propria. Come lui fece Paolo Borsellino che come lui fu ucciso dai colpi di coda del serpente. Entrambe sapevano di aver sconfitto una organizzazione .. e che un’altra sarebbe stata ricostruita in forme diverse. Lo sapevano perché questo insegna la storia, se solo ci ricordassimo di guardarla. Il crimine si ricostruisce in continuo perché parte integrante, anche se aberrante, dell’economia. Combatterlo non è fare una guerra straordinaria con un inizio ed una fine tra fanfare e sfilate . La guerra alla mafia su cui cincischiano le varie televisioni con le dirette dalla cerimonia, è una forma retorica. Combattere le organizzazioni criminali è un’attività ordinaria. Un attività costante, in ogni paese del mondo.

Infatti l’arricchimento con ogni mezzo è organico al sistema capitalista ed è , come diceva Keynes, il suo disvalore di fondo. Oggi è facile leggere titoli come quello dell’ultima ricerca OXFAM : nel 2000 i miliardari possedevano il 4,4% del Pil globale, adesso sono arrivati al 13,9%. Ma il fenomeno non è legato a chissà quale astratta ragione episodica .. il covid, la guerra.. è chiaramente il frutto dell’affermazione della logica capitalista, rafforzata dalla scomparsa dei movimenti di interdizione politica e di contrappeso sociale. E l’affermarsi di uno ed il perdere la posizione dell’altro che ha favorito il dilagare di quella forma precisa di imbarbarimento rappresentata dall’arricchimento abnorme e dalla sua corrompente ostentazione.

Disgiungere l’analisi del crimine organizzato dalla natura propria del sistema capitalista è come analizzare l’inquinamento del giardino di casa senza considerare l’ambiente nella sua interezza. E’ un esercizio inutile e riduttivo.

E’ importante ricordare sempre Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non solo perché sono stati uccisi mentre affermavano la forza della legalità, come fu per Rosario Livatino e per Rocco Chinnici. E’ importante ricordarli perché hanno tracciato una linea di demarcazione nella storia della lotta al crimine organizzato. Con il loro lavoro hanno mostrato due cose precise .. la prima è che queste organizzazioni sono organiche all’economia capitalista e si deve partire dalla finanza se le si vuole intercettare e smascherare, la seconda .. straordinaria .. e aver dimostrato che se la magistratura vuole davvero schiacciare queste organizzazioni può farlo.

Note a margine…

Tanti ragazzi in giro per Palermo colorati e con le facce fresche arrossate dal sole e dall’emozione. Ma anche tanta fuffa, tante facce da culo. I politici. Incredibile vedere queste mezze cartucce, rappresentanti di frattaglie di potere e di un’epoca al tramonto, fingere una commozione che non conoscono. Francamente un girotondo triste.

La Repubblica è il valore più alto che una comunità possa darsi, l’onestà e l’intelligenza le doti che alimentano la politica. In Italia non si può nemmeno fare un accostamento tra l’aspirazione e la realtà .. troppa distanza le separa. La politica è sprofondata in un baratro morale e si esibisce nei suoi balletti senza nemmeno più un’oncia di pudore. Metà di quelli che erano lì al memoriale avrebbero dovuto restarsene a casa. Zitti.

Intanto … con all’orizzonte le prossime elezioni .. i sondaggi ,che valgono quel che valgono, danno come primo partito Fratelli d’Italia della sora Giorgia, il PD è secondo e la lega di tutti perde consensi. Questo quadro elettorale , probabilmente veritiero conoscendo gli italiani, spiega un paio di cose dei due Matteo . Spiega perché uno ha perso la testa e va in giro starnazzando sciocchezze antiUE tirate fuori dall’armadio come faceva ai tempi belli del papeete .. creatura, non avendo un cervello usa la bocca. Spiega perché l’altro scivoli sempre più verso la destra alla ricerca di un pugno di consensi che gli salvino la baracca e quel barlume di esistenza che gli offre l’ andare in televisione..

Che cosucce meste. Che piccole miserie.

Di recente in televisione, sui giornali, nei discorsi tra amici si ricordava Berlinguer, il suo stile dimesso ed allo stesso tempo determinato, i suoi avversari, il suo tempo. Mi è venuta una sensazione di pena a rivedere quel nostro passato che allora ci pareva criticabile e che ora ci appare quasi un’epoca d’oro.

Nei filmati tirati fuori dalle cineteche Rai riguardavo il teatro della prima Repubblica che tanto mi faceva penare da appassionato dilettante della politica, da Cittadino. L’ho rivisitato quasi con simpatia quel tempo .. dopo tutto quello che ho visto nel teatro della politica degli ultimi vent’anni e che ancora subisco, addirittura peggiorato . Messi a paragone i due spettacoli mostrano distanze siderali come tra un coro greco ed una gara di rutti.

Qualcuno ricordava che al funerale di Enrico andò Giorgio Almirante, il segretario del MSI e che questi fu accolto con compostezza e con rigore dai commossi militanti del Partito. Era un omaggio tra avversari, dignitoso. Si erano incontrati solo un’altra volta, ai tempi del sequestro Moro per capire come potevano preservare la comunità da guai peggiori. Ci misero del loro, ci riuscirono. Anche questa era la prima Repubblica. Sono momenti e comportamenti oggi inimmaginabili.

Un’ultima nota a margine. Report cita misteriose fonti che dichiarano … forse c’era Stefano delle Chiaie a Capaci. Mah! Ho stima di Report, ma credo che calciare la palla in tribuna e sparare altri nomi e piste non aiuti a guardare ai fatti, ma solo a frugare nei sospetti. Le verità fattuali sono in fondo semplici . Giovanni Falcone toccò la finanza internazionale, laddove finiscono i miliardi dragati dalla criminalità organizzata. Toccò il nervo scoperto del capitalismo moderno che non guarda in faccia nessuno. E’ stato ucciso perché aveva trovato la via per fermare il flusso di denaro illecito. Chiunque sia stato l’assassino, a chiunque sia stata appaltata la strage , chiunque fosse li intorno era solo un cane alla catena...

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