La Cina? ..È vicina. Pregiudizi e conseguenze

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 29/05/2023
Capire la Cina non è soltanto impossibile. E’ inutile- Ennio Flaiano

Flaiano mi è sempre piaciuto molto. Fin da ragazzo. La sua battuta sul grande avvenire dietro le spalle - Gassman l’adottò come titolo dell’autobiografia che si/ci regalò- è forse la più vera considerazione che ogni sognatore ( persona con i piedi saldamente poggiati sulle nuvole, come lui diceva) deve far propria. Accettando l’inevitabile declino delle illusioni.

Ennio, dopo aver osservato da vicino quel mondo complesso che è la Cina, considerò realisticamente l’inutilità del provare a capirla. Ed aveva molta ragione. Si fa una fatica becca a decifrare la strategia cinese – mutevole, adattabile, lungimirante e dunque diversa dal pensiero occidentale - mentre ne appaiono chiare, a mio avviso, le conseguenze. Sono dunque abbastanza certo di non aver capito l’intrinseco, ma è possibile che abbia compreso qualcosa dell’evidente. Vedremo.

Nel primo pezzo ho provato, con un bel po' di fatica, a dare un taglio scenaristico. Rinnovo quanto detto: è bene imparare a leggere gli scenari, capire come sono fatti a che servono e quanto sono attendibili, perché il tempo complesso che viviamo richiede a chiunque maggiore sforzo e più intenso studio. Non per altro, giusto per evitare che tutti continuino a prenderci in giro.

Sugli scenari in geopolitica segnalo un paio di fonti potabili non troppo macchinose. Gianfranco Lizza Scenari geopolitici- Utet // Corrado Daclòn Scenari geopolitici per il millennio- Aracne ed. // ed ecco il link per alcune riviste del settore . https://www.ispionline.it/it https://www.limesonline.com/ https://www.geopolitica.info/ https://eastwest.eu/it/ presentano punti di vista differenti, ovviamente.

In questo secondo tempo del pezzullo raccolgo alcune considerazioni sulle conseguenze dell’azione cinese con le sue interessanti manovre e di come essa cozzi con un ben articolato sistema di pregiudizi occidentali. Sono considerazioni di altri, ben più compiuti, osservatori. Le ho scelte sulla base delle mie curiosità e le riporto a modo mio, tuttavia per essere utile proverò a mettere un po' di fonti qui e là, a disposizione di chi vuole. Parto subito con un paio di citazioni bibliografiche da fighetto. Sulla Cina in visione generale, oltre a Rampini che ne ha scritto molto, Kerry Brown China’s Dream // Kai Fu Lee Al Super powers. Partendo dai loro spunti di visione e da quello che ho letto qui e lì nasce il taglio del pezzullo.

Siamo prevenuti. Tutti. Nella visione negativa come in quella edulcorata siamo un pochino vittime dei nostri antichi pregiudizi. Qualcuno considera la Cina il male assoluto, altri cercano di scorgere nelle bandiere rosse tanto esposte da Xi, il segno di una continuità. Non c’è. Un po' come i vecchi comunisti che stanno con Putin perché russo. Dalla serie: care memorie. Toppano. Perché l’etnia e l’anagrafe non fanno la posizione politica. Anche Gramsci e Lollobrigida sono italiani eppure non si può dire che uno rappresenti l’altro. Ed una bandiera rossa sullo sfondo fa esattamente solo questo, cioè.. da sfondo.

Il pregiudizio anti-cinese: la proposta di pace.

La prima conseguenza delle prassi cinesi è nell’attivazione di quei meccanismi pregiudiziali che ognuno ha in sé. Attivazione che a sua volta genera varie altre conseguenze, molto visibili.

Cito ad esempio un pezzo di Alberto d’Argenio, fresco di stampa mentre scrivo (Repubblica - 29 maggio 2023 ). Si chiama la Trappola cinese, il senso è questo anche se il titolo è più politicamente corretto. L’ho letto ed ho trovato il classico pregiudizio occidentale, presente anche in un osservatore acuto. L’incipit recita così: Prende corpo quella che alcuni diplomatici di alto rango chiamano “la trappola cinese” una pace sotto la regia di Xi Jinping che avrebbe sì il pregio di far tacere le armi, ma che lascerebbe a Putin la possibilità di rivendicare la vittoria e di preparare nuove invasioni illegali. È questo il timore che agita le cancellerie occidentali dopo che negli ultimi giorni i contatti tra i Paesi non allineati si sono moltiplicati. Si usa come sponda ciò che pensa la UE, ma è un artificio retorico. Secondo me questo lo pensa D’Argenio, che lungo tutto il pezzo evidenzia il rischio geopolitico di una pace cinese.

Si percepisce il timore, un po' di tutti i liberali, che la pace se la intesti un paese orientale, non democratico. Ma che vogliamo fare? Aspettiamo che si esca da questo schema cristallizzato? Che qualcuno più a modino dei cinesi scopra che si può ragionare in maniera elementare? Prima si smette di sparare prima si comincia a ragionare. Facciamo notte.

I grandi negoziatori del passato ci insegnano che la mescola dei ragionamenti tra parti avverse è, appunto, nella natura dei negoziati. Discutendo finché necessario, dopo un tempo all’inizio non definibile, si trova una ipotesi potabile per le parti in causa. Entrambe. Al contrario, finché si spara c’è poco da dire e da ragionare. Ogni guerra per sua natura alimenta il nazionalismo, il vero nemico. In proposito guardiamo questo filmato, se c’è sfuggito. C’è da pupparsi un attimo di pubblicità, ma poi vale la pena.

https://tg.la7.it/esteri/riprendiamoci-ci%C3%B2-che-%C3%A8-nostro-il-video-del-comandante-ucraino-27-05-2023-184961

Il piano cinese è pieno di buchi, lavora sullo status quo ed è un filino russofilo, ma è una base. Anche i piani si negoziano. Se invece di gridare subito in coro: minchiata!! L’Occidente avesse detto, ragioniamo, vediamo cosa si può discutere su questa prima bozza, oggi avremmo, forse, un piano almeno di massima. Ma il pregiudizio anti cinese è scattato. Il rischio, insopportabile per gli USA, che un’idea non loro possa circolare libera ha guidato una reazione scomposta che va dalle condanne preventive dell’Aja fino all’anatema: chi si mostra disponibile a discuterlo è putiniano. Direi un filino stizzita ed infantile come reazione.

Ora: non c’è dubbio che la Russia abbia fatto una immensa porcata che genera mostri e morti. Parallelamente non c’è dubbio alcuno che prima e durante l’Ucraina abbia agito come propaggine degli interessi della Nato. Ho sempre pensato che se qualcuno ruba ad un ladro non abbiamo un solo illegale, ne abbiamo comunque due. Davanti alla legge abbiamo un colpevole in flagranza ed uno oggettivo. Ed aggiungo: il fatto che la Russia abbia violato ora confini altrui non consente agli USA che hanno invaso Panama (tanto per dirne una delle tante) di ergersi a giudice. Abbiamo due colpevoli in tempi e luoghi diversi. Non vi è primato morale, c’è differenza temporale. Il giudice dovrebbe essere l’ONU, se qualcuno si degnasse di darle retta e quindi ruolo. Come suggerisce Xi.

I cinesi ragionano su una base fattuale. Lo fanno sempre. Questo non aiuta noi occidentali, cresciuti ad ollivud o mamma rai, a capirli ed a superare la nostra narrazione. La retorica delle democrazie. La Cina guarda le cose come sono e – nel suo piano di pace - vede l’Ucraina per quello che era prima della guerra che l’ha resa vittima. La guerra è un deformatore di percezioni. Ancora più deformate da come e da chi viene raccontata.

Nella visione cinese, francamente anche di molti altri, l’Ucraina è il classico paese dell’est europeo, imbottito di retorica nazional razzista condita e vezzeggiata dallo stalinismo che è intriso di quel sostrato culturale. Un paese in cui lo spirito guerrafondaio si è confermato, durante i secoli di repressione della loro comunità originaria, in chiave anti russa. Il nemico di sempre. La Russia per contro è quello che ben vediamo. Quello che ha fatto invadendo oggi l’Ucraina è solo l’epifenomeno del modo di pensare di quei governi da secoli. Cambiano inno e bandiere, ma non sostanza imperiale. Solo in Russia, con quella tradizione patriottica, il socialismo poteva prendere le fattezze di Josif Stalin.

La logica cinese è far smettere di sparare le due parti e provare a ragionare. Per il bene degli affari, naturalmente. E siccome anche un orologio rotto ha ragione due volte al giorno, bon, si deve dargli ragione.

Stava agli occidentali - che si considerano sempre il sale della terra, gli unici portavoce del giusto e della libertà- fare un passo logico e discutere. Da questa parte del mondo ci ha provato solo il Papa, il che la dice lunga sul peso che hanno ormai i socialdemocratici. Zelenskj si è affrettato a smentirlo in modo fin troppo brutale. Parlava lui, ma era come al solito un muppet.

Il pregiudizio anti cinese: la guerra commerciale.

Dietro il piano di pace made in China, come dietro i no! Occidentali c’è il business. L’enorme scacchiere economico rappresentato dal mondo post globalizzazione.

Putin qualche giorno fa recitava, in uno dei vari convegni, che questo è il tempo in cui ritorna lo spirito nazionale. Et voilà. Del resto loro hanno guadagnato abbastanza al tempo del globale incamerando disinvolti capitali di varie e dubbie provenienze.

La Cina gioca da almeno tre lustri la partita in quello che gli occidentali chiamano il terzo mondo. Dall’estremo oriente al sud America, ovunque il grande rivale americano si sia imposto coi suoi modi, Pechino trova terreno fertile per creare prima dialogo, poi accoglimento e poi formulando proposte. Fanno sempre così. Questa è la loro sequenza. Con chiunque da Gibuti a Roma.

L’hanno fatto anche in Italia dove Conte, che aveva appena preso contatto con la mescola di cavoli amari che chiamiamo economia italiana, firmò un accordo di ipotetica cooperazione. Da buon avvocato firmò un pre-accordo così generico che la supercazzola dell’altro Conte ( Mascetti ) pare la ragione pura. Eppure oggi la sora Giorgia riceve continue pressioni americane per disdirlo. Cosa ci sia da disdire lo sa solo Biden, che manco l’ha letto. Gli importa solo che l’Italia si pronunci contro la Cina, per poter aggiungere un paese alla lista che sbandiera ad ogni incontro internazionale. Guardate in quanti hanno la Cina sui marroni, sono mica solo.

Questa compagnia degli anti cinesi serve all’America per sedurre i suoi veri unici timori: India, Brasile ed Argentina, Nigeria e Congo e forse Sud Africa. Se perde il contatto con questi paesi, se essi si relazionano in interscambio con Pechino altri, come il Messico, seguiranno. Se accade la guerra commerciale è bella che persa.

L’America non è assolutamente in grado di competere con la Cina. I suoi prodotti costano di più, le sue tecnologie sono uguali od inferiori a quelle cinesi. Il suo passato è pieno di colpe e golpe. La Cina non ha un passato da recuperare con questi interlocutori. Lula per ricordarsi di Mao deve vedere una foto di Berlusconi oggi. Ahh ecco si, quello lì! Dopo di che sai che gliene frega? La Cina è in grado di fare una ferrovia in 12 mesi, senza gravi impatti ambientali. Basta vedere a casa loro.

Così l’America - per proteggere il suo sistema a capitalismo privato ( diciamo) contro il capitalismo di stato cinese – deve menarla su Taiwan , di cui l’Ucraina è sembiante, sui diritti civili, sul passato di Mao, su comunità locali cinesi di cui non sanno manco pronunciare il nome. La conseguenza è che gli USA sembrano sempre più deboli. Sempre meno convincenti. Sempre più poveri.

Temo molto l’indebolirsi dell’America, non perché rischiamo di perdere uno scudo, chi ci crede?, ma perché quando sono messi male con le carte in mano loro tirano un calcio al tavolo. Vedi Iraq.

La principale conseguenza della strategia cinese nello scacchiere internazionale è che il loro abile e cinico insinuarsi nella contraddizione economica ha reso imprevedibile la reazione americana.

Trump aveva una strategia dettata dai suoi padroni industriali: chiudiamo le frontiere, facciamo i soldi tra di noi e gli altri si fottano. Convinsero persino quel pollo di Boris Johnson ed i suoi tabloid a fare una brexit frettolosa e confusa. Non a caso il nazionalista Trump strizzava l’occhio a Putin, altro tipo esotico. Biden per contro non ha uno straccio di strategia.

Secondo alcuni osservatori, un pochino di parte come il Wall Street Journal, se Old Joe avesse detto alla Cina: bene sediamoci a discutere sul tuo piano di pace e proviamo a migliorarlo, avrebbe preso in contropiede Pechino. Avrebbe in una sola botta fatto recuperare il rapporto coi paesi africani sotto scacco alimentare. Non l’ha fatto. Ha piantato un casino su Taiwan di cui dalla Patagonia a Città del Capo non frega niente a nessuno. Gli inglesi ai tempi della cessione di Hong Kong furono molto, ma molto più furbi. Ma erano altri tempi, altri leader di ben diverso spessore.

La strategia cinese è fregarsene dell’Occidente.

Considerarlo e mostrarlo obsoleto, ingiusto e impoverito, confusionario. L’ Europa gli sta dando una bella mano. Chi pensa che la Cina abbia ancora bisogno dei mercati europei o americani e di poterla ricattare coi dazi si sbaglia. Fanno comodo, pecunia non olet, ma non sono più prioritari. Gli industriali cinesi faranno molti più soldi diventando partner del Messico, del Brasile, del Cile, dell’Argentina. Per quello cercano una via trans oceanica attraverso l’Africa. Per raggiungere loro, mica Milwakee o Pittsburgh. Città del Messico ha bisogno di tutto, ed ha 3 volte gli abitanti di Los Angeles ed un milione più di New York.

Se la Cina ci aggira e non ci fronteggia siamo fregati. Ed è quello che faranno. Appare evidente.

Oggi il sostegno senza condizioni all’Ucraina ha fatto strame della scarsa simpatia di cui godevamo. L’equazione che fanno i paesi poveri è semplice. In Rwanda 1 milioni di morti in pochi mesi nessuno se n’è fottuto. In Siria forse 400 000 morti, tante parole vane e tanti respingimenti di profughi. La sintesi? L’Europa pensa solo a chi è bianco e sta nei suoi paraggi. In quanto al primato morale americano, ci pensano i paesi invasi a ricordare quanto siano bravi a far guerra. Qualche giorno fa il Brasile ricordava che mentre gli USA bombardarono a tappeto Bagdad la Russia non l’ha ancora fatto su Kiew. E per quanto il lancio di droni sia un atto orribile, non è il bombardamento di Belgrado con l’uranio impoverito o le notti irachene.

Così si racconta la guerra d’Ucraina fuori dalle tibbù euro americane. Qualsiasi Cittadino abbia Sky può andare oltre il canale 500 ed entrare nelle televisioni di tutto il mondo. Salvo quelle russe che abbiamo democraticamente oscurato. Perché i nostri governanti si fidano dell’opinione pubblica come di un sasso in una scarpa. Per la serie meno sanno meglio stiamo.

La narrazione che i non occidentali fanno della guerra in Ucraina e della situazione attuale è una manipolazione evidente che ribalta le responsabilità ed i comportamenti. Una narrazione costruita ad arte esattamente come lo è quella che si mette in onda ogni ora dalle nostre parti. Come diceva Robespierre, l’innocenza non esiste. Esistono però i complici ed i distratti.

I cinesi sanno aspettare. Hanno un piano A ed un piano B ed un piano C, fin dove arriva il loro lungo ed articolato alfabeto.

Hanno già vinto se non saranno avidi, se non diventano impazienti. Almeno duecento paesi aspettano l’era di Pechino. Sono convinti della loro buona fede? No. Hanno solo sperimentato la nostra malafede. Dico nostra perché abito l’Occidente.

E se l’innocenza non esiste, allora in un modo o nell’altro sono anche io complice o distratto. E’ un’altra conseguenza, microscopica, dei pregiudizi.

..intanto..

Ha vinto Erdogan. Si è visto un bello scontro democratico tra un presidente navigato che vuole strangolare chi si mette contro la famiglia, per come la vede lui, ed un oppositore illuminato che nel programma vuole cacciare via subito 4 milioni di siriani, che sono la causa di ogni male turco.

Quando si dice, mala tempora currunt.. azz se currunt.

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