Discussioni infinite quanto a mio avviso astratte e decontestualizzate animano divisioni tra quello che un tempo definivamo tutti, con infinità ingenuità, il movimento progressista. Il tema è vecchio quanto l'essere umano, la guerra.
Le parti in campo sono così riassumibili: vi è chi crede che essa abbia una qualche giustificazione valoriale e chi ritiene che in precisa misura sia sempre solo un orrore. Mi scuso per la rozzezza ma tant'è.
Perché ritengo questa discussione astratta e decontestualizzata è presto detto.
Non si sta tenendo conto in nessuna delle due parti del contenitore strutturale in cui si muovono queste guerre, parlo delle presenti, nel passato abitano complessità differenti : il capitalismo.
Se non teniamo conto del contesto, della cornice, il tutto si deforma in un caos pluricromatico come un quadro di Pollock. Da punti larghi come chiazze si diramano rivoli di ragionamenti talvolta del tutto soggettivi, che contengono sia visioni politiche che personali irritazioni .
Si finisce nel campo dell'inutile come sempre accade - nel politico come nel privato - quando si cercano colpe di parte, torti e ragioni, giusto e sbagliato. Giudizi che alla fine lasciano il tempo che trovano dato per scontato che ci basiamo tutti su informazioni di parte, dunque manipolate per ovvi fini.
Vogliamo provare ad alzare la testa dalla tastiera ed a guardare di nuovo ai fatti con le modalità di interpretazione che fornisce il materialismo storico, od almeno la visione laica? Od anche in questo campo, l'analisi fattuale, la moda corrente di buttare in caciara ogni dibattito ha preso piede?
Mi domando che diamine sia rimasto della nostra visione del mondo, di quella parte che per comodità e forse affetto abbiamo ancora definito la sinistra. Se perdiamo la lucidità di analisi, il senso politico della interpretazione, il rifiuto del dogma cosa ci resta come distinguo dalle altre modalità politiche? Se perdiamo la laicità del giudizio, resta solo il giudizio assoluto che per sua natura è stupido.
Provo a mettere in campo due affermazioni che fanno parte della nostra storia. Le guerre orizzontali, tra confini e nazioni, sono altri strumenti di investimento o di accumulazione capitalista. Esse vengono riverniciate di volta in volta con la più utile retorica, per manipolare l'opinione pubblica. E' così o no? Se è così, se ancora crediamo in questo principio generale possiamo davvero immaginare che al Popolo Ucraino Russo israeliano o Palestinese importi qualcosa delle bandiere dei pezzi di territorio delle leggi internazionali?
Un'altra affermazione. Ogni Popolo in un sistema capitalista è sfruttato, escluso dai processi decisori, utilizzato come strumento di produzione. E' un assunto condiviso o no? Se lo è in che modo riteniamo legittimato un governo che sceglie la guerra, il riarmo, il finanziamento di milizie ed in questa scelta cosa differenzia un governo diciamo democratico da una oligarchia.
Dall'inizio ho considerato la scelta di Putin, stalinista e imperialista, di scatenare la guerra un orrore, peraltro prevedibile. Di contro ho considerato le manovre della Nato, la spocchia americana, l'inconsistenza europea e la cricca di mafiosi ucraini al potere egualmente colpevoli. Sono due parti scisse di una stessa materia: la logica capitalista che si esprime verticalmente con lo sfruttamento della Classe ed orizzontalmente con la geopolitica imperialista.
La guerra non è solo una politica con altri mezzi, essa è occasione di arricchimento, di riciclo di denaro mafioso, di espansione della industria pesante. E' fonte di tremendo inquinamento in un pianeta ormai sfibrato. E' causa di sofferenza e morte per milioni di persone, animali e piante nel mondo.
Se invece di sfoggiare abitini giallo azzurri la Von der Leyen e la UE che in teoria rappresenta avesse imposto con forza un negoziato, se Biden invece di sfoderare il suo bellicismo da sala bingo avesse chiamato Cina Russia Europa e Ucraina al tavolo di un negoziato 3 anni fa, ed infine se tutte le anime belle della liberaldemocrazia invece di invocare punizioni ed armi avessero occupato le piazze per chiedere con forza e continuità un ruolo finalmente serio per l' ONU forse si sarebbero evitate centinaia di migliaia di morti in Ucraina, in Russia, a Gaza. Forse, ma sul forse noi abbiamo vissuto decenni di lotte e di sacrifici personali. Forse è un tentativo, il resto è rinuncia.
Quando l'irritazione personale scava la fossa alla ragione i risultati non possono che essere pessimi.
Quando si perde di vista il contesto ed il quadro di riferimento i giudizi non possono che essere soggettivi ed in sostanza autoreferenziali.
Quando smarriamo il nostro senso politico diventiamo simili agli altri.
Non ho alcun sintesi da aggiungere a queste righe malferme, ma ho un invito.
Per favore rimaniamo noi stessi, con le nostre divisioni storiche, con le nostre idiosincrasie ed antipatie, ma noi stessi. La Parte avversa al potere, alla manipolazione, alla violenza.
.Se non siamo questo, cosa siamo? Macerie.