Un vecchio adagio milanese recita .. articolo quinto, chi ha la grana ha vinto.
In effetti , dinnanzi alla ristrutturazione dei processi produttivi, in atto da un ventennio ma oggi in clamorosa evidenza con la transizione ecologica, i finanziamenti sono un elemento essenziale non solo per evolvere, ma di fatto per sopravvivere ai nuovi meccanismi del mercato ed alle leggi che si stanno realizzando, ovunque, in Europa.
A parte i quattro furbacchioni di internet che hanno bassi costi di produzione ( nel caso dei social i lavoratori sono tutti gli utenti .. una vera genialata) chiunque produca o gestisca servizi ha un costo , spesso notevole, da sostenere abitualmente. Oggi, nel quadro del ricambio energetico , delle nuove norme produttive e dei cogenti controlli il piccolo operatore si trova davanti al cambiamento e ad una tematica spesso insormontabile .. dove trovo la grana per affrontarlo? In Banca …. già..
Parliamo di quello che sta accadendo nel sistema bancario italiano e di cosa significa per tutti noi … un ragionamento da fare, dato che abbiamo, come premier, il più grande banchiere europeo.
Il sistema bancario e la sua trasformazione
In estrema semplificazione .. qualsiasi istituto di credito gestisce tre cose : 1) detiene il risparmio collettivo e sulla base dell’articolo 47 del regolamento costituzionale- e dei dettati normativi discendenti- lo tutela ; 2) sostiene le imprese e la famiglia finanziandone gli investimenti ; 3) favorisce tramite i servizi ( ad esempio le carte, l’home banking etc ) la corretta circolazione del denaro, i sistemi di pagamento, le imposte.
Ma la banca è anche - forse soprattutto – un’altra cosa .. è un centro di potere politico esattamente per quell’articolo quinto che citavano poco fa. Infatti chi controlla il processo di distribuzione ed erogazione del credito, in un paese come il nostro che è uscito dalla arretratezza grazie al debito, controlla il paese … ed il suo futuro.
Il nostro sistema bancario sta cambiando natura.. e questo avviene seguendo un disegno molto, molto preciso … che dovremmo conoscere meglio.
Partiamo da un dato storico. L’Italia era un paese finanziariamente un po’ confuso ma in definitiva libero . Aveva centinaia di banche .. e non solo private o per azioni,o di grandi dimensioni come tutti gli altri. Contava su una rete ampia di sportelli del credito cooperativo e delle banche popolari. Piccole medie banche ad azionariato diffuso, non quotate in borsa, dove il voto di un socio con dieci azioni vale quanto quello di un socio che ne ha migliaia .. piccole o medie banche dove la comunità locale trovava risposte, quantomeno ascolto. Un sistema del credito articolato e coerente con il quadro imprenditoriale del paese che vive su circa 4 milioni di piccoli operatori, avendo dunque un tessuto economico molto frammentario e diverso dagli altri paesi europei .
Proprio grazie a questa polverizzazione di imprese e di banche la fragile Italia , governata sempre da improvvisatori, è sopravvissuta alla totale assenza di una politica industriale seria, ad una energia sempre acquistata dall’estero ed alla concorrenza dei più grandi stati europei, che invece la politica industriale la sapevano e la sanno fare..
Le piccole banche locali hanno sostenuto l’Italia dei sarti, degli artigiani, dei ristoratori, dei piccoli alberghi sulla costa, dell’imprese vinicole. Ha dato credito ai distretti di territorio, al cosiddetto paese reale che nel tempo ha affermato se stesso nel mondo grazie all’astuzia, alla creatività all’ innovazione di molti piccoli soggetti . Coloro che hanno generato ricchezza .. anche con molte irregolarità senza dubbio .. mentre i grandi carrozzoni voluti da politici.. la Fiat l’Ilva Bagnoli etc … finanziati dalla grandi banche , succhiavano il denaro di tutti sputandolo nei conti correnti di pochi. Ed operavano commettendo le stesse irregolarità , contrattuali e normative , dei piccoli , ma coperti dalle leggi sul precariato e da un sistema di controlli che punisce raramente i grandi . Vedi la storia dell’Ilva.
Da un decennio il quadro delle banche locali va modificandosi ..in una direzione precisa .
Sotto la pressione di Banca d’Italia ..istituzione di cui un giorno parleremo diffusamente perché è tutto meno che tecnica ( .. siamo l’unico paese in cui i banchieri sono diventati primi ministri e presidenti della repubblica.. ) .. si sta azzerando questa diversità , si va riducendo drasticamente l’offerta differenziata del credito . Come è molto semplice …
Banca d’Italia è l’organo di vigilanza centrale degli istituti di credito . Il grande regolatore, il grande ispettore. Un tempo era una certezza, una fonte di sapere, una forte barriera che agiva per tutelare gli interessi della nostra comunità. Detiene e gestisce la riserva aurea del nostro paese, la terza al mondo per grandezza ( alla faccia del paese povero! ). Oggi non opera più in autonomia, come fu nel suo grande passato, ma – da quando esiste l’euro - in dipendenza diretta dalla Banca Centrale Europea. Da qualche anno, seguendo i vari trattati di Basilea, è impegnata a scrivere nuove norme che innalzano i requisiti base .. patrimonio, controlli interni, gestione dei debitori sempre più stretta , talvolta spingendo al rimborso dei prestiti anche chi attraversa qualche momentanea difficoltà La dichiarata ragione di questa tumultuosa crescita di nuove norme è tra le più ovvie ..il rischio di fallimento, la crisi internazionale , il cambiamento di mercato.. insomma le basiche economiche valide per tutte le imprese, dalla salumeria all’ ospedale. Vien da pensare che, forse, per indirizzare alla modernità il sistema creditizio sarebbe stato necessario ragionare in maniera più articolata, magari correlando la frammentazione bancaria alla reale situazione del paese, diviso in 8000 comuni, separato da mille diversità. Ma..sic transit gloria mundi.
Con queste norme , sempre crescenti per numero ed intensità, i primi ad andare in difficoltà sono i piccoli operatori del credito, proprio le banche di territorio e di comunità . Difficoltà che avvantaggiano, in termini di concorrenza, il grande istituto .. come Intesa o UniCredit dotato di risorse ampie , in termini di capitale finanziario ed Umano. Che ci sia strategia evidente in questo senso è dimostrato dal fatto che le norme ed i parametri definiti da BCE/BankIt sono identici, in logica e metrica , per una banca da 3000 sportelli e per quella da 30. Una simmetria eccessiva, denunciata dalla Associazione Banche Popolari .. che è rimasta inascoltata..
L’obiettivo di questa strategia è concentrare l’erogazione dei finanziamenti . Il risultato appare evidente nella riduzione del numero di operatori bancari
Ad esempio Il Credito Cooperativo intero … centinaia di piccoli istituti locali autonomi ..è stato risucchiato in due grandi holding che prima di tutto hanno l’obiettivo di centralizzare le politiche del credito .. dunque i finanziamenti alle imprese. La rete di ex-autonomie della cooperazione finanziaria è oggi regolata nelle due holding, che sono il vero rubinetto del credito, e vengono aperti o chiusi da poche mani.
Sistemata questa partita ora BankIt rivolge l’attenzione alle Popolari .. definite con un termine tecnico evocativo .. less significant .. meno importanti . Una valutazione che dipende dall’ angolo di visuale in cui ci si trova . Le popolari, un tempo forza del sistema creditizio italiano, appaiono come le ultime riserve indiane. Sono una ventina quelle rimaste ed erano più di un centinaio. Ricordiamo come è andata ..
Prima di tutto ci ha pensato il governo Renzi con una riforma quanto meno affrettata che imponeva , in tempi ridottissimi, alle grandi Popolari .. Bari.. Brescia e Bergamo .. Milano .. Veneto e Vicenza. ..di diventare società per azioni. Di colpo si è dovuto passare dall’azionariato diffuso , dove un socio conta un voto, ad un sistema ( la società per azioni ) dove il voto pesa per quante azioni si possiede. Dove chiunque – anche dall’estero - può scalare la proprietà della banca. Lo sa bene Civibank, l’ultima banca friulana, divenuta da Popolare ad SpA e scalata dagli altoatesini di Sparkasse..
Naturalmente quegli istituti hanno dovuto rivedere l’intera formulazione dei loro bilanci .. perché una cosa è gestire il sistema finanziario di una comunità, locale o di soci, altra e testimoniare il valore di ogni singola azione ..ed ogni tre mesi!.. in un mercato aperto
Queste popolari grandi sono ovviamente saltate. Troppi parametri erano cambiati passando ad SpA e troppi processi diventavano inadeguati .. ed inoltre tutto andava fatto nello scarso tempo concesso dal governo del mitico Matteo l’altro. Per capirci con un esempio .. è come se nel secondo tempo di una partita di basket si passasse alle regole del calcio, così appena si tocca la palla con le mani l’arbitro fischia il rigore. Renzi ha imposto tutto questo .. proprio lui che si è auto dichiarato l’uomo di Draghi. Coincidenze..
La Popolare di Bari è scomparsa .. ed oggi sopravvive, ma ingoiata dentro un carrozzone di stato come il Medio Credito Centrale ( l’amministratore delegato ..è il nipote del Presidente Mattarella .. ohibò) . Così pure sono state azzerate due grandi popolari del nord .. Vicenza e Veneto e Banca.. Ricordiamo velocemente com’è accaduto .
A seguito del passaggio ad SpA si è improvvisamente scoperto che i bilanci erano gonfiati . Concomitanza sorprendente . BankIt , fino a quel momento, non se n’era accorta. Eppure era sempre presente, ha persino ceduto propri funzionari a quegli istituti che li hanno assunti con rotondi stipendi. Tuttavia solo ad un certo punto tutto appare chiaro agli Ispettori della vigilanza .. e così .. viene fatto saltare il tappo e le banche affogano. Una ben orchestrata campagna di stampa ha riversato tutta la colpa della perdita di valore delle azioni in mano ai soci, sulla formula ‘ banca popolare’ . Una vera stupidaggine, perché non è mai solo la formula ad essere responsabile, la responsabilità è di chi la governa. La colpa era ed è dei furbetti messi a capo di quelle banche proprio dalla politica, e mai indagati - per anni - da BankIt che non vedeva i bilanci truccati .. Qualche volta le succede , come fu nel caso del giro di diamanti che coinvolgeva molte banche e che Report ha scoperchiato (https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/The-whistleblower-9e4078fa-6c68-41d9-89e8-602c6837efd1.html ).
Il risultato della bella azione di pulizia è il seguente : milioni di clienti, migliaia di dipendenti sono passati in mano a Banca Intesa ..che ha pagato .. 1 euro! Esattamente .. 1 euro ( leggere qui https://www.ilsole24ore.com/art/banche-venete-c-e-l-offerta-intesa-euro-le-good-bank-AElXmcjB ) . Ed ha inglobato gran parte del mercato finanziario dell’intero veneto, la provincia più ricca d’Europa.
Le ragioni e le conseguenze
L’artefice del grande disegno di riforma del sistema creditizio , definito dai soliti giornalisti risiko bancario ( vabbè.. ) è Mario Draghi. Ha cominciato da Governatore di Banca d’Italia ed ha proseguito a capo della Banca Centrale Europea. Non c’è ne da stupirsi del suo operato strategico e nemmeno si devono immaginare dietrologie idiote tipo .. è venuto per svendere l’Italia. Bubbole.
Draghi è un grande manager, un banchiere di prim’ordine ed un uomo di grandi qualità. Ha solo un piccolo difetto , dal mio punto di vista, è il campione della logica capitalista. Ed è a questa logica- e non ad altre fantasiose scempiaggini - che si deve guardare se si vuole capire la radice prima del disegno di riduzione degli istituti di credito in Italia, parte non piccola e strumento prezioso per la complessiva politica dell’ex Governatore.
Per capire meglio la situazione generale, in cui si inserisce il nostro ragionamento, utilizziamo le parole dell’economista Rudolf Hilferding : I settori del capitale industriale, commerciale e bancario, un tempo divisi, vengono posti sotto la direzione comune dell'alta finanza, nella quale i signori delle industrie e delle banche sono uniti da intimi legami personali. Questa stessa unificazione ha come base il superamento della libera concorrenza dei singoli capitalisti per effetto del sorgere di grandi unioni monopolistiche; con ciò cambia anche la natura del rapporto della classe dei capitalisti con il potere statale (Il capitale finanziario, ed. Mimesis ).
Draghi ed il suo operato generale è perfettamente ascrivibile a questa strategia finalizzata alla creazione di grandi trust internazionali . Vere potenze politico economiche in grado di influenzare od addirittura , come è accaduto in Italia dove l’incapacità dei partiti l’ha consentito , a gestire direttamente la Repubblica.
Pensiamo , per un attimo, di poter disporre del sistema di finanziamento alle imprese decretandone il sostegno o la fine, e valutiamo quanto saremmo in grado di controllare l’economia complessiva .. e da qui l’intera società e la vita delle singole persone. Impressivo. George Orwell era un socialista romantico, non era un marxista.. altrimenti avrebbe disegnato un Grande Fratello, il comunicatore manipolatore, che ha un Grande Zio .. il sistema capitalista, il trust.
Le conseguenze di queste scelte sono già evidenti e lo saranno ancora di più nella distribuzione del PNRR. Draghi sembrerebbe assai innervosito dopo la truffa da 4 miliardi perpetrata con il 110% affidato alle Poste. Franco, il suo ministro ( anch’egli ex BankIt ) l’ha definita una truffa colossale ed appare assai chiaro che nessuno dei due intenda consegnare una cifra imponente a sistemi di erogazione che non siano ipercontrollati. Sono propenso a credere che presto vedremo od una nuova legge, od un addendum alla Renzi , finalizzato a concentrare quel che resta delle Popolari secondo il modello attuato per il Credito Cooperativo. Se quello che penso è giusto lo vedremo in quest’anno, assunto che l’invasione dell’Ucraina, e le sue imprevedibili conseguenze, hanno posticipato alcuni passi nel cammino di Mario Draghi.
Questa attenzione nell’erogazione del PNRR è la parte, diciamo, nobile del loro ragionamento. Ma ancorché abbia fondamento in sé, va sempre vista nella strategia generale di formazione di grandi trust finanziario creditizi di cui parliamo. E del loro impatto nella strategia di ristrutturazione complessiva dell’economia e, credo, della forma stessa della Repubblica italiana
Nessuno degli scappati di casa che abitano le segreterie dei vari partiti mostra di aver capito con chiarezza dove si vada a parare. Nella migliore delle ipotesi sottovalutano e considerano probabilmente secondaria quest’opera di compattamento del credito. Eppure per decine di anni proprio i politici hanno imposto manager alle banche , ne hanno condizionato l’operato, ne hanno manomesso l’equilibrio interno. Persino l’allora PdS sbavava per esercitare controllo su un’altra banca oltre a Monte Paschi .. ricorderemo il Fassino che domandava ..allora abbiamo la banca? .. riferendosi alla BNL, poi passata armi e bagagli sotto controllo francese.
Purtroppo è questo il punto per tutti noi .. da un lato abbiamo una squadra di tecnocrati competenti che stanno modificando l’assetto del sistema bancario a vantaggio di un politica di gestione del risparmio e di erogazione del credito centralizzata e dall’altro una pletora di ex furbetti incapaci di interagire con questa strategia. Di mezzo , come sempre resi spettatori, stiamo noi Cittadini.
Abbiamo sottoscritto mutui, abbiamo comprato fondi, abbiamo fatte ipoteche, abbiamo investito in un ristorante, paghiamo a rate l’università dei figli, investiamo le nostre liquidazioni . Siamo tutti in fondo un po’ indebitati .. non come gli altri paesi occidentali ma in maniera crescente. I fili della nostra vita sono nelle mani di chi ci ha dato i soldi o di chi detiene i nostri. Una volta.. e per molti anni..erano mani che conoscevamo..era gente che abitava nel nostro quartiere , istituti che portavano il nome della nostra città o della nostra regione. Ora sembrano un deodorante, come intesa, oppure una roba esotica.
Gli sportelli sono sempre meno. Spinte alla redditività le banche hanno prima di tutto tagliato i costi ..il 25% degli sportelli è stato chiuso .. il 18% dell’intera forza lavoro mandato a casa. Nessuno parla seriamente di questa falcidie .. ma tutti prima o poi la pagheremo. Quando busseremo ad una delle poche porte rimaste , per dar corpo ad un nostro progetto e scopriremo di essere diventati, anche in questo campo, solo dei numeri.
Enjoy capitalism