Soldati di s/ventura parte seconda, le radici nere.

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 11/05/2023
La guerra è una faccenda troppo seria per lasciarla in mano ai militari- Tayllerand

Ho diviso il pezzullo sui soldati di ventura e sul loro peso politico nella situazione internazionale corrente, in tre parti, sennò diventava un mattone indigesto come il cuore di mamma (grande sfoglia al forno che contiene ravioli ripieni di carne ed immersi nel ragù) o come un film politico italiano. Con un’allitterazione direi: posto il pezzullo a puntate. Lo faccio sempre ricordando che da un certo punto della mia vita in poi ho scelto altri percorsi ed ho cresciuto differenti competenze professionali. Qui esprimo le mie passioni politiche e le ricerche di un curioso. Quindi: ciò che dico è, per mia natura e responsabilità, fazioso e facilmente impreciso. Ma forse – mi piace crederlo - può essere uno stimolo ad altre ricerche personali, probabilmente migliori, svolte da altri Cittadini.

Parafrasando John Adams, la fede è un regalo mentre la ragione è una costruzione personale fatta di ricerca. E come insegna il pensiero illuminista, più cerchi più sai, più sai più vuoi cercare. Ed alla fine inciampi in qualcosa di complesso, grosso, ingombrante ed indigeribile. La verità fattuale.

In questa seconda parte parlo delle radici nere nelle formazioni militari private, con un occhio agli italiani. Questo taglio di inquadratura nasce per due ragioni:1) mi sono stufato di vedere come - in un combinato congiunto tra cinema cultura e informazione- ci raccontano da 70 anni che siamo un popolo imbelle, che nella guerra scappavamo e che siamo mammisti e frignoni. Atteggiamenti che non spiegano affatto, anzi nascondono, la vera natura violenta e sanguinaria che intride il nostro paese. 2) se seguitiamo a immaginarci così sordiani non capiremo mai quali gravosi compiti e profonde responsabilità si è presa l’Italia, in modo nascosto agli Italiani, nei vari conflitti dal dopoguerra ad oggi nel quadro della guerra fredda, forse mai davvero finita, e perché – ma davvero!! – abbiamo più volte rischiato un colpo di mano. O di stato, se preferiamo dire così.

Un lungo dopoguerra, ovvero: Le radici nere

Se si va in Toscana e si percorre la costiera verso Pisa, si incontra Tirrenia. Svoltando a destra ed inoltrandosi per qualche decina di chilometri nella campagna si attraverserà Coltano, un paese come tanti in Italia. Proprio lì nel 1945 fu istituito il più grande campo europeo di concentramento per le truppe nazi fasciste, principalmente ( ma non solo ) quelle che avevano combattuto in Italia. Nelle tende, rare, più frequentemente nella terra nuda, tra il fango e gli escrementi, vennero tenuti per mesi soldati di Salò, le Waffen SS, le truppe regolari tedesche. Ma anche i volontari francesi della Milice di Joseph Darnand. Gli Ustasha croati, i bielorussi ed i cosacchi dell’armata Vlassov. Gli spagnoli della brigata Azul. I belgi e gli olandesi di Degrelle. L’Europa nera insomma.

L’età media dei prigionieri viaggiava intorno ai 20 anni. Era il 1945. I sopravvissuti erano così giovani da rifarsi una vita e rientrare nella Repubblica oppure continuare attivamente la guerra seppure in altri modi e sotto altre sigle.

Non tutti coloro che avevano militato nella parte perdente finirono a Coltano, molti furono incarcerati altrove. A San Vittore, nel carcere di Torino, a Genova. In Emilia. Tra i molti che si rifecero una vita troviamo – cito solo alcuni ben noti- Mario Carotenuto ( SS Italiane ) Ugo Tognazzi ( Brigate Nere ) Raimondo Vianello ( Bersaglieri ) Tino Carraro ( Brigate nere ) Giorgio Albertazzi ( Tagliamento ) Walter Chiari ( Xa Mas ) Marcello Mastroianni ( Guardia Nazionale ) Enrico Maria Salerno ( Guardia Nazionale ). Anche Dario Fo ( Paracadutisti ). Di lui si è detto molto, versioni contrastanti, ma indubbiamente fu lì. Ho conosciuto Dario, in altri tempi. Non importa quello che fece a vent’anni. Importa ricordare l’Uomo che poi è stato. Per tutti noi.

Altri, molti altri, scelsero di andarsene dopo Coltano. In America, in Germania, in Spagna. Altri ancora scelsero di restare ma con destini particolari. A questi ultimi diamo un’occhiata. Da qui in poi la ricostruzione che ho letto e che ripropongo esce dai libri di storia ed entra in ricerche specifiche di cui più avanti darò qualche suggerimento, per trovarle su Google.

Dopo qualche mese nel grande campo di concentramento giungono alcune jeep con a bordo membri di un reparto speciale. Parlano tutte le lingue, sono esperti, sono specialisti. Sono dei servizi segreti americani ed inglesi. Si infilano tra i prigionieri depressi ed affamati, offrono sigarette e cioccolata. Chiacchierano sorridenti. Vengono varie volte. Sempre offrendo, mai chiedendo. Mai interrogando. Poi cominciano a reclutare. Chi accetta viene inserito in piccoli gruppi – sconosciuti uno all’altro – che mescolano talvolta paesi diversi formando così relazioni internazionali che resteranno attive per decenni. Chi accetta viene formato ed addestrato. Viene inquadrato e pagato. Andrà e farà ciò che gli verrà detto. E’ di nuovo un soldato. Di ventura.

Dal 1946 in poi - è difficile a dire fino a quando- vennero formate in tutta Europa delle truppe speciali professionali che noi conosciamo come Gladio, ma che gli americani e gli inglesi chiamavano stay behind . Resta dietro, letteralmente, ma tradotto dal gergo dell’OSS ( la zia della Cia ) il termine indica anche le truppe nascoste. Come sappiamo si trattava di corpi scelti da utilizzare in forma di guerriglia in caso di attacco del Patto di Varsavia. Ma anche come strumento di azioni sotto copertura, in Italia come nel resto del mondo. Di questa formazione sappiamo inoltre due cose, molto discusse, 1) In Italia la struttura era coordinata – politicamente - quasi certamente da Francesco Cossiga, 2) erano probabilmente diverse migliaia.

Ma sappiamo un’altra cosa, suggerita da alcuni studiosi: queste forze speciali di stanza in Italia vennero usate in altri paesi. Indocina, Africa, Medio Oriente, Sud America nel quadro di corpi ufficialmente privati e mercenari, ma spesso strumento della politica internazionale americana e della Nato. Si formarono cosi legami tra comandi Nato, militanti neri od ex militari saloini, ed i governi internazionali. Questo vale anche per molti paesi europei dove vennero reclutati militanti e militari della parte nazifascista ed utilizzati nello scacchiere internazionale in chiave anti comunista e nel quadro della guerra fredda.

Ad esempio: in Argentina nel 1947 era consigliere di Peron, per la sicurezza interna, il francese Marc Auger ufficiale della Divisone SS Charlemagne. Egli diventò poi, con lo pseudonimo di Saint Loup, scrittore famoso ed accademico di Francia, nonché padre politico di Jean Marie Le Pen. In Spagna consiglieri per i servizi segreti di Franco erano Otto Skorzenj, colui che catturò Mussolini a Campo Imperatore, e Leon Degrelle capo della Divisione SS Vallonia.

Da ciò che sappiamo la formazione speciale Stay Behind proseguì il reclutamento in Italia per tutti i primi anni 50. Così tempo per tempo, vi ruotarono intorno personaggi nuovi, più giovani e provenienti da varie fila dell’estrema destra. Stefano della Chiaie, che negli anni 60 e poi 70 opererà frequentemente in Sud America, Argentina e Cile o Pierluigi Concutelli, che combatterà in Africa, in particolare in Angola con le milizie filo portoghesi.

Personaggi che hanno due piedi, uno nella politica di piazza in Italia, l’altro nelle formazioni militari parallele. Un collegamento che esiste ancora oggi con altri nomi.

Da allora ad oggi

Gli anni 60 e 70, con le stragi il terrorismo la repressione, sono nella nostra memoria recente e come sappiamo, da noi come in diversi altri paesi, si è parlato molto delle formazioni militari parallele come presenza attiva in quel sommerso. Ruoli e compiti clandestini erroneamente attribuiti al SiSde (sistema informazioni sicurezza democratica) che secondo alcuni osservatori – onestamente di parte - venne usato come velo per nascondere la stretta relazione tra formazioni speciali nascoste e l’alleanza militare atlantica.

Inoltre alcuni analisti indicano la partecipazione di queste forze speciali a golpe, come in Grecia, nell’attività eversiva del terrorismo di ogni colorazione o come supporto tattico alle dittature argentine e cilene. Cosi come si rintracciano nelle truppe coloniali in Africa. Congo, Angola, Etiopia. Una catena di presenze che giunge fino alla lunga guerra dei Balcani e che oggi si rintraccia nella guerra d’Ucraina.

Nella prima parte del pezzullo si è fatto accenno ai battaglioni speciali ucraini Azov ed a quelli russi del Dombass a Wagner od ai Ceceni sottolineando come esista una presenza ed un orientamento politico ben preciso di stampo fascista ultra nazionalista, anche di stampo musulmano. Utilizzando parte degli studi in corso evidenziamo provenienza e, ove possibile, quantità di afflusso dei soldati di ventura italiani riconducibili da quell’area ideologica.

Azov è una milizia dichiaratamente nazista. Nasce come prolungamento armato del partito neonazista ucraino Pravy Sector, letteralmente svolta a destra oppure lato destro. Il riferimento ideologico di questi militari è la Milizia Ucraina che dal 1941 fino al 1945 collaborò strettamente coi tedeschi. Un altro importante riferimento ideologico è la 14ma divisione SS ( ukrainische ) e la divisione SS Galizien. Inoltre Azov si ricollega strettamente nella mitologia della formazione ai Fratelli della Foresta. Chi sono costoro? Dal 1945, la fine della guerra ufficiale, si accese una guerra civile ucraina di cui pochissimo si è parlato. I resti della milizia e dei due corpi SS si unirono ai nazionalisti e formarono un corpo franco che combatté per anni contro l’armata rossa. Non erano i soli. Lituania, Lettonia ed Estonia che avevano fornito un grande numero di volontari alle SS nel dopoguerra si trovarono migliaia di giovani nazionalisti perfettamente addestrati che continuarono a combattere contro la Russia. Nacque un movimento complessivo anti comunista, armato e finanziato da UK ed USA, che univa dai baltici agli ucraini. Erano, appunto, i Fratelli della Foresta. Questo corpo franco sostenne l’insurrezione di Budapest del 1956, affiancando le Croci Frecciate, movimento nazionalista e nazista ungherese che guidò – con l’aiuto anche di italiani dei corpi speciali Stay Behind – la rivolta popolare, che, va detto, era partita come una profonda protesta per le misere condizioni di vita. Chi accoppia la repressione di Budapest a quella di Praga ignora i fatti. Niente di strano ignorarli. Da noi per ipocrisia di tutti – DC e PCI tra i primi -la cosa non si è mai approfondita.

Zelenskj non è ufficialmente collegato a Pravy Sector, tuttavia è sicuro che molta parte del suo entourage sia intimamente connessa con la destra e l’estrema destra nazionalista ucraina. Lo scorso anno egli ha conferito il titolo di eroe della patria a Prokopenko, capo militare di Azov, simpatizzante dichiarato di Pravy Sector.

In Italia Casa Pound sostiene apertamente Pravy Sector, ha patti di collaborazione con Azov. Non può dichiarare l’invio di militanti nelle forze militari speciali ucraine poiché l’Italia nega questo permesso a chiunque. Tuttavia sono registrati diversi attivisti, forse qualche decina, che operano sul campo di battaglia proprio con Azov.

Per contro, i filo russi del Dombass hanno una loro milizia armata formata dall’estrema destra russa, ipernazionalista razzista e di stampo fascista. Non bisogna dimenticare che la Russia ha fornito quasi due milioni di volontari alla Germania durante la seconda guerra mondiale. Cosacchi, a sud, a nord i baltici sotto governo russo, molti delle aree della Bielorussia e della parte pre-moscovita. Addirittura un grande generale dell’Armata Rossa, Vlassov, eroe di guerra nel 1941, passò armi e bagagli ai nazisti. La presenza ideologica nera nella Russia comunista è ben nota. Essa è passata attraverso la repressione ed è risorta pubblicamente negli anni 90.

Nel Dombass si concentra la massima presenza delle forze speciali paramilitari riconducibili alla guardia nazionale come alla Wagner,. Larga parte dei miliziani provengono da Rin e Rne , movimenti neonazisti russi legati all’internazionale suprematista bianca.

In Italia Forza Nuova appoggia dichiaratamente il separatismo del Dombass con le stesse logiche, specularmente opposte, che abbiamo visto per Casa Pound.

Nei due schieramenti – ucraini e secessionisti filo russi - sono affluiti volontari e mercenari fascisti e nazisti da tutto il mondo. Per dati di cronaca sono indicati in alcune centinaia, ma probabilmente sono migliaia. Assistiamo ad una guerra sul campo tra parti politicamente avverse pur essendo nella stessa area ideologica.

Non c’è da stupirsi. Lo ha fatto per decenni anche il movimento socialista. Fratture, guerre, movimenti antagonisti. Gli stalinisti dei vari PC ( F.. I..S ) che fucilavano i trotzkisti minoritari nella guerra civile spagnola. E’ la natura umana.

In ogni caso, nella guerra d’Ucraina si stanno consolidando fratellanze e gemellaggi internazionali all’interni delle due fazioni.

Sono fratellanze che ritroviamo ai bordi dei campi di calcio d’ Europa con gli ultras neri che diventano la prima base del reclutamento di teste calde per le formazioni paramilitari. Come fu per le Tigri di Arkan, nella guerra dei Balcani, che erano - nel nucleo base della formazione- gli ultras della Stella Rossa, team di calcio di Belgrado.

Dunque, mentre noi, carinamente, dibattiamo del giusto e dello sbagliato della guerra ucraina, là in piena battaglia si congiunge, si addestra e cresce e un grande movimento paramilitare nero a livello europeo.

Nell’ambito della UE i governi a destra ci vanno per via elettorale, utilizzando la grande paura sociale generata dalle migrazioni e dalle pandemie espandendosi nel campo aperto di un Europa senza più socialisti militanti. Ma i governi eletti in Polonia, Ungheria, Italia, scandinavia e baltico e forse presto in Spagna e Francia potranno godere di una struttura militare ideologicamente schierata che nasce con le radici profondamente immerse nel passato, ma ha sviluppato fronde e frutti nel presente. Che la guerra di Ucraina ha forgiato.

Molti democratici, sinceramente afflitti per la brutale invasione russa, sono oggi vicini alle posizioni della UE e dell’amministrazione Biden, sostengono senza dubbi Zelenskj. Chiedono sostegni sempre più forti. A loro, partendo da questa ipotesi che possono approfondire quanto vogliono, vorrei fare un semplice domanda: stiamo mandando armi sempre più forti e sempre più nuove. A chi, esattamente? Riflettiamo senza remore. Troviamo una risposta.

Nella terza parte del pezzullo svilupperò un ultimo tema. Soldati di S/Ventura l’internazionale nera.

Per la bibliografia, do alcune indicazioni. Relativamente al campo di concentramento, incubatore dell’internazionale nera del dopoguerra, basta digitare su Google, Coltano. Per quanto riguarda la presenza delle forze speciali digitare Stay Behind. Ed in sequenza ricercare Mercenario Italiano. Infine consiglio la lucida analisi sulle milizie nere nella guerra di Ucraina svolta da Limes e sugli articoli precisi e dettagliati di Claudio Vercelli apparsa su JoiMag , la rivista dei ricercatori ebrei.

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