Cassa Depositi e Prestiti finanzia guerra e genocidio

di Marco Bersani - attac-italia.org - 23/08/2025
Dentro il Parlamento nessuno ha qualcosa da dire, a partire dalla Commissione di Vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti?

Cassa Depositi e Prestiti, trasformata in società per azioni nel 2003, è oggi detenuta per l’82,77% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il 15,93% dalle fondazioni bancarie.

Nonostante la privatizzazione più che ventennale, per Cdp dovrebbe valere ancora quanto scritto all’art. 10 del D.M. Ministero dell’Economia del 6 ottobre 2004, ovvero che “I finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti rivolti a Stato, Regioni, Enti Locali, enti pubblici e organismi di diritto pubblico, costituiscono servizio di interesse economico generale”.

Tanto più considerando che su una raccolta complessiva di 356 miliardi di euro gestita da Cdp, ben 291 derivano dal risparmio postale affidatole da oltre 22 milioni di cittadini.

Sappiamo che la trasformazione in società per azioni non è stata una semplice modifica giuridica, bensì uno stravolgimento storico delle funzioni di Cassa Depositi e Prestiti, che per oltre 150 anni aveva utilizzato il risparmio postale per finanziare a tassi agevolati gli investimenti degli enti pubblici, adempiendo di conseguenza ad una precisa funzione pubblica e sociale.

Oggi Cassa Depositi e Prestiti è una sorta di “fondo sovrano” che agisce su tutto il settore economico e finanziario nazionale ed internazionale, avendo come unico scopo il ricavare profitti, agendo spesso in diretto antagonismo con l’interesse generale proclamato nel suo statuto.

Come testimoniano gli investimenti sull’energia fossile, grazie ai quali il nostro Paese detiene un vergognoso quinto posto (dopo Canada, Corea del Sud, Giappone e Cina) nella classifica mondiale dei paesi che destinano molte più risorse a petrolio e gas rispetto a quelle destinate alle energie rinnovabili. D’altronde, non va dimenticato come nel settore energetico Cdp non agisca solo come ente finanziatore, bensì come attore in campo, detenendo il 31,35% di Snam, il 25,96% di Italgas, il 29,85% di Terna e soprattutto il 31,83% di Eni, una delle “big seven” multinazionali del petrolio e del gas.

Ma lo stravolgimento delle funzioni di Cassa Depositi e Prestiti è oggi reso ancor più evidente dallo scenario di guerra e riarmo nel quale le grandi elites finanziarie e industriali e i governi stanno cercando di trascinarci.

Il sito di Cassa Depositi e Prestiti trabocca di valori, di codici etici e di sostenibilità, come si conviene al politically correct di ogni moderna azienda. Ma come si conciliano con la partecipazione al 71% in Fincantieri, società in prima fila nella produzione di armamenti militari, il cui Amministratore Delegato Pierroberto Folgiero ha appena dichiarato: “Con il piano di riarmo, l’Italia ha capito che è bene lucidare i gioielli di famiglia per presentarli al meglio sul mercato internazionale, non solo per scopi industriali ma anche geopolitici”?

L’ultima vergogna di questo percorso -che rende Cdp direttamente complice del genocidio del popolo palestinese- è il recentissimo programma di investimenti avviato da Cassa Depositi e Prestiti verso start up israeliane di punta nei campi dell’Intelligenza Artificiale e dell’informatica quantistica, pensato come alleanza strategica e cooperazione tecnologica di lungo periodo fra i due paesi.

Due domande sono a questo punto irrimandabili: dentro il Parlamento nessuno ha qualcosa da dire, a partire dalla Commissione di Vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti? E fuori dal Parlamento, non è venuto il momento che movimenti, realtà sociali e sindacali mettano al centro delle lotte il contrasto alle scelte qui descritte e rivendichino la socializzazione e la trasformazione di Cassa Depositi e Prestiti?

Tutto ciò che viene dirottato verso la guerra è sottratto a società, natura, beni comuni e diritti.

Non possiamo permetterglielo.

 

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