È di un modesto 5% il calo rilevato tra dicembre e gennaio per le esportazioni di petrolio russo. Il periodo è significativo poiché lo scorso 5 dicembre è entrato in vigore l’embargo europeo sul greggio di Mosca, con effetti che per ora paiono trascurabili.
Le vendite all’estero sono state pari a 3,1 milioni di barili al giorno, 150mila in meno rispetto ai quantitativi medi giornalieri del periodo gennaio-novembre. È quanto emerge dalle analisi di Energy Intelligence. Non che la morbidezza dell’embargo possa sorprendere più di tanto.
Gli osservatori più attenti e obiettivi avevano segnalato sin dall’inizio alcune perplessità sull’effettiva portata delle misure. Anche il tetto al prezzo per ora morde poco. La soglia dei 60 dollari al barile non comporta particolari penalizzazioni rispetto ai valori attuali. Il brent si scambia intorno agli 80 dollari e già da tempo l'”urals” russo veniva venduto a sconto di una ventina di dollari.
Alcuni analisti hanno osservato come, a queste condizioni, il Cremlino sia in grado di finanziare una “never ending war” in Ucraina.
C.V.D. ……. Maurizio Sbrana
Secondo i dati IEA, nel novembre scorso l'Italia registrava il 13% del suo import di greggio dalla Russia. La Germania è al 30%.