15 marzo, in piazza per spronare l’Europa a uscire dalla passività

di Pancho Pardi - Micromega.net - 14/03/2025
Scendiamo in piazza non per sostenere ciecamente la proposta di Von der Leyen ma per esortare l’Europa a proteggere sé stessa.

La proposta di Michele Serra per una manifestazione a favore di un deciso protagonismo dell’Europa risponde a un’esigenza che col tempo diventerà sempre più ineludibile.

Il motivo è evidente. Per volontà di Trump gli Usa riducono e minacciano di togliere l’aiuto militare all’Ucraina bombardata dalla Russia. Invece di sostenere il paese aggredito riconoscono con fervore crescente le ragioni dell’aggressore e preparano con questo un futuro di profittevoli legami affaristici. La Pace promessa è in realtà la resa obbligata dell’Ucraina e la premessa di una spartizione mondiale in cui gli Usa manifestano inusitate intenzioni di annessione di stati sovrani (la Groenlandia, e addirittura il Canada, come la Crimea?) e l’Europa è condannata alla soggezione.

Fino all’altro ieri gli Usa si lamentavano di sostenere il maggior peso economico della Difesa europea ma l’avevano sopportato per una superiore utilità propria: l’Europa democratica era barriera efficace per arginare l’Urss. Ma dopo il crollo del comunismo la sua utilità era declinata. Ora con la presidenza Trump il rovesciamento completo: la priorità è ristabilire rapporti utili con la Russia; in fondo sempre di capitalismo si tratta: quello postdemocratico potrà pure parlare con il cugino senza democrazia! E magari concedergli indulgenza per la ricostituzione di una corona di Stati cuscinetto?  Così la difesa dell’Ucraina è un fastidio anacronistico, e l’Europa dovrà difendersi da sola.

Poiché l’Europa non può implorare l’aiuto negato, dovrà decidere che fare. Difendere l’Ucraina? Difendere sé stessa? I sostenitori della pace a tutti i costi ritengono che non ce ne sia alcun bisogno. La loro linea “Niente armi all’Ucraina!” è applicata da Trump con la precisa intenzione di forzare il paese martoriato ad accettare le condizioni russe. Che l’Europa si difenda dalla Russia è poi considerato del tutto inutile perché la minaccia non esiste: non riesce a sconfiggere l’Ucraina, come potrebbe minacciare l’Europa? Anzi, eliminato l’incomodo ucraino, si potrà finalmente riaprire colloqui fecondi con la Russia riammessa in pompa magna nel nobile circuito europeo. I sostenitori della pace a tutti i costi considerano la liquidazione dell’Ucraina un passo ragionevolmente doloroso ma necessario per ristabilire condizioni di pace in Europa e accusano i promotori della manifestazione del 15 marzo, e chi vi parteciperà, di non capire l’intervento provvidenziale del pacifista Trump che con un colpo da prestigiatore ha eliminato la guerra dalla scena. L’accusa severa di bellicismo (mai da loro rivolta a Putin) la scaraventano contro la Commissione Von der Leyen che vuole gli Stati europei “armati fino ai denti”. E bellicisti siamo pure noi che vogliamo andare a Roma il 15 marzo.

Ma noi vogliamo andarci non per sostenere ciecamente la proposta Von der Layen ma per pretendere che l’Europa esca dalla passività, fronteggi l’improvviso venir meno dello scudo difensivo americano, trovi l’energia per garantire a sé stessa tutta la protezione necessaria che presto le mancherà. Nel mondo sballottato dall’alleanza Trump-Putin una deterrenza in mano europea è l’unica garanzia possibile per scoraggiare intenzioni ostili. E non è più rinviabile la costruzione di una Difesa comune. Da quando nel 1994 con il Memorandum di Budapest l’Ucraina cedette improvvidamente il proprio arsenale nucleare alla Russia, questa ha esercitato un crescendo di aggressività: messa a ferro e fuoco della Cecenia, guerra lampo in Georgia, minaccia fredda al Kazakistan, guerra a basso regime in Donbas, annessione della Crimea con tanto di referendum farsa, invasione dell’Ucraina.  Questa escalation bellicista non preoccupa i sostenitori della pace a tutti i costi. Confidano che se sarà concessa la spartizione dell’Ucraina la Russia si fermerà lì e sono così certi da immaginare per l’Europa un futuro di neutralità continentale, come una gigantesca Svizzera. Ma per non ridursi in balìa di forze superiori la neutralità stessa ha bisogno di essere protetta da un’efficace deterrenza. Anche la neutralità più pacifica deve poter dimostrare che è in grado di difendersi. E cosa dovremmo fare per dimostrare la nostra neutralità? Accettare che la Russia possa impunemente impadronirsi di territori altrui in violazione del diritto internazionale? E per simmetria accettare l’annessione della Groenlandia agli Usa?

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