“Quel grido di pace da Verona” è il titolo dell’articolo di Carlo Rovelli uscito oggi sul Corriere della Sera (pag. 26). È impossibile sfuggire alla necessità di commentarlo. Invito chi non l’ha fatto a leggerlo, perché non posso qui riportarlo per intero. L’autore riferisce di ciò che è stato detto da alcuni oratori durante la grande manifestazione tenuta sabato scorso a Verona. Ed esprime approvazione ed entusiasmo per gli argomenti ascoltati. Non ho quindi il dovere filologico di separare quelle opinioni dalle sue, anche perché l’identificazione è evidente.
Si comincia con la tristezza di Andrea Riccardi per il rifiuto ucraino del cessate il fuoco e la volontà di una guerra a oltranza fino alla completa vittoria. Nessun dubbio viene posto sulla serietà della proposta di cessate il fuoco, avanzata da chi continua a colpire tutti i centri vitali ucraini e le popolazioni civili. Più volte fin dall’inizio del conflitto è stata la Russia di Putin a dichiarare apertamente la volontà di cancellare l’Ucraina e di ridurla a condizioni medievali, ma ciò non viene nemmeno ricordato. Secondo argomento di Riccardi: la completa vittoria significa radere al suolo intere regioni e decine di migliaia di morti. Ma questo è ciò che non l’Ucraina ma la Russia di Putin sta facendo dall’inizio del conflitto! Su ciò nemmeno una parola.
Si continua con Rossella Miccio: ha ricordato che il rifiuto della guerra non è ideologico ma radicato nella conoscenza della guerra e dell’immenso dolore che porta. Giusto, ma dov’è che tutti noi acquisiamo questa conoscenza se non nel paese martoriato dai missili russi? Da parte sua il vescovo Pompili ha lamentato che siamo sempre alla ricerca di un nemico purchessia (Islam, Russia, Cina). Lo demonizziamo e non ci interroghiamo sulle sue ragioni perché ci interessa solo imporre il nostro dominio sul resto del mondo. Argomento ripetuto da molti fin dall’inizio, ma quali sarebbero quelle ragioni? È semplice e implicito: la risposta all’aggressione dell’occidente. Insomma, se la Russia fa la guerra, e la fa nel modo più odioso, la colpa è dell’occidente.
Abbiamo capito: anche Rovelli fa parte della lunga schiera di chi pensa che per evitare tutti gli orrori della guerra aperta e imposta da Putin l’Ucraina avrebbe dovuto arrendersi il primo giorno. Quante rovine e quanti lutti sarebbero stati evitati se l’Ucraina avesse messo il collo sotto il tallone della Russia putiniana! Questo afflato corale si misura con l’esile voce della madre di Elias Canetti che si leva da un libro del figlio: chi comincia una guerra è giusto che la perda.