L'angolo di osservazione della politica italiana offerto dalla Commissione di vigilanza dei sistemi radiotelevisivi è molto istruttivo per vari motivi, ma in particolare costituisce un luogo di addestramento per misurarsi col senso di irrealtà.
Può capitare infatti di ascoltare interventi di membri del centrodestra in cui si sostiene apertamente che la sinistra domina nella Rai, che Berlusconi non ha neanche potere sulle sue reti perché queste sono praticamente in mano a giornalisti di sinistra.
Ma non è necessario stare in Commissione per registrare che Scajola, ministro delle attività produttive, convoca i vertici Rai per discutere la questione Anno Zero e le sue conseguenze. E ci tocca sentire i pasdaran di destra che propongono il non pagamento del canone perché la Rai è troppo di sinistra. Cosa sarà mai la questione Anno Zero?
La trasmissione ha, con grande successo di pubblico, reso noto in televisione ciò che da mesi tutta la stampa mondiale aveva tutti i giorni nelle prime pagine: il giro di donne a pagamento nelle residenze del presidente del consiglio. Cose ormai notissime a chiunque dia un'occhiata ai giornali ma ignote ai milioni di spettatori Rai che si informano solo attraverso il TG1 di Minzolini. La puntata aveva anche ben garantito il cosiddetto contraddittorio (quello che Berlusconi non ammette nelle sue interviste). Ma evidentemente non è stato tollerato che ciò che era stato tenuto lontano dagli schermi televisivi vi entrasse anche con una comparsa, peraltro assai castigata, della signora che aveva rivelato la sua partecipazione a pagamento sul lettone di Putin.
Ora Scajola non ha alcun diritto di convocare i vertici Rai per il motivo elementare che il controllo sulla Rai non appartiene al governo ma al Parlamento e quindi alla Commissione di vigilanza. Ha trovato il trucco di motivare la convocazione con la necessità di discutere l'applicazione del contratto di servizio che la Rai ha col il governo. Ma è un trucco: con questa formula il governo vuole in realtà mettere bocca su contenuti e forme delle trasmissioni Rai.
Attenzione: il contratto di servizio è in scadenza e si hanno già anticipazioni (Valentini oggi su Repubblica) sulle novità che la maggioranza vuole introdurre nel nuovo contratto. E il viceministro Romani, da sempre longa manus di Berlusconi nelle questioni televisive, non si è fatto scrupolo di far capire che col nuovo contratto di servizio il governo ha intenzione di sindacare più da vicino e in modo più stringente i programmi Rai.
Il direttore generale Masi rifiuta come inverosimile la formula Raiset, che rappresenta la forma monopolistica del duopolio televisivo italiano. La formula è in realtà insufficiente. Il governo ha indebolito la Rai dal punto di vista finanziario (meno 50-60 milioni all'anno per il mancato accordo con Sky), ha ridotto la sua raccolta pubblicitaria e ora vuole mettere sotto tutela i programmi informativi di maggior successo. Tutto a favore di Mediaset. C'è ormai un monopolio ma il primo soggetto attivo non è più la Rai ma Mediaset. Se si deve giocare con le parole non Raiset ma Mediarai.