Difendetevi ma non troppo, potreste impedire la pace. E contrattaccare è addirittura delirio di onnipotenza. Nell’opinione pubblica che si considera pacifista l’Ucraina è vissuta con un sentimento ambivalente. Vittima aggredita e martoriata riceve solidarietà e affetto, ma se osa andare oltre il ruolo dell’umiliata e offesa allora la sua non è più autodifesa ma controaggressione. Se la Russia lancia al giorno trenta missili a lunga gittata e l’antiaerea ucraina ne abbatte venticinque, questa è autodifesa e dei cinque missili che colpiscono l’obbiettivo, di solito civile, morte e distruzione vanno nel bilancio della fatalità bellica. Questa dovrebbe generare solo cristiana rassegnazione: l’opinione pubblica pacifista non concepisce che ognuno di quei cinque missili alimenta il conto ormai smisurato del risarcimento dei danni subiti, materiali e immateriali, economici e umani. Ma se l’Ucraina, potendo, rispondesse con missili a lunga gittata sul territorio russo questo non andrebbe bene: non ha capito che lo impediscono le regole della guerra asimmetrica? Gli aggressori possono fare quello che vogliono, gli aggrediti possono solo difendersi sperando nella compassione universale. Cinque missili al giorno che colpiscono obbiettivi civili ovunque in Ucraina serviranno ad alimentarla. Ma gli aggrediti la perderanno se solo si azzardano a uscire dal ruolo che Putin ha disegnato per loro. E’ tanto vera la regola dell’asimmetria che gli alleati occidentali guerrafondai si guardano bene dal fornire agli aggrediti i missili di cui hanno bisogno. E’ la celebre linea rossa: gli aggressori possono oltrepassarla ogni giorno; gli aggrediti devono rispettarla come limite invalicabile.
In realtà stabilire il limite oltre il quale la difesa diventa attacco rischia di essere questione accademica. Ma soprattutto è operazione a senso unico. Chi discetta sull’argomento non si è mai posto il problema dei limiti dell’attacco: fino a dove si può spingere? I russi ritenevano all’inizio di poter partire dalla presa di Kiev e quindi non si ponevano limiti, confortati da Berlusconi autore di una memorabile sintesi: Putin voleva solo mettere persone per bene al governo dell’Ucraina. Si dovrà allora ammettere che la difesa dell’Ucraina riterrà compiuto il proprio dovere quando l’esercito russo sarà spinto dentro i confini russi.
Ma l’opinione pubblica pacifista vuole la pace prima di questo esito e anzi lo considera come la pretesa di vincere la guerra. La critica più energica si abbatte su Zelensky perché lo sostiene senza cedimenti. Il suo paese è invaso: vincere la guerra significa ricacciare l’invasore fuori dai suoi confini. Cosa dovrebbe dire al suo popolo: il nostro obbiettivo è non ricacciare l’invasore fuori dall’Ucraina? E’ perdere la guerra? Davvero una bella pretesa: l’Ucraina dovrebbe rinunciare al diritto della difesa! Di più: siccome sostiene questo diritto fino alle sue ultime conseguenze allora l’appello di Zelensky a vincere viene assimilato al famoso e fortunatamente fasullo appello di Mussolini. E’ così irritante l’efficacia della autodifesa ucraina che per denigrarla si deve ricorrere a un paragone impossibile? Mussolini aveva dichiarato guerra, Zelensky ha subito una guerra non dichiarata; Mussolini era un dittatore, Zelensky un presidente eletto; l’Italia era alleata dei nazisti, l’Ucraina deve subire l’impero postsovietico. Per rivolgersi al suo popolo un presidente eletto dovrebbe scegliere le parole suggerite da chi teorizza che gli aggrediti vanno disarmati mentre nessuno è in grado di disarmare gli aggressori?
Colpisce, nell’opinione pubblica pacifista, lo spostamento dell’attenzione da Putin a Zelensky. Putin ha inventato la guerra, fino dai tempi indimenticabili della Cecenia. Ma è Zelensky che, solo per voler difendere il suo paese, viene accusato di delirio di onnipotenza pari a quello dell’aggressore. Per non delirare dovrebbe arrendersi? Tutti voi che volete far finire la guerra rivolgetevi a chi l’ha incominciata e vediamo se vi darà ascolto. E lasciate a chi vuole difendersi il duro compito che la sorte gli ha inflitto. Ulteriori tormenti solo i santi possono sopportarli.