Il discorso di Putin alla Duma

di Pancho Pardi - 09/07/2022
Chi pensava che l'Occidente non ha mai voluto la via per il negoziato e che bastava dire chiaro che "non si doveva umiliare Putin" per accedere a una trattativa, adesso dovrà affrontare un serio ripensamento

Il discorso di Putin alla Duma di cui riferiscono i giornali di oggi venerdì 8 luglio ha il pregio di fare estrema chiarezza. Se non fosse bastata l'invasione dell'Ucraina con tutto il suo corredo di stragi di civili, missili su quartieri residenziali, spianamento delle città contese (quelle russofone, distrutte per liberare i russofili), furto sistematico dell'acciaio e del grano, deportazioni di massa verso destinazioni orientali ignote, adesso la dichiarazione è plateale: in Ucraina abbiamo appena incominciato. Se l'Occidente pensa di fermarci ci provi.

Chi pensava che l'Occidente non ha mai voluto la via per il negoziato e che bastava dire chiaro che "non si doveva umiliare Putin" per accedere a una trattativa, adesso dovrà affrontare un serio ripensamento. Quale negoziato è immaginabile con chi minaccia un ampliamento del conflitto? Con chi dichiara che vuole non la pace ma la guerra? Con chi non ha mai smesso di praticarla dalla Cecenia in poi?

Negli ultimi giorni ci siamo sentiti noi spinti al ripensamento dal dettato di Erdogan alla Svezia e dalla sua pretesa di riavere in mano i curdi dissidenti in cambio dell'assenso all'ingresso nella NATO. Dal suo gesto di offrirsi come unico garante possibile per lo sblocco dei grani giacenti e in via di deterioramento nei silos ucraini (che la Russia continua imperterrita a bombardare). In che mani ci siamo cacciati! A chi siamo costretti a ricorrere! A quale apostolo della democrazia! Di fronte alle porte strette imboccate dalla diplomazia occidentale, ai graduali peggioramenti di una situazione negativa, poteva apparire di nuovo meno velleitaria la posizione di chi aveva continuato a criticare la scelta bellica e a riproporre un orizzonte d'azione di pace più ampio, fondato più sull'Onu che sulla NATO.

Ma Putin ci ricorda che non siamo noi che facciamo la guerra a lui. È lui, con la sua Russia, che vuole la guerra e la pratica. Vuole ricreare il suo impero impossibile, vuole riavere gli Stati satelliti che ha irrimediabilmente perduto. Fa combattere la sua Russia per valori tradizionali inventati (la Storia Millenaria) cui il popolo è obbligato per legge, e che la classe dirigente invece si permette di ignorare e violare, in patria e all'estero. Questo è il punto debole della nuova Grande Guerra Patriottica. Quando la sua Russia scoprirà che ha scarso vantaggio a essere Sua? La Grande Prospettiva Zarista è reale e desiderabile o solo uno strumento di dominio?  Noi non possiamo indurre i russi a salvare la Russia da Putin, ma contrastare con fermezza il suo esercito imperialista può avere un'efficacia persuasiva.

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