Cari cittadini italiani,
mentre siete ancora tutti presi dalle preoccupazioni per la pandemia non ancora finita, quasi tutti tra voi si saranno dimenticati che il 20 settembre prossimo si voterà per decidere tramite referendum la riduzione del numero dei parlamentari. Occorrerà invece che ci pensiate seriamente per andare a votare con la mente sgombra dagli inganni che il referendum nasconde in sé.
Prendiamo di petto il tema centrale. Chi vi invita, certo del vostro assenso entusiastico, a votare Sì al taglio dei parlamentari vi propone un ragionamento brutale: i parlamentari sono una casta senza merito e senza qualità; meno ce ne sono meglio è. 400deputati al posto di 630 e 200 senatori al posto di 315 costano meno. Quindi sforbiciamo il numero, riduciamo il costo: il giudizio sulla rappresentanza politica ridotto a una questione di spesa.
Noi che vi preghiamo di considerare le ragioni del No non vogliamo perdere tempo a discutere la rilevanza economica della cosa. Il risparmio per lo Stato sarebbe un'inezia di fronte a spese assai più rilevanti. Camera e Senato, nella loro struttura, costano molto di più di tutti gli eletti messi insieme. Cosa vogliamo fare allora? Per il loro costo abolire Camera e Senato?
Ma il ricorso alla propaganda sui costi cela un ragionamento più pericoloso. Chi vi chiede il Sì vi induce a aderire a un pensiero insidioso: la rappresentanza politica dei cittadini serve a poco; più che dei loro rappresentanti i cittadini hanno bisogno di un governo e questo governo non deve essere impacciato dalle lentezze e dalle incapacità dei rappresentanti. Era questo il ragionamento alla base delle modifiche costituzionali presentate nel 2006 dal governo Berlusconi e nel 2016 dal governo Renzi. Entrambe le abbiamo battute nei referendum di quegli anni. Fallito il disegno di una grande rovinosa modifica costituzionale ora ci riprovano per parti separate: taglio dei parlamentari, regionalismo differenziato e chissà cos'altro.
I sostenitori del Sì hanno un punto a loro favore: i Parlamenti e i parlamentari hanno spesso fatto di tutto per perdere il loro prestigio. Noi dobbiamo avere l'onestà di rispondere che non questo Parlamento, non questi parlamentari vogliamo salvare. Noi vogliamo salvare prima di tutto il diritto democratico alla rappresentanza politica. Noi lottiamo per un Parlamento degno del suo nome e per parlamentari capaci di essere rappresentanti del popolo italiano. Quando pensiamo al Parlamento lo immaginiamo formato dai migliori tra noi cittadini.
I sostenitori del Si hanno un punto debole. Secondo la costituzione il governo nasce dal Parlamento. Un Parlamento svilito quale prestigio può dare al governo che nasce nel suo seno? Qualcuno del Sì arriverà allora a dirvi che il vero rimedio è votare solo per un governo, ma allora svelerà la sua ignoranza abissale. La democrazia è fondata sull'equilibrio e il controllo dei poteri. Se c'è, per quanto votato, solo il governo e il Parlamento è ridotto a un'ombra, chi eserciterà il controllo?
Torniamo ai numeri. La società è certo composta di grandi corpi, ma anche di piccoli corpi spesso preziosi. Con numeri ridotti la rappresentanza sarà più difficile anche con la più ferrea legge elettorale proporzionale. Ma se si votasse con un sistema maggioritario la rappresentanza sarebbe semplicemente impossibile. Solo una maggioranza gonfiata, solo un governo senza controllo, niente minoranza, niente opposizione, niente equilibrio dei poteri costituzionali. Vogliamo questo?
Questo referendum si giudica anche da come è nato. Nella maniera più bislacca: il taglio dei parlamentari lo volevano solo i 5Stelle, il PD non lo voleva, ma quando Salvini si è suicidato il PD ha barattato la continuità della legislatura con la legge di modifica costituzionale che riduce i parlamentari. È solo in virtù di questa giravolta che ci troviamo obbligati a votare in un referendum da affrontare senza discussione pubblica: un vero e proprio referendum clandestino. È per questo che i sostenitori del Sì sono certi di vincere.
Diciamogli NO.