Ho sottoscritto ieri l'altro, insieme a tantissimi altri, una lettera aperta a sostegno del governo Conte e non me ne pento. Era necessaria nel momento in cui Renzi portava a compimento la sua opera volta scassare la maggioranza e affossare il governo. Ora la situazione è rapidamente mutata.
I 5Stelle si sentono vincolati alla lealtà nei confronti del presidente del consiglio da loro proposto. In una politica in cui i furbi si fanno un merito di rovesciare alleanze e patti di coalizione, la lealtà è certo ammirevole. Ma una forza politica che ha ancora, e fino alla fine della legislatura, la presenza maggiore nelle assemblee elettive non può per ripicca confinarsi in un ruolo minoritario che la esclude dalla manutenzione di quanto di buono è stato fatto finora e dalla possibilità di influire sulla gestione del futuro.
Prima di tutto non deve accettare e subire la tesi secondo la quale l'affossatore del suo governo è il vincitore e il regista della nomina di Draghi. Deve saper distinguere. L'opera distruttiva è tutta di Renzi, ma l'opera costruttiva è di Mattarella e solo a lui ne va il merito. I 5Stelle preferivano Conte a Draghi, ma Conte si è dimesso e il suo ritorno nel ruolo è del tutto impossibile. Anzi, di fronte allo smarrimento del partito e al rischio di divisioni dilanianti, Conte stesso, in nome del suo prestigio, dovrebbe sentire il dovere di esercitare opera di calma e persuasione.
I 5Stelle, per essenziali motivi (sanitari, sociali, economici), non volevano le elezioni: il governo Draghi è l'unico modo per evitarle. I 5Stelle hanno contribuito a costruire una maggioranza a forte vocazione europea e antisovranista: con l'opposizione a Draghi si collocherebbero fuori di quel contesto. I 5Stelle avevano iniziato a discutere la possibilità di un'alleanza più estesa e organica di centrosinistra: con la scelta dell'autoesclusione renderebbero vano questo progetto.
Il momento è difficile ma in politica i momenti facili o non esistono o sono ingannevoli. Tra la prospettiva della disgregazione e la possibilità di un rinnovamento creativo la forza di maggioranza relativa, cui spetta più che a tutti salvaguardare la centralità del Parlamento, non può avere esitazioni.