Nel definire la Figura e la vita di Matteotti attraverso un preliminare molto frettoloso - “..aveva attaccato il governo di Mussolini, reo di aver perpetrato brogli elettorali di ogni tipo, non esclusa la coercizione, la sottrazione di schede e loro contraffazione, insomma: elezioni illegali, assolutamente da rifare, perché truffaldine. Ma non fu per questa accusa, pur supportata da prove inoppugnabili, che fu ammazzato. Dietro c’era molto di più e di peggio..” - emergono a mio parere, una serie di distorsioni e di “semplificazioni” che non fanno giustizia dell’immenso valore dell’Uomo politico e della Persona di Giacomo Matteotti trascurandone ,sorvolando quasi ,i tratti nettissimi di anticipatore(“capofila ideale di una un lunga catena che porta alla Costituzione “ lo ha definito Liliana Segre ).
Mi soffermo solo un attimo per rigettare e respingere ab himis le affermazioni che Matteotti fu ucciso preterintenzionalmente dal “ Poveromo di nome e di fatto “ che faceva parte della squadraccia di assassini capitanati dal Dumini ( che tutto era tranne “ un tal Dumini” ,uomo di Mussolini e della polizia politica CEKA “ suo assiduo frequentatore ).Ove fosse necessario sta a dimostrarlo la grande quantità di macchie di sangue di cui era ricoperto l’interno dell’auto e la chiara forma di ferita da oggetto appuntito riscontrata nel torace .
Dalla questione “ Siclair Oil “ spesso e da piu parti viene ricavata la definizione di “ vera ragione” sottostante all’assassinio di Matteotti , quasi a voler ridurre il suo coraggio e sacrificio a questo “affaire” ,ma essa contrasta con la certezza storica documentata che egli avendo tra il 21 e il 22 aprile raggiunto in gran segreto l’Inghilterra a Londra ebbe una serie di incontri con i dirigenti del partito laburista e con alcuni membri del governo di R. MacDonald..Quel poco che si sa sul contenuto dei colloqui londinesi lo si deve a uno scarno appunto di recente pubblicazione proveniente dagli archivi laburisti, il quale rivela che egli discusse con i dirigenti anche di due questioni che erano da tempo all’attenzione del governo fascista: la legalizzazione delle case da gioco e la convenzione con la compagnia petrolifera americana Sinclair Oil. Matteotti lo affermò esplicitamente in un articolo che apparve postumo, nel luglio 1924, sulla rivista English Life : «Noi siamo già a conoscenza – scriveva – di molte gravi irregolarità riguardanti questa concessione. Alti funzionari possono essere accusati di ignobile corruzione e del più vergognoso peculato». Contrasta perché Matteotti non ne fece affatto una questione preminente nella sua lotta al fascismo ,che era di natura assai piu composita articolata diuturna e indefessa e anzi avrebbe avuto tutto l’interesse a non rigettare con forza l’esito delle elezioni per giocare la sua carta documentale in sicura sottotraccia.
Il 30 Maggio 1924 era convocata la seduta iniziale della nuova legislatura nella quale egli aveva avuto l’incarico di esprimere le posizioni dei socialisti Unitari -PSU- di cui era segretario.
In questa occasione appare limpidissima la sua principale consapevolezza di uomo politico. Nelle elezioni de 6 aprile infatti Il partito aveva ottenuto un’ottima affermazione, grazie a tutte le piu importanti città dove meno aveva potuto la caccia all’uomo fascista ,come Milano, risultando primo fra tutti i partiti di opposizione. Ma ,consapevole che i collaborazionisti di ogni schieramento non erano ancora definitivamente neutralizzati ,anche in considerazione del successo ottenuto dal «listone» governativo ,per rintuzzarne i tentativi trasformistici bisognava alzare ancora di più il livello dello scontro con il governo fascista.
Se è verosimile e presumibile ,dunque ,che la borsa che portava quel 10 Giugno fatale contenesse i documenti della denuncia del malaffare, è del tutto vero che il discorso del 30 Maggio si svolge in una più alta dimensione squisitamente politica Infatti ,in quel che semplicisticamente e riduttivamente si definisce denuncia di “ brogli ,coercizioni..azioni truffaldine ..” è contenuta la Summa della sua esemplare percezione del fascismo come regime e della cancellazione di ogni diritto di democrazia liberale da un lato , e del valore delle forme del socialismo democratico, graduale radicale ma non rivoluzionario nel senso del nascente stalinismo.
Egli non tardò a comprendere il pericolo che per le organizzazioni operaie rappresentava il neonato movimento fascista. Ma capì subito l’affermarsi del fascismo come reazione alle importanti conquiste ottenute attraverso le grandi lotte contadine del 1919 e del 1920. Il fascismo era quindi la risposta violenta della borghesia agraria ai propri interessi lesi dai nuovi patti agrari. Vi era in essa implicita la convinzione - ahimè presto delusa- del sostegno ai valori della democrazia, contro l’illegalità
fascista, di ampi settori della borghesia, soprattutto nei ceti medi urbani. Perciò una lotta coerentemente condotta dal proletariato , svincolato dallo slogan della sua “dittatura” , in difesa delle istituzioni democratiche, avrebbe potuto rappresentare, a suo avviso, il collante di un’alleanza tra movimento socialista e settori non trascurabili dei ceti medi e della borghesia democratica .Diventò così l’obiettivo principale dell’odio dello squadrismo ,subendo già Il 12 marzo 1921 una gravissima violenza dai fascisti di Castelguglielmo.
Le sue erano le posizioni di un riformismo coerente. Il primato che Matteotti attribuiva alle lotte sindacali e l’accento da lui costantemente posto sul volontarismo e sulla preminenza dell’azione nella lotta politica lo affiancano in maniera originale alle idee di Sorel e Bergson. Si manifestava la sua antica diffidenza per le dispute dottrinarie, fonti di divisioni, mentre solo l’azione e le lotte economiche potevano rappresentare un terreno d’intesa e di ricomposizione unitaria delle classi lavoratrici e difatti Il biennio rosso lo vide impegnato a dirigere le lotte bracciantili e contadine per il rinnovo dei patti agrari e a fronteggiare, dall’inizio del 1921, il nascente squadrismo fascista padano particolarmente violento e rozzamente feroce.
Nelle tante ( assai tadive ) “considerazioni sulla morte di Matteotti ,manca proprio una certezza storica ( quella che per parte mia che in questi mesi ho meditato a lungo per aver letto e riletto infine volta il discorso del 30 Maggio ,che abbiamo riproposto drammaticamente con interpreti nell’aula del “ piccolo parlamento” del Consiglio comunale con gli studenti dei Licei di Acireale per preparare proprio nei cent’anni di quel giorno una grande Commemorazione cittadina ) per rigettare ciò che viene troppo superficialmente considerato una “ coraggiosa” contestazione di “brogli” ,( ma definiamole per favore assai piu propriamente violenze e crimini inauditi ) che pure egli da uomo pragmatico ,fermamente implacabile nel dimostrare fatti e circostanze, elencò minutamente con fermezza.
Quello del 30 Maggio è la prima articolata irremovibile puntualissima rivelazione del fascismo-regime che se non era ancora acclarato , mantenendo strumentalmente i tratti sbiaditi e formali della democrazia “ liberale “ , egli fu il primo a percepire tale dall’indomani della marcia su Roma e che ben descrisse in “ Un anno di dominazione fascista “.
L’enorme grandezza della percezione politica di Matteotti sta in quel discorso durante il quale egli resistette come una roccia, elencando ,ad una ad una tutte le prerogative della natura della Democrazia liberale calpestate e soffocate il cui rispetto e salvaguardia ineludibili consentivano lo sviluppo pacifico ,combattivo si ma non violento e dittatoriale, di un Socialismo sempre piu vasto e condiviso , mentre i liberali ( Amendola ) erano presenti, in silenzio,così come i comunisti ( Gramsci )e i Popolari ( Sturzo) , rivendicandone una concezione di base imprescindibile che egli assai originalmente riusciva a coniugare con le forme e i valori del sindacalismo e delle leghe fortemente azioniste, senza le tragiche connotazioni del comunismo terzinternazionalista che aveva causato la scissione del 1921 a Livorno voluta e manovrata dal cinismo feroce del bolscevismo stalinista.
Nessuno meglio di Matteotti , egregio uomo di diritto e di finanza ,di grande esperienza amministrativa di base messa disposizione di ogni municipio ,poteva comprendere la reale natura dell’affare della società petrolifera americana . Ma definirlo tout court il “ vero motivo” è ,con tutto il rispetto, una cecità e una diminuzione della valenza storica ed esistenziale della sua Memoria ,finalmente dispiegata oggi dopo un lungo silenzio nei contenuti e nell’agire incontestabile dell’Uomo che Mussolini considerava bene il vero, l’unico ,tenace oppositore alla sua persona e alla sua volontà sopraffattrice e che doveva essere perciò soppresso.
Dall’assassinio feroce di Giacomo Matteotti discende il dovere ineludibile di non parlare al condizionale, ma all’indicativo presente. E anche futuro.
Di seguito riporto il tratto del pensiero di Antonio Scurati che ha curato il PODCAST per " Repubblica ":
"...L’antifascismo, a dispetto del suo prefisso, è innanzitutto a favore, è per qualcosa, prima di essere contro; è per la democrazia, dunque contro il dispotismo (sia esso dittatura aperta oppure autocrazia, autoritarismo, intolleranza); è per la pace, dunque contro la guerra (salvo in rarissimi casi di necessità); è per il progresso, dunque contro la reazione; è per la ragione, dunque contro la violenza; è per la legalità, dunque contro l’illegalismo; è per il lavoro, dunque contro lo sfruttamento; è per la comunione internazionale tra i popoli, dunque i nazionalismi (in ogni declinazione, compreso quella sovranista); per la tenue speranza nel futuro contro la rabbiosa nostalgia del passato, per la fragile bellezza del Parlamento contro la seduzione dell’uomo forte, per i diritti di tutti contro l’arbitrio di pochi ..” ( Antonio Scurati )
Rosario Patanè