Mentre una valanga di provocazioni caratterizza le prime settimane alla Casa Bianca di Donald Trump in politica estera, dove la foga di imporre il nuovo corso dell’America “tornata grande”, il neo presidente oltre a volere la deportazione di 2 milioni di palestinesi da Gaza con una politica coloniale, è anche ai ferri corti con alleati, vicini e rivali dall’Europa al Medio Oriente, dalla Groenlandia alla Russia, alla Cina, dai BRICS all’America Latina, al Canale di Panama, nonché con l’avvio della politica dei dazi alla quale la Cina risponde colpo su colpo. .
Che si tratti di passi falsi come credo o dell’ostentazione della forza che Washington intende utilizzare e non solo minacciare per dirimere le contese con alleati e rivali, solo il tempo potrà dirlo.
Ma in questo contesto cosa fa l’Europa?
Mentre sulla tragedia di GAZA l’Europa ha fatto come gli struzzi finendo per far massacrare 100.000 persone e distruggere case, ospedali, scuole, chiese.. divenendo complice del massacratore Netanyahu, oggi Ursula Von Der Leyen (in data 3 febbraio 2025) ha riunito il Consiglio Europeo per parlare di eventuali risposte alle politiche dei dazi imposte da Trump nonché della “necessità” di politiche di riarmamento generalizzato dei Paesi Europei.
Ma sulle politiche dei dazi la Von der Leyen ha balbettato, mentre la Presidente della BCE Christine Lagarde, ha affermato che alla minaccia di Donald Trump di imporre dazi doganali sui prodotti europei, bisogna rispondere cercando un accordo offrendogli di acquistare più merci degli Stati Uniti, dando così spazio alla inconsistente Meloni, (rinominata Ministro del Coniglio, per non essersi presentata in Parlamento in merito alla vicenda Elmasry) di portare avanti un tentativo di accordo facendo da tappeto a Trump in base alle richieste fatte da lui assieme ad Elon Musk.
Quindi è prevedibile o un accordo di basso profilo per l’Europa o molto più probabilmente saranno i vari Paesi della UE a fare le proprie politiche protezioniste, scaricando di fatto gli oneri dei dazi sui cittadini e consumatori, impoverendo ancor più le fasce più deboli.
Ma è sugli armamenti che la UE tenta un cambio nelle geopolitiche internazionali.
Sappiamo che al monito lanciato da Trump a Vladimir Putin affinché negozi sull’Ucraina, i Russi hanno fatto seguito dando molti segnali di distensione, con il Cremlino che si è dichiarato disponibile a trattare con Zelenskj, nonostante sia considerato un Presidente illegittimo a cui è scaduto il mandato presidenziale.
E’ in questo contesto che l’Europa oltre ad aver dimostrato tutta la sua pochezza diplomatica, da un eventuale accordo tra Russi ed Ucraini, non può che uscirne sicuramente sconfitta , visto che puntava assieme alla Nato a far continuare la guerra per procura all’Ucraina contro la Russia , dicendo che armare l’Ucraina è armare l’Europa.
Ma l’imperialismo europeo non si arrende , rilancia la politica guerrafondaia, ed attraverso il combinato dei poteri nazionali confederali, federali, tentando la centralizzazione pluralista degli interessi delle frazioni e dei gruppi fondamentali “politici economici” che si esprimono all’interno di una linea generale della finanza e borghesia Europea, compreso quella della Gran Bretagna, con il rilancio massiccio degli armamenti in difesa da quello che la NATO/USA hanno sempre considerato il nemico numero uno: la Russia.
Naturalmente il falco segretario della NATO Mark Rutte non ha perso l’occasione per spingere in avanti , sostenendo in accordo con la Commissione Europea, che è arrivato il momento di portare la spesa per armamenti al 3% del PIL , mentre per ridurre il debito monetario dei vari Paesi ma soprattutto come sappiamo è quello dell’Italia che ammonta a 2.860 miliardi di Euro, propongono ridurre la spesa pubblica per il sociale (pensioni, servizi ai cittadini, sanità, scuola, casa) con il ministro della difesa Crosetto che ha fatto salti di gioia.
E’ in questo contesto, che per la prima volta la UE ha nominato un Commissario alla difesa Europea : il Lituano Andrius Kubilius che nel suo discorso condiviso anche dalla Von Der Leyen , ha preso la prima “cantonata” dicendo : che il “nostro nemico” Russo spende in armamenti il 9% del PIL e l’Europa solo 1,9” senza dire che il PIL totale della Russia è di 2.000 miliardi di Euro quello dell’Europa è di 19.000 miliardi di Euro .
Se consideriamo anche che a capo della diplomazia Europea c’è una presidente Estone , vediamo che siamo in presenza di Commissari che danno spazio al tropismo antirusso e filoamericano (nonostante Trump) e che continuano a ripromettersi di utilizzare il conflitto Ucraina/USA/NATO- Russia , come catalizzatore del riarmo Europeo.
Non dimentichiamo nemmeno che nella sessione plenaria del 23 gennaio u.s. , il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione indegna, con la quale mette sullo stesso piano il Comunismo con il Nazismo invitando tutti i Paesi della UE a divulgare nelle scuole i crimini del Comunismo (sic).
Quindi le elezioni presidenziali americane con la vittoria di Trump, hanno rafforzato le tensioni geopolitiche dando “la sveglia” al rapporto di Mario Draghi e Enrico Letta, attraverso una tabella di marcia… mettendo in conto un nuovo debito europeo finalizzato agli armamenti , continuando a considerare anche la nuova fase con una possibile trattativa tra Russia ed Ucraina non sufficiente a garantire la pace ed un’occasione per ripresentare l’imperialismo Europeo, lanciando un appello alle politiche “che chiamano di difesa Europea” attraverso un bilancio comune per la difesa molto più elevato.
Va anche notato, che la borghesia imprenditoriale, ha subito fiutato la prospettiva di un business nello sviluppo degli armamenti ed i rappresentanti delle principali aziende militari europee tra cui quelle Inglesi, si sono incontrati a fine anno 2024, per discutere come spartirsi il “malloppo” a bordo della portaerei britannica HMS QUEEN ELIZABETH , durante uno scalo nel porto di Amburgo.
Ma nonostante ciò, non ci sono ad oggi, garanzie sull’efficacia del processo di riarmamento, perché ancora non è chiaro quanto possa pesare l’intenzione Tedesca di dare priorità alla ricostruzione del proprio dispositivo bellico nazionale. Ciò anche se Draghi nel suo Rapporto alla UE ha sostento che è all’interno della Alleanza Atlantica deve avvenire l’autonomia strategica dell’Unione Europea, questa posizione è sostenuta anche dagli interventi “tutti politici” della finanza, soprattutto dai Presidenti delle Banche Francesi, Tedesca ed Europea che vedono una sponda allo sviluppo da portare avanti assieme alla revisione del Green Deal, chiesto a gran voce dalle Confindustrie di tutti i Paesi, accodandosi di fatto alle scelte di Trump che ha stracciato l’accordo sul clima della COP 21 fatto a Parigi nel 2016.
E’ proprio in questo contesto che si fa anche strada, la pianificazione Europea di truppe di interposizione da inviare in Ucraina anche se un accordo sulle garanzie di sicurezza per Kiev sembra ancora distante , ma evidentemente il cambiamento è nell’aria, visto che anche il Presidente Zelensky da una parte cerca di regalare a Trump le sue risorse minerali e beni più preziosi per continuare ad avere il sostegno USA, dall’altra ha ammesso che la Crimea e la parte del Donbass occupata dalla Russia non potranno essere riconquistate militarmente quindi l’Ucraina dovrà fare affidamento all’azione diplomatica e non più a vincere la guerra come ha sempre affermato assieme ai governanti Europei causando morti di centinaia di migliaia di persone e distruzioni.
Oggi l’ipotesi più probabile su cui lavorano al Pentagono USA, ma difficilmente accettata dalla Russia , è quella “Coreana” un armistizio lungo l’attuale linea del fronte trasformandolo in un conflitto congelato dove Kiev sarebbe appunto garantita da una forza Europea.
Occorre infine rilevare che per quanto riguarda i progetti di difesa congiunta, i Paesi membri della UE nella loro foga imperialista, stanno discutendo di un fondo comune di oltre 500 miliardi di Euro creando un veicolo finanziario gestito dalla Banca Europea per gli investimenti con obbligazioni sostenute da garanzie nazionali da parte dei vari governi coinvolti, che naturalmente lo farebbero garantendo le risorse necessarie per gli armamenti attraverso il taglio della spesa pubblica e sociale, anche se come già sopra ho ricordato la posizione della Germania è incerta in attesa delle elezioni politiche .
Ultima considerazione : questo processo di riarmamento e di forza di interposizione in Ucraina , non potrebbe che essere considerata come una contrapposizione strategica con Mosca, perpetuata in un momento di sconvolgimenti politici Mondiali con una prospettiva di rischio conflittuale dell’Europa con la Russia .
Umberto Franchi