Oggi in Italia il 58% delle pensioni non raggiungono le 1000 euro mensili ed il 32% dei pensionati vive solo con quel reddito. Quindi 2,1 milione di pensionati vive con 515,59 euro mensili ed altri 3,8 milioni di pensionati con una cifra sempre tra i 515 ed i 1000 euro mensili. Per cui non hanno nemmeno il cibo e tutto il necessario per vivere.
Ma cosa è avvenuto in Italia per ridurre i pensionati alla fame ?
La prima e più importante riforma delle pensioni italiane venne fatta nel 1969. Essa nacque in un contesto di lotte di operai, e studenti , dopo uno sciopero generale di 8 ore che vide l’Italia completamente ferma. Chiusi anche i negozi, i teatri, i cinema, le manifestazioni sportive, ecc...
Fu il Ministro socialista Brodolini , per la precisione il 30 aprile 1969 a fare la riforma ed era fondata su tre pilastri .
ESSA PREVEDEVA :
- Il passaggio dal sistema a capitalizzazione contributiva a quello retributivo, in base alla media delle retribuzioni degli ultimi 5 anni di lavoro, con un incremento sostanziale delle pensioni (circa il 20%);
- La possibilità di andare in pensione di vecchiaia con 40 anni di lavoro, indipendentemente dall’età, con circa l’80% del salario lordo (98% netto) ;
oppure la pensione di anzianità con 35 anni di contributi con circa il 70% del salario lordo (circa l’88% netto);
o anche a 60 anni gli uomini e 55 anni le donne con almeno 20 anni di contributi versati;
- Inoltre la possibilità di avere una pensione sciale per i lavoratori che hanno raggiunto i 65 anni senza avere 20 anni di contributi.
MA LE SUCCESSIVE “ RIFORME” HANNO CANCELLATO QUASI TUTTI DIRITTI DEI PENSIONATI E DIMINUITO DRASTICAMETE IL VALORE REALE DELL’ENTITA’ DELLE PENSIONI, CON QUESTI CONTINUI INTERVENTI:
- Dalla “riforma” AMATO del 1992, inizia il periodo di contro-riforme con:
- la modifica del meccanismo di perequazione automatica delle pensioni al costo della vita sganciandolo dalla variazioni dei salari, legando le medesime all’inflazione;
- fu fatta la modifica di calcolo della pensione media retributiva, che è passata da 5 anni a 10 anni;
- sempre nel 1992, l'adeguamento al costo della vita , da semestrale diventa annuale;
- restano le pensioni di anzianità con 35 anni di contributi indipendentemente dall’età .
2) IL SALTO CONTRORIFORMATORE VIENE FATTO con la “riforma” Dini del 1995, che secondo i promotori aveva l'obiettivo della tenuta del sistema pensionistico fino al 2040, che a loro parere era causa dell’indebitamento pubblico dello Stato, in realtà la “riforma” ha creato la divisione tra i giovani dagli anziani distruggendo l'unità del mondo del lavoro ,con:
- calcolo contributivo anziché retributivo per chi entra al lavoro a partire dal 1996 con un calo della pensione di circa il 40% rispetto al sistema retributivo, mantenendo il sistema retributivo SOLO per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano almeno 18 anni di contributi ;
- calcolo della pensione legato all'aspettativa di vita;
- la cancellazione delle pensioni di anzianità a 35 anni senza vincolo di età mettendo un vincolo anagrafico;
- la introduzione di “finestre” che obbligava ad attendere 3 mesi per aver diritto all'uscita pensionistica;
- riduzione delle pensioni per i superstiti.
Una cosa giusta fu l’abolizione delle pensioni Baby , che erano state concepite come una concessione del governo a guida del democristiano Rumor nel dicembre del 1973 e riguardava i dipendenti Statali, Comunali, Provinciali.
La contesa politica di quegli anni stava nel fatto che il PCI stava per superare alle elezioni la DC , e la DC senza che vi fosse stata alcuna richiesta da parte delle OO.SS. elaborò le pensioni Baby per il pubblico impego che considerava un proprio feudo.
ESSA PREVEDEVA : 14,6 anni per le donne sposate con figli (dipendenti statali, comunali, provinciali), 20 anni per i dipendenti statali, 25 anni per quelli comunali e provinciali. L’entità era tra il 40 e 50% dello stipendio media ultimi tre mesi.
- nel 1997 anche PRODI fa una “riformetta” per accelerare la gradualità della riforma Dini, con l'introduzione della rivalutazione annuale al 100% solo per le pensioni fino a due volte il minimo... dopo la rivalutazione scende gradualmente al 90%, 75%, 30%.
- nel 2003, la "riforma" Berlusconi/Maroni, INGLOBA INPDAI , IL FONDO DEI DIRIGENTI DELLE INDUSTRIE CON L’INPS , FACENDO UN’OPERAZIONE VERGOGNOSA CHE NON VIENE MAI RICORDATA DAI VARI COMMENTATORI.
ECCO COSA ERA L’INPDAI :
- a) un fondo speciale CON CONNOTAZIONI CLASSISTE, dei dirigenti delle aziende industriali, che era perennemente in perdita per questi motivi :
- I contributi che versavano erano il 25% dei loro stipendi mentre quelli dei lavoratori erano e sono del 33% DELLO STIPENDIO;
- Percepivano pensioni d’oro (Tra i 5000 ed i 15.000 euro mensili) con l’80% del salario lordo solo dopo 30 anni di lavoro, mentre i lavoratori dipendenti dopo 40 anni:
- Questo portava ad un bilancio annuo in perdita di circa 4 miliardi annui , che così vennero accollati al fondo dei lavoratori dipendenti INPS, quindi i dipendenti delle aziende private pagavano anche per fare prendere le pensioni doro ai Dirigenti delle Industrie .
- La situazione resterà così (circa 10 anni) fino al 2012 , quando anche per loro è cambiato il meccanismo da retributivo a contributivo con un aumento dei contributi che varia dall’1% al 6%
- Nel 2004 ,La riforma BERLUSCONI/MARONI prevedeva anche che a partire dal 2008, le pensioni di anzianità con 35 anni di contributi potranno essere recepite solo da coloro che hanno almeno 60 anni di età (61 autonomi) e dal 2010 61 anni di età (62 se autonomi);inoltre le finestre passano da trimestrali a semestrali;
- nel 2007, anche CESARE DAMIANO fa una “riformetta” delle pensioni , reinserendo le 4 finestre per le pensioni di vecchiaia , ridefinendo i coefficienti di trasformazione del sistema contributivo;
7) nel 2009, di nuovo il governo BERLSCONI con Sacconi e Brunetta , fanno una “riformetta” dove stabiliscono in senso negativo, a partire dal 2015, una diminuzione dell'indicizzazione dell'età pensionabile in rapporto all'innalzamento dell'aspettativa di vita.
- Nel 2010, altra “riforma” BERLUSCONI/TREMONTI CHE:
- inserisce una sola finestra mobile che manda i lavoratori in pensione solo a partire da dopo un anno (prima erano 3 mesi dopo 6 mesi ed infine 1 anno) per la maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per quelli autonomi ;
- inoltre aumenta innalzamento dell'età pensionabile in base all'aspettativa di vita , ogni 3 anni anziché ogni 5; anche i coefficienti di trasformazione verranno aggiornati ogni tre anni .
- MA inizio 2011, Berlusconi/Tremonti, FANNO UN’ALTRA AZIONE A DANNO DELL’INPS E DEI LAVORATORI DIPENDENTI: IL PASSAGGIO A PARTIRE DAL 2011. DELL’IMPDP, “FONDO DEI DIPENDENTI DEL PUBBLICO IMPIEGO” ALL’INPS , CON DANNI SUL FONDO INPS,
COME VEDREMO PIU’ AVANTI... SU QUESTO PUNTO CI TORNERO’ IN SEGUITO.
- Nel dicembre 2011 la “RIFORMA FORNERO” con inizio gennaio 2012 che:
- fa saltare il diritto ad andare in pensione con 40 anni di contributi assicurativi;
- innalza l'età pensionabile oltre i 67 anni; ora 67 e 6 mesi, stabilisce il sistema contributivo per tutti coloro che vanno in pensione dal gennaio 2012,(ad eccezione di quelli che avevano 18 anni di contributi al 31/12/95, ma verrà cancellata successivamente ) ;
- crea il dramma di coloro che sono anziani e non hanno più un lavoro e nemmeno il diritto di andare in pensione dovendo aspettare i 67 anni (esodati) ;
- inoltre blocca l'indicizzazione al costo della vita per le pensioni superiori di due volte il minimo ( è stato alcolato che il bocco delle indicizzazioni su una pensione di 1500 euro mensili abbia causato una penalità di circa 100 euro mensili) .
- Inoltre nel 2015 , a seguito del giudizio incostituzionale da parte della Consulta in merito al blocco delle indicizzazione stabilite dalla Fornero sulle pensioni superiori a 1400 , ha restituito tra il 5% e 10% del maltolto.
- nel 2016, il RIFORMA GOVERNO RENZI CON:
- cerca di migliorare marginalmente la riforma Fornero con la definizione dell’APE, con la possibilità di andare in pensione con 20 anni di contributi e 63 anni di età, ma attraverso un prestito bancario molto oneroso da restituire alla banca in 20 anni;
- da la possibilità di mandare in pensione con 41 anni di contributi i “precoci” cioè tutti coloro che sono entrati al lavoro prima dei 19 anni di età;
- definisce la possibilità di andare in pensione a 61,7 mesi di età e 35 anni di contributi i seguenti lavoro usuranti : lavoratori delle cave e gallerie, conce, lavoro notturno, gruisti, conduttori treni e camion, infermieri, lavoratori addetti alla catena di montaggio, cantieristica navale;
- la concessione della 14° per le pensioni minime (da 500 a 650 euro l’anno ai pensionati al minimo) .
- il 28 gennaio del 2019, il primo GOVERNO CONTE , introduce
- la possibilità di andare in pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età (quota 100) , per tre anni dal 2019 al 31 dicembre del 2021;
- nella finanziaria di DRAGHI del 2022, era prevista la possibilità di andare in pensione con quota 102, 64 di età 38 i contributi, per il 2022 , dopo tornerà in vigore la “riforma” Fornero , quindi i lavoratori potranno andare in pensione o con 67 e mezzo di età, e con 42,10 di contribuiti se uomini o 41,10 mesi se donne (stato attuale);
- GOVERNO MELONI: La riforma delle pensioni del governo di estrema destra Meloni , fatta nel novembre del 2023 prevede:
- Il taglio delle rivalutazioni delle pensioni medie e basse nel biennio 2023, 2024 di 950 euro annui per le pensioni di 1.500 euro al mese , ed un taglio di 3.500 annui per una pensione di 2.500 euro mensile. Questo comporta un risparmio per lo Stato di 10 miliardi, che il governo ha destinato alla riduzione delle tasse ai ricchi autonomi fino a 85.000 euro attraverso la flat tax ed ha sostituito le tasse prima annunciate e dopo annullate, sugli extraprofitti delle banche ;
- Viene reinserito il meccanismo della legge Fornero , che era stato abolito nel 2019, riguardante l’innalzamento dell’età pensionabile e la svalutazione delle pensioni in base alla aspettativa di vita;
- Dal 2025 per andare in pensione non basteranno più 42 anni e 10 mesi di lavoro e contributi, ma aumenteranno a secondo del dato Istat sull’aspettativa di vita ben al di sopra dei 43 anni di contributi, mentre in campagna elettorale avevano promesso di mandare in pensione tutti con 41 anni di contributi;
- Chi potrà andare in pensione con quota 103, avrà la pensione ridotta di circa il 30% in quanto verrà applicato a tutti il sistema contributivo annullando i periodo maturati con il sistema retributivo;
- Vengono peggiorate anche le condizioni dei lavori gravosi, delle categorie deboli e fragili con l’allungamento dell’età pensionabile di 5 mesi;
- L’opzione donna viene annullata e sostituita con l’opzione” mamma”, per cui una donna senza figli dovrà lavorare 3 anni in più.
- Un’altra forte penalizzazione è prevista per i lavoratori della sanità pubblica e degli enti Locali peggiorando di molto con un taglio di circa 1.000 euro l’anno , la “Legge Fornero” .
- per il 2025: in un contesto peggiore rispetto a quello in cui il governo si trovava in fase di approvazione della precedente manovra non è da escludere l’addio di Quota 103 o comunque una limitazione dei beneficiari (ad esempio aumentando di un anno l’età pensionabile, passando quindi a una Quota 104 a 63 anni.
MOLTI SI DOMANDANO : PERCHE’ E’ AVVENUTO QUESTO ?
RISPOSTA: Il fine è stato quello di fare sparire il diritto sancito dell’articolo 38 della Costituzione : : chiudere il ciclo lavorativo della propria vita con dignità e serenità.
BUGIE : Da molto tempo, un “fronte” conservatore composto da politici di centrodestra e centrosinistra, Confindustria, economisti ben pagati , giornalisti al soldo degli editori, Unione Europea, ecc... si sono inventate bugie clamorose sul presunto costo pensionistico che in Italia sarebbe stato il più alto d'Europa... con statistiche mistificanti, falsi buchi di bilancio dell'Inps, fondi i privati e pubblici aperti o chiusi... false illusioni sulla bontà delle pensioni integrative sostenute da chi detiene il potere economico/finanziario e mediatico, ecc...
Hanno detto :
PRIMO : che le varie operazione contro-riformatrici, sono state effettate per dare la possibilità alle future generazioni di avere una pensione dignitosa ..., in realtà le future generazioni con il sistema contributivo prenderanno una pensione ridotta del 40% rispetto a quella con il sistema retributivo; inoltre i giovani sono quasi tutti assunti con contratti precari e difficilmente fanno un anno pieno di lavoro, per cui la loro pensione sarà decurtata di oltre il 50%, rispetto a quella dei genitori e nonni;
- La cosa più curiosa , E’ SENTIRE COMMENTATORI AL SOLDO DEL GOVERNO E DI CNFINDUSTRIA , DIRE CHE SE I VECCHI VANNO IN PENSIONE PRIMA DEI 70 ANNI FANNO LAVORI IN NERO E RUBANO IL LAVORO AI GIOVANI... MENTRE E’ ESATTAMENTE IL CONTRARIO...
OPPURE ASCOLTARE TESI DI alcuni Onorevoli, presunti economisti e giornalisti allineati, SULLA NECESSITA’ del ritorno alla Fornero, per garantire una pensione dignitosa ai giovani, aggiungendo che bisognerebbe anche tagliare tutte le pensioni a coloro che sono andati in pensione con il sistema retributivo, rifacendo i nuovi calcoli con il contributivo abbassando le pensioni… salvo dirsi contrari al taglio della loro pensione d’oro.
SECONDO: Altra bugia: dicono che il taglio delle pensioni è necessario perché l’INPS altrimenti fallirebbe . Anche questo è falso :
- Hanno inventato anche un buco all’INPS , senza mai dire che il buco è stato creato SIA NEL 2003 DA BERLUSCONI QUANDO E’ STATO ACCORPATO IL FONDO INPDAI DEI DIRIGENTI INDUSTRIALI CON L’INPS (gia’ ricordato) , SIA E SOPRATTUTTO nel 2011 quando ANCORA il governo Berlusconi/Tremonti di allora, decisero di fare confluire ANCHE le pensioni del settore Pubblico ed amministrativo INPDAP DI CUI HO ACCENNATO PRIMA, , con quello dei lavoratori privati INPS;
- Ma nessuno dei vari commentatori (o pochi) dicono che l’INPS nel 2012 con l’accorpamento con l’INPDAP Aveva assorbito ANCHE il suo debito creando un buco di 12 miliardi , che successivamente sono diventati circa 50 miliardi (prima l’Inps era in attivo di 7 miliardi) .
Nessuno dice che con l’accorpamento INPDAP/INPS , il deficit Inps dipende soprattutto dal fatto che le aziende pubbliche e le amministrazioni dello Stato , non pagavano e non pagano regolarmente i contributi assicurativi dei propri lavoratori dipendenti facendoli gravare sui contributi versati dai lavoratori privati dell’Inps . Contributi assicurativi che invece dovrebbe pagare in toto lo Stato , o ripianare i debiti delle aziende pubbliche;
COSA AVVIENDE NELLE AZIENDE PRIVATE ? CONTROLLI ISPETTORATO: PAGHI O FALLISCI.. NEL PUBBLICO NON PUO’ AVVENIRE .
TERZO : Infine insistono nel lamentare Il deficit dell’Inps, ma non dicono che esso non dipende dal costo delle pensioni , ma dal fatto che il fondo INPS dei lavoratori privati sarebbe più che in attivo se non facessero pesare sull’INPS, ma sullo Stato l’assistenza sociale (come avviene negli altri Paesi Europei) mentre lo Stato Italiano anziché provvedere direttamente, fa gravare sulle casse Inps , la cassa integrazione, la mobilità, la liquidazione e le 3 ultime mensilità ai lavoratori delle imprese fallite e la indennità di malattia... Con una spesa complessiva molto alta per l’ Assistenza, mentre dovrebbe gravare sulle casse dello Stato ...
ORA, NONOSTANTE TUTTO, LA REALTA’ DI BILANCIO' INPS CONSULTIVO DEL 2022 (ULTIMO BILACIO PUBBLICO) ERA QUESTA :
Il risultato economico di esercizio nel 2022 ha registrato un risultato positivo di 7.146
- Entrate complessive sono state di Euro 528 con un incremento di 42 miliardi di entrate rispetto all’anno precedente, e uscite di 479 miliardi , con un disavanzo di 7.146 milioni, che porta la situazione patrimoniale netta ad un attivo di 23.221 milioni , con un gettito contributivo in crescita del più 8,7% sul 2021 .
ALLORA NON C’E’ DUBBIO CHE LA SCELTA DI FARE APPARIRE L’INPS DEFICITARIO E’ SOLO UNA SCELTA POLITICA , L’INPS COME BANCOMAT DI MOLTI GOVERNI TRA CUI QUELLO MELONI, PER FAVORIRE LE CLASSI RICCHE E PENALIZZARE SIA I PENSIONATI CHE I GIOVANI, FUTURI PENSIONATI.
Umberto Franchi ex Dirigente Sindacale CGIL