RIFLETTIAMO SULLA REALTA’ CHE VIVE L’ITALIA , LA CLASSE OPERAIA , ED IL COSA FARE

di Umberto Franchi - 20/08/2024
Bisogna che chi è cosciente della realtà che viviamo lavori per riconquistare i rapporti di forza ed allora sarà anche possibile fare la rivoluzione sociale, politica, culturale necessaria... altrimenti tutto non resterà come prima ma peggio di prima .
Negli anni 70 del secolo scorso , era facile individuare gli strati di classe in relazione alla loro “omogeneità” interna, ai loro livelli di consapevolezza ed alle lotte praticate per cambiare le proprie condizioni di lavoro e di vita.
 
 Non c’è dubbio che la classe operaia era quel soggetto capace di avere una enorme consistenza fondata  sulla autoidentificazione ed autocoscienza, appartenente ad una comunità ben identificabile per la loro realtà economia, culturale e sociale,   con proprie strutture politiche , associative  e sindacali che la rappresentavano.
 
In sostanza la classe operaia esisteva ed era determinata in virtù dei rapporti di produzione in quanto esprimevano una forte identità di interessi tra loro e con altri gruppi politici ed imprenditoriali che avevano interessi antitetici ai loro. Era soprattutto nelle lotte per mutare le condizioni di lavoro nelle fabbriche e nella società , che maturavano  esperienze che venivano tradotte anche in termini culturali, in sistemi di valori, di idee , facendo progredire loro stessi ed il Paese.
 
La classe operai era quella realtà  che, come sosteneva  Marx, essendo una classe senza proprietà, diventava l’unico soggetto di trasformazione sociale verso l’uguaglianza economica , sociale, sessuale, etnica, pacifista.
 
Allora   la domanda che ci dobbiamo fare è questa: oggi rispetto a quegli anni cosa è cambiato?
 
Esiste ancora il proletariato?  Quelle fasce di popolazione che si trovano nella condizione di dover vendere la propria forza lavoro, cedere ad atri il proprio prodotto o il proprio corpo per poter sopravvivere ?
 
La risposta non può che essere affermativa, ma va aggiunto che  siamo anche in presenza di fenomeni  storici avvenuti a partire dalla metà degli anni 80,  che hanno mutato le condizioni della lasse lavoratrice , e fatto crescere un universo pluristratificato con un aumento dell’area di povertà, di disoccupazione di massa, di precariato diffuso, di vere forme di lavoro servile.
 
La democrazia che  con le lotte del proletariato, in Italia ed in Europa,  abbiamo conosciuto in quegli anni, aveva portato alla nascita di uno Stato sociale , che pur essendo fondato sul compromesso tra capitale e lavoro, riusciva però a tenere in piedi i pilastri fondamentali “dell’edificio della democrazia”,
 
Ma non posiamo che rilevare, come prima con la strategia delle Bombe detta  della tensione e dopo con i processi di globalizzazione capitalista, che si è sviluppato un attacco delle classi borghesi alla omogeneità della classe operaia, disarticolandone il fronte in particolar modo attraverso lo sviluppo senza freni  il lavoro precario avvenuto soprattutto a patire dagli inizi degli anni 2000 (45 forme di lavoro frammentato e precario) con la frammentazione del “corpo operaio” dovuto  l’applicazione della legge “Biagi” , con la crisi del modello economico Fordista ,  nonché con radicali divisioni  tra il proletariato dei Paesi  “ricchi” ed il proletariato dei migranti provenienti dall’Asia ed Africa, che per sfuggire alla miseria ed alle guerra causate dal capitalismo imperialista e coloniale, con un’aggressione che oltre a fomentare guerre, devastano e distruggono gli ambienti naturali, obbligando le popolazioni locali a spostarsi  verso l’Europa e gli USA in modo Biblico .
 
 
 
E’ in questo contesto che rileviamo  come oggi sono crollati i pilastri dello Stato Sociale ed insieme ad essi anche quelli della democrazia, con  lo Stato Nazione  che ha perso del tutto la sua sovranità (soprattutto con l’avvento  dell’Euro come unica moneta Europea)  ed ora ci troviamo in mano ad Organizzazioni transnazionali : BCE, Banca Mondiale, Commissione Europea, FMI (Fondo Monetario Internazionale),   privi di legittimazione democratica  e con il mercato liberista globale che è sfuggito ad ogni controllo politico senza nemmeno più condizionamenti da parte della classe lavoratrice che invece ha subito il crollo e lo smantellamento dello Stato Sociale...
 
Ma la malattia della nostra democrazia , si è sviluppata anche e soprattutto con i governi prima di centrosinistra che hanno iniziato lo smantellamento dello Stato Sociale e dopo quelli  a guida della destra impersonata dal berlusconismo che con i suoi giornali e televisioni, ha imposto processi di mediatizzazione falsità  e spettacolarizzazione della politica a sostegno  di    leggi fatte per salvare se stesso dalla galera, e a sostegno delle privatizzazioni e  smantellamento di aziende  ed industrie di stato strategiche per l’economia del Paese  .
 
E’ dalla metà degli anni 80 che la popolazione Italiana è stata “bombardata” dall’ideologia di destra attraverso un martellamento continuo su stampa e TV,  sostenendo che i sindacati avevano troppo potere, i lavoratori erano dei privilegiati, i pensionati rubavano il futuro ai giovani andando in pensione troppo presto, la sanità pubblica era insostenibile costa troppo allo stato, gli ammortizzatori sociali alimentano il parassitismo dei disoccupati, lo stato non deve gestire le imprese e le aziende pubbliche e i beni pubblici vanno privatizzati, ecc…;
 
Questo continuo lungo martellamento ideologico, effettuato da un vasto ceto di propagandisti ad iniziare dalla Confindustria, economisti ben pagati, mass-media,  assieme alle forze politiche di centro-destra e di centro-sinistra,  è servito per fare delle “riforme” che in realtà sono state controriforme , mettendo al centro la validità del “libero mercato” nella globalizzazione mondiale, fino a costruire un regime fondato sul liberismo , spostando immense ricchezze dai ceto medio bassi ai ceti più ricchi, con il 10% di popolazione che detiene il 55% di tutta la ricchezza presente nel nostro Paese.
 
 
 
In questo contesto i vari governi succedutisi in questi ultimi quaranta anni si sono piegati ai voleri del liberismo sfrenato e del Dio mercato, riducendo i salari reali, allungato gli orari di lavoro e l’età pensionabile, precarizzato il lavoro, smantellato storici diritti sociali, eliminato la scala mobile, azzerato il sistema retributivo delle pensioni e ridotto il valore reale delle stesse, privatizzato gran parte dell’apparato industriale, accettato l’avvento dell’euro come moneta unica perdendo completamente ogni forma di sovranità monetaria, realizzando tutte le politiche di austerità imposte dall'Unione Europea.
 
Le conseguenze sono state: licenziamenti, aumento della povertà e delle differenze sociali ( ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri ), calo dell’occupazione, peggioramento delle condizioni di lavoro con aumento anche degli infortuni mortali, deterioramento dell’ambiente e del territorio, Pandemia da covid distruttiva.
 
Ciò ha finito anche per  indebolire  enormemente il sindacato di classe CGIL  (per non parlare della Cisl e UIL) ed il PD   che progressivamente si sono adeguati alle richieste “dei poteri economici e finanziari forti” fino ad arrivare ad un PD che  con Renzi e con le leggi elettorali antidemocratiche come il “rosatellum”   diveniva un partito della conservazione,  degenerando fino a permettere  l’avvento delle destre compreso i fasciti che con il 44% dei voti hanno preso il 56% dei seggi in parlamento , facendo governare   la Meloni erede diretta del MSI e del fascismo, la quale oltre a fare le stesse politiche liberiste richieste dal potere economico e finanziario, per non smentirsi ha proceduto a portare avanti tre controriforme (Autonomia Differenziata Premierato  Forte, Giustizia)  già presenti nel Piano Gelli P2
 
Credo che oggi non possiamo che prendere atto della realtà di un’Italia, non più democratica ma post-democrazia, con una sinistra sociale e politica molto debole  che al più riesce a fare battaglie sui diritti civili, ma non sul sociale e senza più porsi nemmeno l’obbiettivo di garantire rappresentanza e partecipazione alle classi subalterne al governo del Pase  e con il sindacato (anche la CGIL) che non riesce più  a rilanciare un progetto rivendicativo nei luoghi di lavoro e nel Paese , accontentandosi dei rinnovi contrattuali di categoria di basso profilo, senza puntare a sviluppare un conflitto dal basso in merito  al cambiamento dell’organizzazione del lavoro ed il modello produttivo, la sicurezza nei loghi di lavoro, gli incrementi sostanziali  dei salari e pensioni, le riforme sociali (pensioni, Sanità, Scuola, diritti), proponendo invece solo i referendum per riconquistare i diritti
 
Ora la domanda che mi pongo e che pongo è questa; la realtà del nostro Paese è tale fino al puto di avere sepolto tutte le aspettative di democrazia partecipativa generata da quel ciclo di lotte operaie e studentesche di quel periodo chiamato “il  68” , liquidando anche il ruolo della classe operaia ?
 
L’indebolimento dei rapporti di forza da parte delle classi subalterne e soprattutto della classe operaia è tale che ha finito per mettere in discussione anche la propria identità culturale da porre fine  anche ad ogni possibilità di ripresa del movimento di lotta operaia ?
 
Credo che non basti più invocare il rispetto dei principi stabiliti della Costituzione  .
 
IL PROGRAMMA DEL FRONTE POPOLARE FRANCESE POTREBBE ESSERE UN ESEMPIO.
 
ECCO IL PIANO CHE SERVEREBBE OGGI ALL’ITALIA :
 
  • Azioni di giustizia sociale per un sistema pensionistico di progresso ed un amento dell’occupazione basato su un nuovo patto generazionale;
  • separazione dell’assistenza ( che non deve più essere a carico dell’INPS ),dalla previdenza;
  • effettiva abolizione della controriforma Monti-Fornero e calcolo che rapporti la pensione all’80% delle retribuzioni medie degli ultimi tre anni;
  • età pensionabile massima a 60 anni o 35 di contributi, prevedendo ulteriori abbassamenti per le donne e per i lavori usuranti ( solo così , in particolare nel settore della pubblica amministrazione, nella sanità , nella scuola ed in altri settori strategici si possono liberare energie e spazi per garantire nuova e buona occupazione ;
  • reale recupero ed un forte aumento del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni almeno pari al30%;
  • una forte riduzione fiscale pari almeno al 50% delle attuali trattenute e una rivalutazione semestrale del 100% in rapporto all’andamento reale del costo della vita ;
  • estensione della quattordicesima mensilità alle pensioni basse e medio basse almeno fino ai tremila euro lordi;
  • drastica riduzione degli orari di lavoro a 32 ORE SETTIMANALI a parità di salario;
  • Ripristino della legge 833 del 78 per un sistema sanitario pubblico gratuito per la tutela e prevenzione della salute fisica e psichica universale (di tutte le persone) ;
  • forme di presalario tale da poter sostenere il costo dei trasporti, dei libri, della mensa e dell’alloggio per i giovani studenti universitari o in cerca di occupazione o con occupazione saltuaria o precaria per un certo numero di anni;
  • scuole e Università gratis per i giovani i cui redditi familiari siano inferiori a 75.000 euro;
  • progetti di lavoro a cura degli Enti locali da rendere subito esecutivi per ridurre drasticamente la disoccupazione di giovani ed anziani con particolare riferimento alla riqualificazione delle periferie urbane, al riassetto idrogeologico del territorio, alle bonifiche ambientali, al riuso collettivo a fini socio-ecologici delle numerose aree confiscate da decenni a scopi militari e di guerra da potenze straniere ( basi militari USA e Nato ), ormai senza più alcuna giustificazione;
 
 
  • convertire in termini ecologici il sistema economico produttivo... ciò significa modificare profondamente i processi produttivi, quelli dell'organizzazione del lavoro, quelli dei consumi... dei modi di vivere... culture... mettendo in discussione interessi, profitti e poteri consolidati nel tempo..; ma per fare ciò è necessario che lo Stato diventi anche imprenditore almeno ripubblicizzando le aziende più importanti che sono state privatizzate;
 
 
 
 
Credo che NON DOBBIAMO DARE TUTTO PER PERSO...  per poter avere successo sulle questioni sopra riportate , stabilendo  scelte di politiche economiche agricole/industriali alternative a quelle fondate sulla centralità del profitto  e  ponendo al centro gli interessi collettivi delle Persone... non basta che qualcuno li proponga ma è necessario (come negli anni 70) rimettere   in discussione gli attuali rapporti di forza e rilanciare una impostazione conflittuale nelle aziende, nei territori, ed a livello generale...
 
 
 
Bisogna riprendere in mano il nostro destino. Per questo occorre di nuovo tornare alla mobilitazione vera, reale, profonda, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle Università, nelle città e nelle campagne, nei quartieri, nelle strade, nelle piazze, inventando nuove forme di azione, di lotta, di mobilitazione.
 
 
 
Non vedo niente di positivo all’orizzonte, ma non ci sono scorciatoie  o illusioni attendiste  ... bisogna che chi è cosciente della realtà che viviamo lavori per riconquistare i rapporti di forza ed allora sarà anche possibile anche  fare la rivoluzione sociale, politica, culturale necessaria... altrimenti tutto non resterà come prima ma peggio di prima .

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