Finalmente un 8 marzo non di piagnistei, di recriminazioni e di stupide feste, ma una giornata di testimonianza e di lotta: martedì 6 marzo è partita da Istambul una carovana di donne provenienti da tutto il mondo verso la Siria e precisamente verso la provincia meridionale di Hatay, al confine turco-siriano. Si tratta di un convoglio speciale: l'International Conscience Convoy, che si definisce come "la voce delle donne oppresse in Siria".
A far parte di questo convoglio, composto da 150 autobus, ci sono diversi gruppi, tra i quali quello delle Madri di Srebrenica, che affrontarono una situazione simile durante la guerra in Bosnia tra il '92 e il '95.
Mie care sorelle, stiamo venendo a prendervi", ha detto un'attivista. "Di qualsiasi religione, razza o etnia, donne da tutto il mondo si sono ritrovate oggi per iniziare questo viaggio umanitario. Vogliamo aiutare tutte quelle donne rinchiuse nelle prigioni siriane".
L’associazione Human Rights and Justice Movement (HRJM), una delle associazioni organizzatrici del viaggio, ha riportato un numero spaventoso di donne chiuse nelle prigioni del regime siriano: sarebbero 13.581 le donne identificate e che soffrono torture e stupri, fin dall’inizio del conflitto nel 2011. Alcune di queste hanno perso la vita durante la detenzione, mentre altre sono in attesa di raggiungere le oltre cento siriane, che oggi vivono da rifugiate in Turchia.
Come mai questo convoglio di sole donne? Beh, non sembra poi così strano se si pensa quello che è venuto fuori qualche settimana fa, circa la natura degli aiuti umanitari da parte di alcune ONG (organizzazioni non governative): cibo e aiuti per i figli e la famiglia scambiati con «favori sessuali».
Avete sentito o letto niente di più vergognoso, schifoso e disprezzabile di questo? Soprattutto perché il teatro è la Siria, un Paese devastato da sette anni di guerra civile e con sei milioni di sfollati interni. Proprio le donne rifugiate in campi profughi e altre zone lontane da casa sono state prese di mira e abusate da operatori locali che distribuiscono gli aiuti per conto di organizzazioni umanitarie dell’Onu. A rivelarlo, in una drammatica intervista alla Bbc, è stata la cooperante Danielle Spencer. Un fenomeno così diffuso, racconta, che molte donne siriane ormai si rifiutano di andare presso i centri di distribuzione degli aiuti, perché temono di essere ricattate.
«Non consegnavano gli aiuti fino a che le donne non si concedevano», ha rivelato la Spencer, che ha parlato direttamente con donne vittime di abusi: «Mi ricordo di una donna che piangeva in una stanza, stava molto male. Una donna che si trova in un centro e aspetta di ricevere cose essenziali per poter vivere come cibo o sapone deve essere protetta. L’ultima cosa di cui ha bisogno è un uomo che la ricatti chiedendole di fare sesso con lei in cambio di quegli aiuti».
Non ci sono davvero parole per dire la rabbia e lo schifo per questi uomini miserabili, che ci auguriamo finiscano in galera e lì vengano dimenticati.
Il rapporto Voices from Syria 2018 denuncia anche che “ragazze vengono date in spose a funzionari per un breve periodo di tempo, per servizi sessuali, in cambio di cibo. Gli operatori locali che distribuiscono gli aiuti chiedono numeri di telefono”, vogliono visitare le case delle donne assistite per “prendere qualcosa in cambio” come “passare una notte assieme”. Il rapporto precisa che sono le donne “senza protezione maschile”, cioè orfane, vedove, divorziate, le più esposte al rischio di abusi sessuali. Si può davvero essere più miserabili e vigliacchi?
Dopo lo scandalo che ha colpito Oxfam e altre Ong, qualche giorno fa anche l'organizzazione umanitaria Plan International aveva rivelato casi di abusi sessuali, anche su minori, perpetrati da membri del suo staff o collaboratori. Sei gli episodi confermati e avvenuti tra il primo luglio 2016 e il 30 giugno 2017. Oltre a questi, l'organizzazione ha autodenunciato nove casi di molestie sessuali o comportamenti inappropriati da parte dello staff nei confronti di adulti.
Seguiremo questa vicenda per vedere se finisce in un “niente di fatto” o saranno prese misure esemplari. Già a settembre del 2017 avevamo messo in guardia i lettori di quello che avveniva con molte di queste ONG, nell’articolo “Il business della pietà”. Purtroppo non passa giorno che quelle notizie non vengano confermate.
Qui in Italia invece l’8 marzo verrà celebrato con un clamoroso sciopero generale delle donne in tutta Italia. Il motivo dello sciopero dell’8 marzo risiede già nel nome, visto che questa giornata è stata ribattezzata “Lotto marzo” rispondendo all’appello di Non Una Di Meno. Su una nota del sindacato USB (unione sindacale di base) si legge:
“Uno sciopero contro la violenza maschile sulle donne, contro la mancanza di finanziamenti e riconoscimento dei Centri Antiviolenza, contro la chiusura degli spazi delle donne, contro l’obiezione di coscienza nei servizi sanitari pubblici; per il diritto ad un welfare universale, al reddito di autodeterminazione, alla casa, al lavoro, alla parità salariale, all’educazione scolastica, a misure di sostegno per la fuoriuscita dalla violenza. Uno sciopero per denunciare il dato spaventoso delle molestie e dei ricatti sessuali sul lavoro”
A questo sciopero aderiranno le lavoratrici a tempo indeterminato, le partite Iva, le precarie, le lavoratrici in nero, il lavoro di cura e domestico, le stagiste e le lavoratrici senza contratto, le disoccupate e le studentesse.
Lo sciopero dell’8 marzo 2018, coinvolgerà diversi settori a cominciare dai trasporti pubblici. A Roma, si parla di uno sciopero di 21 ore che comincia a mezzanotte e termina alle 21 di sera. Caos anche sulle linee ferroviarie periferiche che collegano Roma-Civitacastellana-Viterbo e per la Roma-Lido.
Trenitalia ha comunicato che anche sui treni nazionali potrebbero esserci disagi a partire dalla mezzanotte di martedì 7 marzo fino alle 21 dell’8 marzo.
Attenzione anche se dovete volare perchè lo sciopero riguarderà anche gli assistenti di volo e i piloti che l’8 marzo 2018 incroceranno le braccia. Gli aeroporti di Ciampino e Fiumicino si bloccheranno per 24 ore mentre a livello nazionale ci sarà da registrare lo stop di ENAV per 4 ore (13.00-17.00). Il personale di Alitalia si fermerà per 24 ore mentre il personale di Meridiana Fly e Air Italy per 4 ore (12.00-16.00). Garantite le fasce orarie di tutela, dalle ore 7 alle 10 e dalle ore 18 alle 21, nelle quali i voli devono essere comunque effettuati.
Anche il mondo della scuola in occasione della Festa della Donna 2018 si fermerà. L’8 marzo 2018 infatti scuola, università ed enti pubblici di ricerca incroceranno le braccia.
Bene! Perché i dati sulla violenza alle donne (violenza di ogni tipo: fisica e psicologica) sono davvero intollerabili.
Il Primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone, a gennaio di questo 2018, nella sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziario nell’Aula Magna della Suprema Corte, ha sottolineato l’aumento dei reati per violenza sessuale e “per atteggiamenti persecutori verso il partner, ovvero stalking“.
È “di notevole allarme sociale il fenomeno del cosiddettofemminicidio, che è indice della persistente situazione di vulnerabilità della donna e di una tendenza a risolvere la crisi dei rapporti interpersonali con la violenza“.
Nel 2012 ci sono stati 157 casi di femminicidio, nel 2013 addirittura 179, ovvero un femminicidio ogni due giorni. Il numero è leggermente calato nel 2015 (136 femminicidi) e nel 2016 (116 femminicidi, uno ogni tre giorni). Nei primi 10 mesi del 2017 sono state invece 114 le donne uccise.
Francesca Puglisi, presidente della Commissione d’inchiesta, ha puntato il dito contro il linguaggio usato dai media: «troppe volte il femminicidio viene ancora definito “delitto passionale” o “tragedia familiare”. Da Avetrana in poi, anche il servizio pubblico si è soffermato nel modo sbagliato su casi di femminicidio» ha continuato Puglisi «trasformandoli in veri e propri talk show in cui, inevitabilmente, la vittima finisce sullo sfondo e gli autori di reati efferati vengono umanizzati». E per questo è necessario «un rinnovato impegno delle istituzioni e centri anti-violenza insieme con l'Ordine dei giornalisti per accurate azioni di formazione».
Non finirò mai di dirlo: siamo noi donne che educhiamo i nostri figli maschi e troppo spesso sul loro comportamento pesano le cose che le madri dicono per metterli in guardia contro le donne e le ragazze, spesso considerate con disprezzo e definite “poco serie”. Smettiamola una buona volta!
Riflettiamoci sopra care amiche, compagne e sorelle. Festeggiamoci con una importante presa di coscienza: tutto è nelle nostre mani, nelle nostre teste, nel nostro cuore.
Buon 8 marzo a tutte le donne del mondo e a tutti gli uomini che le sanno apprezzare e rispettare!
Barbara Fois