“La vita in Gaza è diventata poco più di una lenta morte” mi ha detto un parente l’ultima settimana. “La misura è colma. Lasciateci vivere come persone normali o uccideteci.”
Per circa due settimane le forze aeree, navali e l’esercito israeliano, la quarta più grande potenza militare mondiale, ha bombardato i cittadini inermi di Gaza il cui governo non possiede un aereo, non una nave e non un esercito. Hamas ha usato solamente dei razzi imprecisi che a paragone con il poderoso arsenale israeliano, sono altrettanto inefficaci delle pietre dell’ultima intifada.
La BBC che è stata frequentemente accusata di parteggiare per Israele, si sforzava ieri di fornire una versione equilibrata dopo aver mostrato un video di donne e bambini palestinesi in fuga dalle loro case a Beit Hanoun sullo sfondo di bombe israeliane che riducevano a brandelli gli edifici. Un reporter sul versante ombroso suburbano del lato israeliano del confine trovava il modo di intervistare un irritato cittadino ebreo che dichiarava come la sua vita fosse in pericolo a causa dei razzi di Hamas. Cercando di dimostrare il loro potere distruttivo suggeriva al cameramen di filmare una piccola scheggiatura sulla immacolata parete bianca della sua villa lussuosa. Poteva essere riparata in due minuti con un’applicazione di stucco. Non così i mille e più edifici di Gaza che sono stati rasi al suolo.
I cittadini di Gaza sono imprigionati in appena 360 km quadrati da cui non possono scappare perché Israele e l’Egitto controllano tutti i valichi e rifiutano di aprirli. Questa è l’unica “guerra” nella storia da cui non ci sono profughi. 1,5 milioni di siriani hanno trovato un rifugio nel piccolo Libano e 1 milione in Giordania.
Ma quando le famiglie palestinesi ricevono dagli israeliani attraverso una gelida telefonata o con l’altoparlante l’avvertimento di lasciare le loro case, dove possono andare? Possono solo disperdersi, senza speranza, in tutte le direzioni; 50.000 si sono attualmente rifugiati nelle scuole dell’UNRWA, l’agenzia delle NU per gli aiuti ai profughi del Medio Oriente.
Nel momento in cui scrivo, 316 cittadini di Gaza sono stati uccisi, di cui 75 bambini mentre solo 2 israeliani sono morti. Molti commentatori della stampa britannica paragonano l’assalto assassino di Israele all’ammazzare i pesci in un barile.
Questa è la terza volta in sei anni che Gaza viene attaccata da Israele, ma questa volta è diverso perché Tel Aviv è diventata responsabile di fronte all’intera comunità internazionale. Stazioni televisive satellitari indipendenti, reti di social media come Facebook e Twitter fanno si che la realtà non possa essere nascosta, controllata o filtrata malgrado i migliori sforzi di Hasbara (il dipartimento di propaganda israeliano) e di Mark Negev il sinistro, ciarliero portavoce del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Quando quattro bambini sono stati deliberatamente uccisi dall’artiglieria israeliana mentre correvano lungo la spiaggia del porto di Gaza, quando non uno ma due ospedali hanno ricevuto l’ordine di evacuare i loro malati nel pieno della notte, quando tre bambini sono stati uccisi sul tetto dove erano andati a giocare perché i genitori non permettevano loro di allontanarsi preoccupati per la loro sicurezza … il mondo ha appreso la notizia in un secondo ed è rimasto giustamente inorridito.
Personaggi famosi – oggi sono loro a fare opinione, che ci piaccia o no – hanno manifestato il loro orrore per la violenza di Israele. La pop star americana Rihanna, la star di American NBA Dwight Howard e il portiere italiano delle coppa del mondo Gianluigi Buffon tutti hanno tweettato l’hastag #FreePalestine, anche se i primi due hanno poi cancellato il tweet. La commediografa e attrice hollywoodiana Whoopi Goldberg ha ritweettato “Gli uomini , le donne e i bambini a Gaza, Palestina, vengono massacrati da una settimana”. Roger Waters dei Pink Floyd’s e il musicista americano Neil Young hanno rilasciato una dichiarazione su Facebook che dice “Noi stiamo con coloro che si oppongono alle brutali politiche del governo israeliano… Per favore unitevi a noi e ai tanti altri artisti in tutto il mondo in solidarietà con gli oppressi e i senza diritti”. La lista può continuare…
L’opinione pubblica sta cambiando.
Ed ora veniamo alle sole buone notizie sul genocidio in atto a Gaza. Il dramma dei palestinesi - che è stato oscurato negli ultimi tre anni dalle rivolte arabe - torna decisamente sotto i riflettori e, in tutto il mondo, l’opinione pubblica sta cambiando. Il movimento Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS) è mobilitato dal massacro, vi sono manifestazioni in tutto il mondo in appoggio ai palestinesi – compresa una tenutasi sabato davanti a Downing Street – e anche la stampa mainstream è largamente critica con Israele.
L’opinione pubblica sta cambiando a Gaza, anch’essa. Io sono in costante collegamento con la mia famiglia sotto i bombardamenti. La casa di mio cugino è stata distrutta a Deir Al Balah – grazie a dio in quel momento lui era in visita da suo padre - ; c’è il Ramadan ma c’è poco cibo, poco combustibile, niente elettricità e poca acqua potabile per il pasto serale. E tuttavia … il morale è sorprendentemente alto. Il popolo è unito attorno alla resistenza e mostra una disposizione al sacrificio della propria vita che non ha precedenti. Molti hanno rifiutato di prestare attenzione agli avvertimenti di Israele di imminenti attacchi, standosene a casa in attesa del loro destino. La maggioranza ritiene che l’iniziativa di tregua egiziana (scritta dall’ex primo ministro britannico Tony Blair) sia stata un cinico trucco per fornire un pretesto all’invasione. Hamas non è stata consultata e le condizioni dell’iniziativa del Cairo erano chiaramente inaccettabili. Hamas sostiene che l’abolizione del blocco è una precondizione per una cessazione del fuoco e gli esausti cittadini di Gaza che sono sotto assedio dal 2007, sono d’accordo. “La vita in Gaza è diventata poco più di una lenta morte” mi ha detto un parente l’ultima settimana. “La misura è colma. Lasciateci vivere come persone normali o uccideteci.”
Stando con le mani in mano
La stessa sopravvivenza di Hamas dipende dal risultato di questa battaglia ed è preferibile lottare fino in fondo. Politicamente isolata da quando ha perso il sostegno dell’Egitto, finanziariamente allo stremo, essa deve dimostrare di farcela. Il resto del mondo arabo se ne sta vergognosamente con le mani in mano; solo la Turchia – che in precedenza si era impegnata in un riavvicinamento a Israele – ha criticato senza riserve l’inaccettabile violenza di Tel Aviv che, ha detto il ministro degli esteri Ahmet Davotoglu, sta mettendo alla prova la coscienza dell’umanità.
Israele non ha raggiunto nessuno dei suoi obiettivi militari a Gaza. La sua aviazione deve ancora riuscire a colpire un lanciatore di razzi o un leader di Hamas; i suoi tanks e bulldozer hanno scoperto solo un tunnel.
I leaders israeliani vanno e vengono. I regimi arabi sorgono e cadono, ma lo spirito e la cultura della resistenza palestinese sono rimasti saldi da 66 anni. Malgrado il massacro, malgrado la crudeltà, le umiliazioni e le sofferenze, malgrado le terribili urla di dolore e i bambini morti sulle sue braccia, il popolo palestinese continuerà a resistere fino a che ci sarà l’occupazione e un giorno prevarrà.
*Abdel Bari Atwan è il caporedattore del giornale digitale Rai alYoum: http://www.raialyoum.com. E’ possibile seguirlo su Twitter su www.twitter.com/@abdelbariatwan