Sessismo: la violenza che tutti evitano di nominare

di Gruppo Donne e Politica (associazione per una Libera Università delle Donne) - 30/01/2009
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In Italia, la recrudescenza degli stupri eccita i pubblici poteri a mettere in campo il  riflesso condizionato dello stato emergenziale, da contrastare attraverso la militarizzazione del territorio anche finalizzata al respingimento dei migranti.

Lo stato di emergenza e le misure di ordine pubblico usati come cortina fumogena destinata a nascondere il fatto che è la famiglia - luogo privilegiato della disparità fra donna e uomo - il contesto in cui prevalentemente si origina e si coltiva la violenza sessista contro le donne.

Contro questa violenza quotidianamente riservata alle donne (italiane e straniere) da uomini (italiani e stranieri), mancano sia un’adeguata analisi critica sia misure preventive minimamente efficaci.

L’analisi critica. Lo svantaggio sociale femminile cristallizzato nella famiglia tradizionale, è all’origine della violenza sessista che alligna nel privato e si espande nel pubblico anche grazie alla mercificazione mediatica del corpo femminile, usato come elemento eccitante di promozione vendite in senso lato.

Lo svantaggio politico percepibile in una democrazia a-partecipata e monosessuata determina il quadro e lo completa.

Ecco perchè la violenza sessista, anche domestica, non può mai essere un fatto privato, ma è un’indecenza pubblica che le istituzioni non possono ignorare o mistificare attraverso la scorciatoia dell’utilizzo del diritto criminale come risposta esclusiva o preponderante.

A ben altri livelli occorre agire per sradicare questo grumo di violenza ancestrale, sedimentato nell’immaginario maschile, che va contrastato a partire dai primissimi messaggi che i bambini ricevono dalla famiglia, dalla scuola e dalla società.

Le misure efficaci. Le misure suggerite dall’esperienza  ben più seriamente strutturata in altri Paesi europei partono appunto da un piano di acculturamento e sensibilizzazione fin dalla prima infanzia per il cambiamento delle relazioni fra donne e uomini, in ogni contesto del vivere associato.

Si sviluppano attraverso una legislazione onnicomprensiva che evidenzia l’origine sessista e discriminatoria della violenza contro le donne e la previene attivamente, contrastando esclusioni e pregiudizi .

Si concretano attraverso una vigilanza costante e un monitoraggio dei risultati, attivando interventi correttivi e provvidenze pubbliche adeguate.

Prevedono, oltre alla visibilità del problema, ritenuto di interesse generale, ruoli attivi delle istituzioni pubbliche centrali e locali,  gravate delle connesse responsabilità.

Proposte iniziali

In concreto, sull’esempio di ciò che si fa in altri Paesi, pensiamo si debba promuovere un piano nazionale di sensibilizzazione e prevenzione della violenza di genere, incentrato su specifiche iniziative, tra cui qui citiamo:

 

·         un programma di educazione/formazione sull’esercizio di diritti e obblighi uguali fra maschi e femmine nell’ambito sia privato che pubblico;

 

·         il lancio di campagne pubbliche di sensibilizzazione contro gli stereotipi dei ruoli familiari femminili;

 

·         la promozione di azioni positive per la eguaglianza di genere in tutti i campi del vivere associato (politico, economico, culturale), da rispettare rigorosamente (e la cui inosservanza venga sanzionata);

 

·         il reintegro dei fondi incredibilmente sottratti ai Centri antiviolenza e alle Case delle donne maltrattate, mentre, al contrario, sarebbero necessari interventi anche economici per l’acquisizione e il sostegno di équipes a professionalità integrata;

 

·         l’istituzione di un Osservatorio indipendente di monitoraggio sui diritti delle donne e di vigilanza sui mezzi di informazione e pubblicità, a garanzia di un trattamento conforme ai valori costituzionali e alla dignità personale delle donne.

Riteniamo dovere principale di tutti gli schieramenti politici e dei singoli che si candidano per ruoli istituzionali in Italia e in Europa l’elaborazione e il perseguimento concreto di un piano integrato per la soluzione di questa incancrenita piaga sociale. Ma quel che ci preme di più è la presa di responsabilità da parte di tutte le donne impegnate in un ruolo istituzionale: a loro chiediamo esplicitamente di proporre, seguire e curare a ogni livello le misure necessarie a questa improrogabile svolta di civiltà.

Anche su questa base,  che intendiamo verificare nelle fasi di ideazione e di realizzazione, si decideranno le nostre scelte politiche future.

 

Gruppo Donne e Politica (associazione per una Libera Università delle Donne)

Maria Grazia Campari

Floriana Lipparini

Lea Melandri

Elena Cianci

Liliana Moro

Daniela Pastor

Nicoletta Buonapace

Laura Di Silvestro

Costanza Panella

Manuela Pennasilico

Anita Sonego

Maria Nadotti

Manuela Maldini

Chiara Redaelli

Paola Redaelli

 

Per adesioni:

www.universitadelledonne.it

lilianamoro@tiscali.it

elena.cianci@musil.it

 

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