Settis ha lasciato i Beni culturali-Il disastro del ministro Bondi

di Vittorio Emiliani - 27/02/2009
Pochi minuti dopo aver ricevuto le dimissioni di Salvatore Settis da presidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali, il ministro Sandro Bondi ha nominato al suo posto l’archeologo Andrea Carandini che negli ultimi tempi ha detto molti «sì» alla linea del governo, da ultimo al trasloco dei Bronzi di Riace alla Maddalena per il G8 e al commissariamento delle aree archeologiche di Roma e Ostia.

ERA TUTTO PRONTO
Dunque era tutto predisposto da giorni. Da quando sul Giornale Bondi aveva attaccato frontalmente Settis, uno degli intellettuali più prestigiosi, chiedendogli di cessare dalle critiche rivolte alla politica del governo in materia di beni culturali (tagli, commissariamenti, rinvii, ecc.) e ordinandogli, in pratica, di allinearsi o di dare le dimissioni. Non contento, il ministro aveva pure preso di mira l’ottimo soprintendente di Pompei, l’archeologo Pier Giovanni Guzzo, che pure ha dovuto subire in questi anni tutta una serie di commissariamenti, calati dall’alto, uno più fallimentare dell’altro.
Fra l’altro Andrea Carandini è a capo degli esperti che dovrebbero «confortare» il commissario straordinario alle aree archeologiche romane Guido Bertolaso e il suo vice, l’assessore capitolino Marco Corsini. Non c’è qualche conflitto di interessi in questo Carandini uno e bino?

Sarà dunque Carandini a convocare la prossima riunione del Consiglio Superiore che si presenta assai movimentata. Ieri, infatti, dopo la lettura della lettera di dimissioni di Settis (nessuno può mettere il bavaglio alla cultura) e di due altri componenti del Consiglio, e dopo l’uscita del presidente dimissionario dalla sala, il consigliere anziano Tullio Gregory ha deciso di concludere lì la seduta. C’è stato soltanto il tempo di approvare, significativamente all’unanimità, l’ordine del giorno di piena solidarietà a Settis.

A quel punto, il ministro, evidentemente col pieno appoggio di Berlusconi, è andato avanti come una ruspa, ignorando anche la mediazione di Gianni Letta esortato a ciò dalla presidente del Fai, Giulia Maria Crespi. Il governo vuole mano libera nel ridurre al silenzio i soprintendenti, nel cancellare vincoli e obiezioni, per poter fare quanto vuole: immettere manager esterni nell’amministrazione, esautorare i dirigenti attuali, rimandare sine die i piani paesaggistici previsti dal Codice Settis-Rutelli (e già allontanati di sei mesi), autorizzare la cementificazione dell’Agro romano, del litorale ostiense e di quant’altro, trasferire competenze decisive al Comune di Roma e, dopo, ad altri grandi Comuni, dividere musei, monumenti e siti archeologici fra quelli che possono rendere e quelli invece che non incassano soldi privatizzando la gestione dei primi.

È una strategia che Berlusconi persegue da quando era ministro Giuliano Urbani, il primo a proporre la privatizzazione dei maggiori musei italiani. Quando Giuseppe Chiarante, allora vice-presidente esecutivo del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali, protestò, venne con altri subito epurato e il Consiglio, di fatto, non fu più convocato. Allora l’opposizione parlamentare si disinteressò della cosa. Che accadrà ora?

IL TITOLO V

Ora la questione di fondo si ripropone con maggior drammaticità, rischia infatti di venire travolto in poche battute l’intero impianto legislativo della tutela a favore di un decisionismo tutto politico che ritiene d’impaccio e puramente consultivo il ruolo dei tecnici del Ministero e delle Soprintendenze. È vero che c’è di mezzo l’articolo 9 della Costituzione («La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»), ma nei fatti il suo aggiramento, grazie anche al Titolo V della Costituzione che pesa sulla coscienza del centrosinistra, verrà perseguito con ogni mezzo. Per puntare a valorizzare quanto può venire commercializzato.

 

 

 

Questo articolo parla di:

9 maggio 2019

Lettera deI CDC (coordinamento democrazia costituzionale) dell'Emilia Romagna

Coordinamento Democrazia Costituzionale dell’Emilia Romagna
1 maggio 2023
archiviato sotto: