Uomini e topi

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 26/01/2009
Da dove nasce la violenza sulle donne

Ormai ogni giorno si sente di donne picchiate e violentate ed è di ieri la notizia che il “violentatore di capodanno”, 48 ore dopo la confessione di essere l’autore dello stupro, è già tranquillo a casa, agli arresti domiciliari. Il bello è che il magistrato che lo ha mandato a casa è una donna: il gip  Marina Finiti. Il violentatore si chiama Davide Franceschini e ha 22 anni e francamente non capiamo perché alcuni giornali gli abbiano fatto la gentilezza di mettere solo le sue iniziali. E’ più che maggiorenne ed è un animale che va conosciuto ed evitato. Dunque perché usargli questa finezza? Forse per lo stesso motivo per cui ha ottenuto i domiciliari: “perche' incensurato, di buona famiglia, per l'atteggiamento collaborativo avuto con gli inquirenti e perche' consapevole di quanto compiuto.” Peccato che la sua offerta di collaborazione arrivi tardi, a quasi un mese dalla violenza compiuta e quando ormai gli investigatori lo avevano individuato. Alla presenza del pm Vincenzo Barba ha ammesso ogni responsabilita' e la sola miserabile giustificazione che ha trovato è che aveva bevuto e si era drogato, come se questo fosse una scusa e non un aggravante!! Nascondersi dietro un dito è tipico di tutti i vigliacchi, di tutti quelli che non hanno il coraggio di prendersi le proprie responsabilità.  “Non so cosa mi ha preso …” o “Non ero in me..” oppure “ero drogato…ero ubriaco…vi giuro: non mi era mai successo..” queste scuse le abbiamo sentite un milione di volte e sono solo bugie. Bugie infami per cercare di scappottarsela, dopo il misfatto. Perché questi ratti  abietti non sono pentiti, sono solo dispiaciuti di essere stati beccati. E’ gente che non ha stima delle donne, ma nemmeno di sé: evidentemente pensa di non poter avere nessuna donna se non in questo modo, o pensa di affermare la propria superiorità così, su donne che altrimenti non li guarderebbero neppure. Gentaglia così lo farà di nuovo: la recidività in questo tipo di reato è altissima.

Un po’ di dati, tanto per capire di cosa parliamo: ogni anno sono più di un milione le donne che nel nostro paese vengono picchiate, stuprate, abusate. Più degli omicidi di mafia, più dei morti sulle strade, più degli incidenti sul lavoro. E dobbiamo aggiungere che 7 volte su dieci il macellaio è uno di famiglia, o un conoscente.

I dati che abbiamo sono ancora del 2007, ma la prima stima dei dati del 2008 indica un aumento del 22% dei casi di violenza di vario tipo sulle donne.

 Solo nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di pugni, botte, bruciature, ossa rotte.
Eccola la realtà: in Italia più di 6 milioni e mezzo di donne ha subito, una volta nella vita, una forma di violenza fisica o sessuale, ce lo dicono i dati Istat e del Viminale che riportano un altro dato avvilente.
Le vittime - soprattutto tra i 25 e i 40 anni - sono in numero maggiore donne laureate e diplomate, dirigenti e imprenditrici, donne che hanno pagato con un sopruso la loro emancipazione culturale, economica, la loro autonomia e libertà. Da noi la violenza è la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Più del cancro. Ogni giorno, da Bolzano a Catania, sette donne sono prese a botte, oppure sono oggetto di ingiurie o subiscono abusi….”

Circa 7 milioni di casi di violenza: il 32% delle donne!!!

E questi sono solo i casi di cui veniamo a conoscenza, ma troppe donne ancora subiscono in silenzio e la stragrande maggioranza degli abusi non vengono denunciati.  Da quando sono piccole vengono messe in allerta per difendersi dai maniaci di passaggio, quelli che aspettano ai giardinetti per abusare di loro, quelli che offrono le caramelle. Nessuna di loro sa che le offese principali arriveranno invece dai  parenti più stretti, dai vicini, fino a quando non ci si troverà in mezzo.
Solo nell’8,6% dei casi la violenza sessuale viene praticata in un luogo pubblico. Più spesso gli stupri avvengono nella propria abitazione (31,2%), in automobile (25,4%) o nella casa dell’aggressore (10%). L'aggressore è una persona ben conosciuta dalla vittima, che può essere il marito o convivente (20,2% dei casi), un amico (23,8%), il fidanzato (17,4%), un conoscente (12,3%); solo il 3,5% dei violentatori non ha mai visto la sua vittima prima dello stupro. E i valori più elevati di casi di violenza si riscontrano nel Nord-est, poi nel Nord-ovest e infine al centro e al sud.

E’ una piaga sociale di una gravità estrema, sono i dati di una guerra, sono numeri da genocidio, che non possono essere ignorati. Prima di tutto dalle donne stesse. Che debbono imparare a difendersi sul serio, in ogni modo e maniera. Cominciando  a educare le proprie figlie all’autostima e alla consapevolezza di sé. Questo è basilare, per l’affermazione della propria dignità di individui. Le parole, gli insegnamenti e gli esempi delle donne della propria famiglia ( nonne, mamma, zie) sono infatti fondamentali per dare alle giovani donne la consapevolezza dei propri diritti di persone, al di là della diversità di genere. Perché i violenti esistono anche perché troppe donne non si ribellano e subiscono. E questa passività nasce da esempi sbagliati visti in casa: una donna picchiata dal marito che sta zitta e lo scusa, spesso è figlia di un’altra donna abusata. E del resto fino a non troppi anni fa esisteva lo “jus corrigendi”, cioè il potere di correggere mogli e figli anche battendoli. E non dimentichiamoci che in piena Rivoluzione Francese, in età illuminista e razionalista, quando ci riempiva la bocca di parole come “liberté, egalité fraternité” la "Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine" firmata da Olympe de Gouges purtroppo le valse - nel 1793 - la ghigliottina.

 

Oggi le donne debbono chiedere a gran voce una legge che le tuteli sul serio. Se infatti leggiamo  l’articolo 609 bis del Codice Penale, scopriamo che la pena per i violentatori è la reclusione da 5 a 10 anni. Ma la cosa più agghiacciante è la chiosa finale “ Nei casi di minore gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi”. E come si fa a stabilire che uno stupro sia di minore gravità? Su quale base si può definire meno grave un reato così ripugnante? E chi lo stabilisce? La legge? Un giudice maschio? Beh, non certo la donna che lo ha subito e che ne porterà i segni per sempre. E cosa resta di una pena di 5 anni, se se ne tolgono i due terzi? Un anno e poco più, cioè: se la persona è incensurata vuol dire che non andrà nemmeno in carcere. O ci andrà per poco tempo – amnistie e indulti permettendo – se la pena sarà di 10 anni. Un vero schifo. Ma spiega molto bene il perché degli arresti domiciliari.

Dunque le donne debbono battersi perché le pene salgano e di molto, tanto da essere un giusto deterrente. Noi non vogliamo la castrazione chimica o chirurgica, come chiedono i “celoduristi” della Lega. Noi vogliamo pene più severe e un maggior rispetto.

Certo non sarà facile, finchè ci sarà gente come Dolce e Gabbana  che useranno per la pubblicità dei loro abiti, una scena con un tentato stupro.

Ma soprattutto non sarà facile finchè il parlamento sarà fatto soprattutto di uomini e di gente come quella ( e da allora non è molto cambiata, vista la blindatura elettorale!) che nell’ottobre del 2005 bocciò la legge sulle quote rosa: una cordata bipartisan destra-centro sinistra affossò l’emendamento che, nelle liste elettorali, assegnava alle “quote rosa” una percentuale decisamente ridotta, rispetto al resto d’Europa. Ma evidentemente i deputati maschi si sentivano minacciati anche da quel minimo di presenza femminile, così votarono contro, per poi festeggiarne l’affondamento abbracciandosi pubblicamente, congratulandosi l’un l’altro, fumando sigari e dandosi manate sulle spalle: una scena ignobile, degna della peggiore e più obsoleta tradizione maschilista da caserma e da bordello. E chi si può dimenticare quella scena indecente, finita sui telegiornali?

 

Da parte sua il presidente del consiglio in persona ieri ha detto che metterà altri soldati nelle strade delle città, ma che ci vorrebbe un soldato per ogni bella donna. Al di là delle levate di scudi da una parte e dalle sue spiegazioni indignate dall’altra ( “..era un omaggio alle donne italiane”) una frase del genere è interessante per i suoi molteplici significati sottintesi e cioè che questa situazione non verrà affrontata cambiando leggi e mentalità della gente, ma che sarà affidata alla repressione. Come a dire che non c’è niente da fare, che è una realtà ineludibile ( questa sparata fa il paio con quella del suo ex ministro  Lunardi che diceva che con la mafia dovevamo imparare a convivere). Ma c’è di più: vuol dire anche che è normale che una bella donna possa venire aggredita, per il fatto stesso di essere bella. Perché la bellezza è una colpa, una provocazione, un invito e un incentivo alla violenza. E’ sempre Eva, insomma, che offre la mela al povero Adamo. Del resto la chiesa stessa questo insegna: basta leggere i padri della Chiesa: Agostino, Girolamo, Atanasio, Gregorio Nazianzeno, per capire da dove viene tutto l’orrore e il veleno contro le donne, nel misoginismo più ripugnante, intriso della pruderie più lubrica e oscena.

Inoltre lo stesso Berlusconi non è alieno da atti di stalking: nell’aprile 2004, in visita a Mosca dal suo amico Putin, riuscì a metterlo in imbarazzo ( e ce ne vuole!), quando, passando in rivista le operaie della fabbrica Merloni, ne volle baciare una “…. Berlusconi si è rivolto a Putin e gli ha sussurrato che voleva "scegliere e baciare la lavoratrice più brava e più bella". Il presidente russo è rimasto perplesso e non ha risposto. "In realtà - scrive Kommersant - Berlusconi aveva già individuato la sua vittima". Si è avvicinato ad una "donna grande come la Sardegna e con tutto il corpo ha fatto il gesto tipico dei teppisti negli androni bui dei cortili, quando importunano una ragazza che rincasa". La giovane operaia si è ritratta d'istinto e, nell'imbarazzo generale, ha cercato di spostarsi dietro altre colleghe. "Ma il signor Berlusconi - prosegue il cronista russo - in passato deve aver fatto esperienza con donne anche più rapide di questa: con due salti ha raggiunto la ragazza e ha iniziato spudoratamente a baciarla in faccia. L'operaia, senza una parola, ha opposto resistenza: poi, impassibile, si è rassegnata alle effusioni senza nascondere il proprio disagio. Infine, con il volto tirato, si è rifiutata di ricambiare un bacio. Tra i presenti è sceso il gelo. Putin non ha assecondato l'invito di Berlusconi di stare al gioco. "Il premier italiano - secondo Kommersant - allora ha scosso l'operaia ridendo: qualcuno ha temuto che volesse magari stenderla sul pavimento". ".

Ma c’è anche di peggio: nel maggio del 2003 aveva invitato i suoi accoliti a una nuova specie di caccia: insidiare le mogli dei magistrati. Senza contare il discorso a Wall Street “venite a investire in Italia, non ci sono più comunisti, ma tante segretarie disponibili” e quando fu scelta Parma per l’Agenzia alimentare europea disse, creando un mezzo incidente diplomatico: “La ragione diceva Finlandia, poi ho rispolverato tutte le mie armi e le mie arti di playboy facendo la corte alla presidente della Finlandia, con una serie di sollecitazioni amorevoli”. Ovviamente alla presidente della Finlandia – paese civile in cui queste cose non esistono – fu chiesto conto da parte del suo governo di questo tipo di accordi: non potevano nemmeno immaginare che fosse solo una battuta e che il presidente di una nazione potesse scendere a tanta volgarità.

 Per non parlare della sua battuta alla Carfagna “ se non fossi già sposato la sposerei” che suscitò le ire di sua moglie Veronica e la indusse a scrivere  una lettera inviperita su la Repubblica. E’ evidente che un uomo così non può varare leggi contro la violenza alle donne. Vero è che la Carfagna – che oggi è suo ministro delle pari opportunità – ha steso un progetto di legge contro lo stalking, cioè le molestie reiterate, ma è proprio la violenza e il reato di stupro che vanno fermati con sanzioni e pene molto più severe. Negli USA c’è perfino la pena di morte e noi invece diamo a Davide Franceschini, violentatore confesso, gli arresti domiciliari, perché poverino lui ha collaborato! E poi è di buona famiglia.

 Il suo avvocato, che lo ha accompagnato a Regina Coeli per farsi interrogare, ha detto che è distrutto. Ce lo concedete un “e chi se ne frega”? Forse non sarà molto educato, ma questo paese non è fatto per la gente educata e nemmeno per quella rispettosa, dunque mi scuserete se ripeto: chi se ne frega di lui e dei suoi sentimenti, ora che è stato braccato e preso. Lui che ha picchiato quella povera ragazza fino a farne una maschera di sangue e poi l’ha violentata in un bagno chimico, umiliandola, mortificandola, devastando la sua vita come il suo corpo, per sempre. Non ce ne importa niente dei suoi sentimenti. Non vogliamo capire le sue ragioni, sentire i suoi motivi. BASTA! C’è un limite a tutto, anche alla disponibilità e al dialogo. E noi donne siamo oltre ormai da un pezzo. Non ne vogliamo discutere neppure, vogliamo solo che ratti, che animali come questo finiscano in gabbia, come tutte le bestie pericolose e possiamo solo sperare che qualcuno butti la chiave.

 

Approfondimento: In allegato il progetto antistalking

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