Con le decisioni attuali degli altri partiti nei collegi maggioritari uninominali il centro destra può fare cappotto. Non è stata cambiata la legge elettorale. Un grave errore. Due crisi di governo avevano segnalato che la legislatura finita era a rischio elezioni anticipate. Gli appelli a dare priorità ad una nuova legge elettorale per eliminare quella attuale non sono stati ascoltati e ora alla terza crisi di governo lo scioglimento delle camere è arrivato. Inoltre gli effetti della pessima legge elettorale in vigore si intrecceranno con i problemi che pone il taglio di un terzo dei parlamentari.
In due anni non sono state approvate né le modifiche della Costituzione ritenute indispensabili prima delle elezioni, ad esempio per il Senato, né la nuova legge elettorale. Questo renderà più difficile ridare gradualmente al parlamento il ruolo centrale che gli affida la nostra Costituzione, iniziando dalla scelta diretta dei parlamentari da parte degli elettori per contrastare il crescente astensionismo, che rischia di aggravare la crisi la nostra democrazia.
La legge elettorale con cui voteremo il 25 settembre prevede un voto solo per il collegio uninominale maggioritario, dove vince chi prende un voto in più, e per le circoscrizioni proporzionali con liste di nomi bloccate.
Il centro destra ha raggiunto un accordo (di potere) per presentarsi come coalizione al fine di conquistare il massimo possibile dei parlamentari e già afferma con chiarezza che tra i suoi obiettivi c’è la modifica della Costituzione introducendo il Presidenzialismo, e non solo.
Da tempo la destra punta al Presidenzialismo, ma è la prima volta che la legge elettorale in vigore può consentire alla coalizione di centro destra di conquistare gran parte dei collegi uninominali, puntando ai 2/3 dei parlamentari. Un numero che impedirebbe a chiunque di chiedere il referendum popolare per abrogare le modifiche della Costituzione.
Le norme in vigore per la modifica della Costituzione (art 138) furono scritte in presenza di un sistema elettorale proporzionale e non sono mai state modificate per impedire che il maggioritario mettesse la Costituzione nelle mani di una minoranza di elettori per effetto di meccanismi elettorali premiali.
Quanti ritengono che nessuna maggioranza possa cambiare da sola la Costituzione debbono bloccare questa deriva. Il solo modo è raggiungere un accordo per le candidature nell’uninominale maggioritario, con poche, chiare, parole di programma: Difesa e attuazione della Costituzione.
Ogni formazione politica o coalizione si presenterà con il suo programma nel proporzionale e lì verificherà i suoi consensi.
Un accordo tra quanti vogliono contrastare il centro destra dovrebbe avere questo punto programmatico comune. La diversità verrà misurata nel proporzionale, dove ciascuno deciderà come presentarsi, autonomamente.
La crisi del governo Draghi non può essere un alibi per non fare questa scelta di coalizione nel maggioritario, compreso il M5Stelle. La legge elettorale non è mai stata nel programma di Draghi, né il Governo se n’è mai occupato.
Così chi vota solo nel proporzionale vedrà trasferito automaticamente il voto nel collegio uninominale. Chi vota solo nell’uninominale vedrà il suo voto suddiviso pro quota tra i coalizzati nel maggioritario.
Altrimenti il voto nel maggioritario rischia di essere inefficace. Nel 1996 è accaduto qualcosa di simile a parti rovesciate dopo la rottura tra Lega e Forza Italia.
Quando non si affronta con coraggio e capacità di innovare un terreno nuovo, si ragiona con schemi del passato, si perde.
Se in gioco c’è il futuro del nostro paese, la stessa democrazia regolata dalla nostra Costituzione la risposta deve superare di slancio pregiudiziali e diversità, elaborando il lutto della fine del Governo Draghi.
Alfiero Grandi