“Non è una questione di parole, ma di sostanza. E la sostanza è politica al più alto grado”. Così il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky replica al presidente del Senato La Russa a proposito dell’assenza della parola “antifascismo” dalla Carta Costituzionale. “Oggi non si può essere afascista. È in gioco la visione del nostro vivere in comune: gerarchia o democrazia? Discriminazione o eguaglianza? Non si può dire “né con l’una né con l’altra” .
Professor Zagrebelsky, nella Costituzione non c’è la parola antifascismo forse perché superflua?
“Le Costituzioni contengono norme, principi, valori che sono rivolte al futuro, non al passato. Tutte nascono da una frattura storica e aspirano a instaurare un regime diverso dal precedente. Talora opposto. I conti con il passato la Costituzione li ha già fatti”.
La Russa si concentra sulla parola antifascista che manca.
“Nel codice penale non c’è il divieto di mangiare il proprio vicino di casa, allora cosa vuol dire: che è ammesso? Questa osservazione di La Russa mi sembra piuttosto puerile”.
Come replica?
“Vogliamo proprio soffermarci sulle parole? Se manca 'antifascismo' è ben presente la parola 'fascismo', legata al suo divieto radicale. La dodicesima disposizione transitoria della Costituzione fa divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista, sotto qualunque forma. Richiamo l’attenzione su 'sotto qualunque forma': i nostri padri costituenti erano ben consapevoli che era una questione di sostanza, non di forma. Come se ci dicessero: non fermatevi alle parole, come fa ora La Russa, ma guardate in profondità”.
E la sostanza è che la Costituzione è l’essenza stessa dell’antifascismo.
“Basta studiare cos’è stato il fascismo. Stiamo alla sua autodefinizione, tratta dall’articolo 4 dello Statuto del PNF. L’identità fascista si riassume in tre parole: credere, obbedire, combattere. Questa visione etico-politica è radicalmente antitetica all’etica costituzionale. La Carta non chiede di 'credere', ma al contrario garantisce il pluralismo delle idee e dell’informazione. Obbedire: secondo la Costituzione bisogna obbedire alla Carta e alla legge ad essa conforme, non a un capo. Combattere: la Costituzione proclama solennemente l’esclusione della guerra come strumento di affermazione nella scena internazionale, al contrario dei fascismi e dei nazionalismi”.
I padri costituenti rovesciarono completamente i principi fondativi del regime.
“Basta la definizione di 'Repubblica democratica' presente nel primo articolo della Costituzione. È l’esatto contrario rispetto alla deliberazione del Gran Consiglio del fascismo, l’8 ottobre del 1926: 'Gli ordinamenti e le gerarchie ricevono luce e norme dall’alto, dove c’è la visione completa dei compiti, delle funzioni e dei meriti'”.
Principi molto lontani dall’articolo tre della Costituzione, quello sull’eguaglianza.
“È l’articolo che ribadisce pari dignità davanti alla legge ed esclude proprio quelle discriminazioni su cui era fondato il fascismo, a cominciare dal tema della 'razza'. Oggi prevale una visione edulcorata del fascismo per la quale Mussolini emanò le leggi razziali trascinato dalla politica criminale di Hitler; in realtà l’antisemitismo era presente già nello Statuto del partito nazionale fascista già nel 1934”.
Gli eredi del postfascismo condannano le leggi razziali, ma queste sembrano cadute dal cielo, non un atto connaturato alla natura stessa del regime.
“L’antisemitismo è un elemento strutturale del fascismo, fondato sulla discriminazione delle minoranze condannate come un pericolo per la nazione”.
Come giudica l’uscita del ministro Lollobrigida sul pericolo della “sostituzione etnica”?
“Appunto. Mi è sembrata un’affermazione grave. S’è giustificato dicendo che ignorava la provenienza politica e culturale di quella espressione. Era stata usata anche in precedenza, ma ciò non è un’attenuante. È un’aggravante. Dando per scontata la buona fede, il mio consiglio è: studiate. Studiate che cosa è stato il fascismo, cosa è stata la Resistenza, cosa è stata l’Assemblea Costituente”.
Sempre la Russa dice che la Costituzione è il frutto di una storia condivisa.
“Una storia condivisa, certo, ma una storia condivisa tra antifascisti. In questa storia confluivano filoni diversi, liberali, azionisti, repubblicani, cattolici, socialisti e comunisti. Il Movimento Sociale, che è nel cuore del presidente del Senato, è rimasto fuori dal patto costituzionale. Non c’era”.
Perché questa classe politica di destra s’inceppa davanti alla parola “antifascista”?
“Queste loro sortite risultano ambigue ai nostri occhi, ma chiarissime ai fascisti che ancora esistono e a una parte dell’opinione pubblica genericamente autoritaria: ammiccare al fascismo non fa dispiacere”.
La nostra è una Repubblica fondata sull’antifascismo, ma guidata da una classe politica anti-antifascista.
“Questa è una materia molto seria. Prima abbiamo contrapposto l’etica politica del fascismo all’etica politica della Costituzione. Aut-aut. Sono posizioni che non possono mescolarsi. Non si possono 'condividere'”.