Dazi, armi, Nato: Europa timida davanti ai diktat Usa

di Alfiero Grandi - strisciarossa.it - 16/07/2025
E Meloni rema contro gli interessi di Italia e Ue

Dopo la lettera di Trump a Von der Leyen le carte sono sul tavolo, basta volerle leggere. Non si è mai visto in una trattativa a due (presunti alleati) che un soggetto decida di mandare un ultimatum all’altro, come ha fatto Trump che ha annunciato dazi del 30 % per l’Europa dal prossimo 1° agosto. Poco sotto il Canada. Va ricordato che la recente riunione Nato si è conclusa con la decisione di aumentare la spesa militare al 5 % del Pil per i singoli stati in 10 anni. Qualche margine interpretativo non contraddice la sostanza. Stupisce che l’Unione europea abbia subito questo diktat di Trump, portato avanti da Rutte – che si rivela figura tanto imbarazzante quanto subalterna – senza porsi il problema di un rapporto complessivo con l’attuale Presidenza Usa: riarmo, dazi, Ucraina, Gaza, ecc.

 Avere accettato prima l’imposizione del riarmo senza tenere presenti i dazi e altri problemi è stato un errore, dovuto alla subalternità che governi come quello italiano e in particolare Giorgia Meloni hanno dimostrato verso Trump. Questo sta creando un serio problema per l’interesse nazionale.

 Non si è riflettuto abbastanza sul fatto che se verrà rispettato l’obiettivo del 5%, superiore all’attuale percentuale di spesa militare americana, le economie dei singoli stati Nato avranno una torsione militarista che ridurrà lo spazio per la spesa sociale (sanità, scuola, pensioni, ecc.) e cambierà la qualità stessa del sistema produttivo. Non è un mistero che c’è chi pensa di sostituire la produzione di auto con quella di mezzi militari.

 Robert Kennedy oltre 60 anni fa aveva denunciato che era una deviazione morale e sociale che le armi di distruzione di massa (fece l’esempio del napalm) venissero conteggiate nel Pil, cioè nella ricchezza nazionale prodotta, mentre i disastri che provocavano queste armi o le misure preventive per l’ambiente non venivano conteggiate. Da lì partì una riflessione tuttora non risolta su come si dovrebbe calcolare la ricchezza nazionale, perché guadagno e profitti non sono tutti uguali, alcuni infatti vengono calcolati sul peggioramento delle condizioni di vita, sulle distruzioni, sulla cancellazione della vita stessa.

 La pretesa di Trump di fare pagare alla Nato gli impegni degli Usa a sostegno dell’Ucraina è un corollario della logica di prendere decisioni mettendole a carico di altri, come se i singoli stati non avessero già da anni preso impegni costosi per l’Ucraina, anche se purtroppo gli impegni sono solo per il sostegno militare e ancora non c’è un’iniziativa autonoma per cercare soluzioni di pace, anzi si continua stancamente con i pacchetti di sanzioni alla Russia, siamo al 17°. Anche i ragionamenti fatti sulla ricostruzione dell’Ucraina nell’incontro di Roma presuppongono la fine dei combattimenti e quindi una soluzione di pace che non c’è e per la quale non c’è neppure un’iniziativa europea degna di questo nome.

 Il sovranismo dei dazi

 Al 5 % si aggiunge ora la manovra di Trump sui dazi che con prepotenza pretende di fare pagare una parte del debito pubblico degli Usa all’Europa, come del resto sta facendo con altri stati storicamente alleati. Senza dimenticare che la richiesta si completa con quella di togliere di mezzo leggi europee che regolano le importazioni dagli Usa (ad es: regole per la salute nell’agroalimentare, fiscalità e uso dei dati per le grandi aziende informatiche, ecc.) decise in piena sovranità dall’Unione europea. Già dazi al 10% avrebbero creato problemi, il 30% avrebbe delle conseguenze addirittura gravi. L’Italia sarebbe spinta in recessione. Se entrerà in vigore l’impianto dei dazi che Trump vorrebbe imporre con l’atteggiamento prepotente e ricattatorio che lo caratterizza cambierebbe in profondità il sistema di rapporti tra Usa e il resto del mondo, a partire dagli “alleati” europei.

 Questo scontro evidente e pericoloso per l’intera economia mondiale porterebbe a recessione, inflazione e riduzione dell’occupazione per molti paesi, compresi gli Usa, ad un ulteriore divaricazione nella ricchezza e nelle condizioni di vita, è il risultato della concezione sovranista per il futuro degli Usa, sintetizzato dal Maga.

I sovranisti di altri paesi, a partire dall’Italia, sono spiazzati perché dopo avere flirtato con Trump, sognando di avere un riferimento mondiale e di ottenere condizioni privilegiate dal loro riferimento politico oggi sono incapaci di affrontare la dura realtà. Basta vedere l’imbarazzo di Giorgia Meloni, la cui unica linea politica è cercare di non rompere con Trump e prendere tempo. Trump è una importante fonte di legittimazione per il governo delle destre italiane.

 Sta accadendo quello che era prevedibile: il sovranismo come dottrina politica (di cui Maga è il perno) porta gli interessi di ogni stato ad entrare in collisione con quello degli altri. In questo caso l’America contro stati europei e contro l’Europa come istituzione, che si sta mostrando purtroppo impreparata ad affrontare un ruolo di rappresentanza politica ed economica dei 27 stati e che quindi rischia di pagare un prezzo pesante di credibilità e forse peggio.

 Governo anti-italiano

 Il governo italiano è sovranista e non ha mai nascosto di avere in Trump il suo punto di riferimento. Per questo dimostra di essere incapace di affrontare uno scontro con Trump per gli interessi dell’Italia, anche in contrasto con quelli degli Usa. Di fronte ai dazi al 30% risponde con un “trattiamo” ancora, quasi fosse sul tavolo la proposta al 10 %, già accettata da Giorgia Meloni, forse sperando di limare qualcosa per cercare di venderlo come un improbabile successo nei rapporti “privilegiati” con il Presidente Usa.

 La verità è che il governo Meloni è incapace di cambiare una linea politica che è chiaramente in contrasto con gli interessi dell’Italia e con i principi della nostra Costituzione. E’ un governo contro gli interessi nazionali dell’Italia e che ha contribuito ad indebolire la coesione europea perché incapace di sostenere una linea europea di autonomia e indipendenza anche dagli Usa. Basta pensare che Salvini sostiene che è l’Unione europea che dovrebbe rinunciare alle sue politiche per l’ambiente e per la transizione energetica per evitare il disastro ambientale.

 Siamo arrivati al capolinea di questo governo. Ci sono state finora tante avvisaglie, ad esempio il governo sta tentando con prepotenza e durezza di cambiare la Costituzione per arrivare ad un governo autocratico e autoreferenziale. In sostanza la Costituzione vista come scalpo per dimostrare che l’ingresso delle destre cresciute fuori dal recinto costituzionale aveva ottenuto cambiamenti di fondo. Anche sul piano sociale ed economico con la cancellazione di provvedimenti come il reddito di cittadinanza negandone l’utilità e sequestrandone le risorse finanziarie per altri scopi, la negazione del reddito minimo, il disimpegno dai rinnovi contrattuali e dalle politiche industriali, l’incapacità di garantire sbocchi positivi a crisi strategiche come l’acciaio ex Ilva.

 La cultura di queste destre ha confermato che non sono un’alternativa credibile, che i condoni, la moltiplicazione del numero dei reati e l’aumento delle pene, la visione autoritaria delle relazioni sociali, sono tutti aspetti che portano ad una deriva securitaria, e situazioni sociali che avrebbero bisogno di soluzioni politiche vengono minacciate di repressione, per non parlare dei migranti, problema senza soluzione né per la parte di ingressi legali – i meccanismi restano immutati – né per la parte dei soccorsi in mare che continuano a essere contrastati, fino alla non “soluzione” albanese, emblema di diritti negati e spreco.

 Ora occorre che l’Italia aiuti l’Europa a reagire tenendo testa alle pretese di Trump e adottando misure nazionali per reggere lo scontro e mettendo in discussione le stesse decisioni sugli armamenti, come ha fatto la Spagna. Questo governo non è in grado di farlo e questo diventa un peso insopportabile per gli interessi dell’Italia e dell’Europa. Per questo occorre cogliere questa occasione per porre il problema di fondo: il sovranismo ha già dimostrato di essere impraticabile e nefasto e deve lasciare il posto ad una politica di coesistenza tra diversi, di riforma e rilancio delle sedi internazionali per porre fine alle guerre, di collaborazione e coesistenza tra culture.

 Prima si arriva ad un cambio politico meglio è. E’ già tardi. E’ urgente presentare all’Italia un’alternativa politica credibile per mandare a casa questo governo.

 Alfiero Grandi

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