“Così in Irlanda si passa dal 12,5% al 15%: è uno scherzo?“. L’economista francese Thomas Piketty non condivide l’entusiasmo dei leader europei sull’accordo siglato a Londra tra i ministri delle finanze del G7 per introdurre una tassa globale sulle multinazionali. “Piacerebbe anche a me pagare appena il 15% di tasse”, commenta l’autore de Il capitale nel XXI secolo, ospite a Trento del Festival dell’Economia. E se il presidente del Consiglio Mario Draghi lo definisce “un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per i cittadini”, all’economista della Paris School of Economics basta una parola: “Scandaloso“.
E spiega il perché. “Dare alle grandi multinazionali il privilegio di pagare il 15% di tasse significa riconoscere loro il diritto di pagare meno di quanto non debbano fare le piccole e medie imprese, come del resto la maggior parte delle persone e in generale la classe media”, sostiene Piketty, che scherza augurando a se stesso un’aliquota così bassa.
E ancora: “Se tutti pagassero il 15 per cento andrebbe bene, ma sappiamo che non è possibile se vogliamo avere trasporti, scuole, sanità pubblica. A finanziare queste cose rimane ancora una volta la classe media, mentre a chi può permettersi sedi distaccate in paradisi fiscali facciamo lo sconto.
Di fronte a tutto questo parlare di un grande risultato è disdicevole, ci prendono per imbecilli?”.
E se il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni elogia l’amministrazione americana di Joe Biden per aver promosso l’iniziativa, Piketty ricorda che “alla proposta degli Stati Uniti di un’aliquota del 21% i paesi Ue hanno risposto nascondendosi dietro all’alibi di dover mettere tutti d’accordo, sapendo già che l’unanimità non c’era.
Un modo per dire no a una proposta un po’ più coraggiosa dell’accordo siglato ora in Europa”. Accordo che adesso dovrà attendere il vaglio dell’Ocse e quello del G20, per essere probabilmente operativo nel giro di qualche anno.
A Trento l’incontro che ha visto protagonista il professore francese, tra i più seguiti al Festival, è stato intitolato “Per un socialismo partecipativo”. Al centro il tema al quale ha dedicato i suoi libri più noti, quello della disuguaglianza e della ridistribuzione della ricchezza.
A margine dell’incontro Piketty ha commentato anche la recente proposta di Enrico Letta di rivedere la tassa sulla successione per destinare i maggiori introiti ai giovani: “Un’iniziativa che va nella giusta direzione, ma invito Enrico Letta ad andare oltre”. Secondo l’economista c’è infatti bisogno di tassare i grandi patrimoni, perché “non possiamo attendere che i miliardari muoiano e che lascino le loro immense fortune ai figli per poterle tassare”.
Quanto alla destinazione di questa imposta, i 10mila euro a ogni diciottenne proposti dal segretario del Partito democratico “rimangono molto lontani dall’obiettivo di dare a tutti le stesse opportunità di partenza. Io ne ho proposti 120mila, e vi assicuro che nemmeno così si centra l’obiettivo delle pari opportunità“. Ma l’economista è convinto che si tratta “di un ottimo modo per dinamizzare l’economia italiana, che per crescere ha bisogno di giovani con le risorse necessarie per investire, creare, imprendere”.