Il giorno della memoria è stato istituito per ricordare le vittime dello sterminio nazista, in particolare gli ebrei, che furono decimati in numerosi stati sotto i regimi fascisti che dal 1922 fino a tutti gli anni ‘30 si sono insediati in Europa. Persecuzioni, deportazioni e stermini che hanno interessato anche i sinti e i prigionieri politici. Una giornata per non dimenticare quello che accadde perché “simili eventi non possano mai più accadere”, come recita la legge che istituisce questa giornata.
Non quindi una semplice giornata di commemorazione della Shoa, ma una memoria utile per guardare a quel che accade nel presente.
Non sono mancati stermini e genocidi prima e dopo quello nazista, ma viene ricordato quest’ultimo, oltre che per i numeri spaventosi nell’arco di un tempo limitato, per l’utilizzo di tecniche industriali in vere e proprie fabbriche di morte, anche perché questo sterminio è avvenuto nel cuore dell’Europa ai danni di europei. Gli ebrei vivono in Europa da millenni e la Shoa è solo l’ultima grande tragedia che li ha visti vittime di vessazioni e assassinii, ideale capro espiatorio per governi, chiese e popoli di ogni epoca, un prodotto made in Europe senza ombra di dubbi.
Le persecuzioni in Europa hanno comprensibilmente rafforzato il sionismo: uno stato ebraico avrebbe dato un luogo sicuro agli ebrei. Ma l’origine di quello stato affonda le radici nel colonialismo, furono infatti gli inglesi, che controllavano la Palestina ad inizio secolo a “concedere” quella terra non loro agli ebrei e dopo la seconda guerra mondiale l’Europa ha espiato le proprie colpe regalando agli ebrei una terra su cui abitavano altri popoli, originando una tragedia che a partire dal 1948 insanguina il medio oriente.
É un triste scherzo della Storia che gli eredi dei sopravvissuti allo sterminio siano oggi guidati da un governo fondamentalista che parla apertamente di deportazioni in Congo, di animali umani, di utilizzo della bomba atomica, non sazio di 25 mila morti e milioni di persone sfollate, le case distrutte. Sarebbe ipocrita parlare dello sterminio di 80 anni fa e far finta di non vedere quello che accade in Palestina oggi, e crediamo sia molto più irrispettoso verso la memoria di quella tragedia storica utilizzarla come foglia di fico per coprire la vergogna di un mondo occidentale che sbandiera i diritti umani solo quando possono giustificare la difesa dei propri interessi economici, piuttosto che l’occasione per attirare l’attenzione sul genocidio in corso in Palestina.
Pensiamo anzi sia una buona occasione per riflettere sulle contraddizioni che viviamo oggi, anche in Italia, anche a Parma, come quella che vede i nostalgici del fascismo, che continuano a invocare l’intitolazione di strade a Giorgio Almirante, uno che di leggi razziali se intendeva, ergersi a implacabili difensori dell’unica democrazia del medio oriente, che guarda caso sono gli unici europei del Medio Oriente. Pensiamo che questo appoggio peloso sia ben più imbarazzante di una manifestazione che ricorda un genocidio in atto nel giorno in cui si ricorda quello nazista ai danni degli ebrei.
Comunicato stampa di Pap. PARMA