L’Italia, sabato scorso, ha scoperto di essere infestata dai fascisti. L’Italia, in questo ultimo mese, si è accorta di non essersi mai liberata di quel fastidioso e nauseante universo di simboli, logiche, minacce, violenza che il regime del secondo ventennio del Novecento ha vomitato sulla vita e sulla storia del nostro Paese. Nel 2021, l’Italia s’è desta, ha finalmente guardato in faccia i Fiore, i Castellino e i criminali che, da anni, a Roma e in altre città italiane si nascondono vigliaccamente dentro formazioni varie, dentro un affollato “mondo di sotto” le cui punte emerse sono Forza Nuova e Casa Pound. Eppure sono anni che arrivano denunce, inchieste, libri, anni che i neofascisti o, più semplicemente, i fascisti vengono arrestati per disordini, violenze e altro, contro giornalisti e sedi di giornale, contro migranti, rom, omosessuali, avversari politici, ma poi alla fine sono sempre in giro, liberi di organizzare azioni spregevoli, raid, persino comizi con la partecipazione di soggetti colpiti da Daspo.
Sabato, addirittura, mentre erano in compagnia dell’”illuminato” e variopinto mondo dei no vax e dei no pass, hanno tentato e realizzato il colpo grosso, ossia l’assedio e la devastazione della sede di un sindacato. Un atto terrificante, un riavvolgimento del nastro della storia italiana. Anche la polizia, sabato, si è accorta di cosa voglia dire aver tollerato a lungo i fascisti, averli in qualche modo ignorati, averli lasciati in pace dentro le loro sedi, ottenute occupando per anni palazzi che nessuno ha sgomberato, addirittura voltandosi e andando via dopo la minaccia degli occupanti di spargere sangue. Sia chiaro, non tutta la polizia lo ha fatto, perché sui neofascisti ci sono state indagini, schedature, osservazioni e sono piovuti anche gli arresti. Però è indubbio che troppe volte le questure hanno lasciato fare, mostrandosi un po’ troppo morbide di fronte a cortei non autorizzati, a manifestazioni di apologia fascista e altro.
Ad ogni modo, ora che una camionetta della polizia è stata presa d’assalto, ora che è evidente a tutti come questo universo politico vigliacco strisci nel mondo di sotto per caricare le polveri e puntare addirittura all’assalto del Parlamento (che era l’obiettivo finale), ci si augura che i vertici delle forze di polizia facciano piazza pulita di quei dirigenti dalle simpatie politiche evidenti che, in diverse città, macchiano l’onore delle loro divise e dei loro ruoli. Insomma, che questo risveglio improvviso (e colpevolmente tardivo) produca effetti generali concreti e risultati utili all’equilibrio democratico, in un momento così difficile e colmo di tensioni. Lo scioglimento dei movimenti e dei partiti di estrema destra è una mezza soluzione, se non si garantisce l’applicazione della legge sui reati connessi all’ideologia fascista. E poi rimane un problema, cioè quello di chi non si è destato nemmeno questa volta.
Come ad esempio, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che continuano nel loro goffo show negazionista. La leader di FDI (tra le cui fila come sappiamo esiste un’ampia schiera di nostalgici e di appartenenti al succitato mondo di sotto), interrogandosi sulla matrice e affermando che essa conta poco, minimizza ancora, mostrando la sua incapacità di prendere le distanze dal fascismo. Lei che guida un partito nel quale, prima ancora dell’inchiesta di Fanpage, fioccavano già personaggi discutibili, dichiarazioni, nostalgiche rivendicazioni di molti suoi iscritti. Lei che, mentre la CGIL veniva assaltata, era ospite del movimento ultranazionalista spagnolo Vox. Lei che afferma di essere contro tutti i regimi, dimenticando che ai regimi ci si arriva con azioni ispirate da idee e parole, come quelle gravissime che lei e i suoi colleghi di partito spesso hanno espresso su migranti, rom, omosessuali, musulmani. O come quelle pronunciate più volte per sedurre il popolo dei No Pass.
Insomma, se la Meloni ha problemi a inquadrare la matrice della violenza di Roma qualcuno gliela spieghi, dopodiché, se vuole aspirare davvero a governare questo Paese, condanni il fascismo e ripulisca il suo partito e i suoi contatti con certi personaggi che l’inchiesta “Lobby Nera” ha messo in luce. Riguardo a Salvini, invece, è inutile sperare che comprenda quanto sia grottesco affermare che la colpa è dell’attuale capo del Viminale, dimenticando i rapporti che lo stesso Salvini, prima e durante il suo incarico da ministro degli Interni, ha tessuto con i leader di Casa Pound, con gente come Di Stefano, Polacchi, Iannone e altri, condividendo con loro palchi, cene e persino capi di abbigliamento di un brand neofascista.
Difficile, dunque, pensare che la Meloni e Salvini possano destarsi mai da questa palude ideologica che li tiene legati a un mondo che, indubbiamente, li guarda come punti di riferimento, per comunanza di idee e di visioni su quello che dovrebbe essere il Paese. Un Paese che però è ancora profondamente infettato dal virus del fascismo, perché con esso non ha mai fatto realmente i conti. Ha consentito, in nome della pacificazione, che gli eredi del Ventennio restassero nei loro posti di potere, organizzassero un partito che ha partecipato per anni alla vita politica e democratica italiana, flirtando però contemporaneamente con i gruppi eversivi che quella vita democratica l’hanno ricoperta di piombo e bombe. L’Italia ha un problema culturale e storico che nessuno scioglimento potrà sanare, senza una contemporanea opera di educazione alla storia e senza la certezza di applicazione di leggi severe che impediscano la formazione di forze neofasciste, sia fisicamente che sul web.
L’assalto alla CGIL è di una gravità tale che la politica nel suo insieme dovrebbe condannare senza alcuna ambiguità quanto accaduto. Allo stesso modo, leggere i silenzi o le deboli espressioni di solidarietà alla CGIL, da parte anche di alcune forze sindacali di base, o addirittura gli insulti da parte di gruppi di loro singoli iscritti, dimostra che il fascismo in questo Paese è duro a morire o che è difficile comprenderne la pericolosità. Si può polemizzare con un sindacato, si può criticare, ci si può trovare anche su piani opposti, ma non si può in alcun modo accettare che una forza sindacale venga attaccata fisicamente e che ne venga vandalizzata, violata, devastata la sede. La situazione è allarmante e se non si agisce oggi, sull’onda di questo gravissimo attacco alla democrazia (altro che Green Pass e obbligo vaccinale), ci saranno ancora giorni così, nei quali l’Italia si sveglierà sorpresa dalla presenza di un virus che è vivo e attivo, con varianti diverse, da 100 anni.
Massimiliano Perna -ilmegafono.org