Lo aspettava un matrimonio, l’ha raggiunto la morte…

di Patrizia Cecconi - pressenza.com - 26/06/2020
Solo le sanzioni ai sensi della legalità internazionale possono fermare Israele, lo si sa da sempre, ma ormai il tempo è scaduto e i richiami di facciata o le vibrate proteste non bastano più

E anche ieri, 23 giugno, Israele ha avuto la sua porzione di sangue palestinese innocente. Il nuovo martire, Ahmad Mustafa Ereikat è stato ucciso per niente alle porte di Betlemme, ad uno dei tanti check point, quello che porta il nome di “container”.

Ahmad, un ragazzo di 27 anni, stava andando a prendere mamma e sorella dal parrucchiere per poi andare tutti insieme al matrimonio di sua sorella. Sarebbe stata una giornata felice, chiassosa e divertente come lo sono i matrimoni palestinesi, sia quelli musulmani che quelli cristiani. A luglio, invece, lo sposo sarebbe stato lui e ad attenderlo per la grande festa c’era anche la sua fidanzata. Ma i killer in divisa, tali sono come è ben risaputo i militari israeliani, lo hanno falciato a colpi di mitra e lo hanno lasciato morire dissanguato – more solito – buttato là, per terra, come un fagotto di stracci. Crimine su crimine, comportamento degno del Cile di Pinochet e non di uno Stato di diritto.

Cos’aveva fatto Ahmad per essere ucciso così? Premettiamo che come dice un importante giornalista ebreo-israeliano, Gideon Levy, il sangue palestinese è merce gratis per Israele e quindi può gettarlo senza dover pagare alcuna penalità né tantomeno subire sanzioni sulla base del Diritto internazionale come mostrano 72 anni di crimini regolarmente impuniti. Questo va premesso, ma comunque qualcosa aveva fatto Ahmad perché i militari con la stella di David lo ferissero gravemente e poi lo lasciassero dissanguare buttato a terra agonizzante per un’ora e mezza fino alla morte!

Sì, Ahmad aveva “una colpa”, era in ritardo e la madre e la sorella lo aspettavano nel salone di bellezza dove avevano sistemato le loro acconciature per il matrimonio. La fretta lo ha tradito. Nel raggiungere il check point una ruota ha urtato contro il cordolo e lui è sceso per vedere il danno. Si sa, i militari israeliani sono nervosi e paurosi e, soprattutto, sanno di poter calmare la loro paura affidandosi al mitra in dotazione, tanto il sangue palestinese non si paga!

Questo aveva fatto Ahmad, era sceso dalla macchina per controllare l’eventuale danno alla fiancata. Ha pagato con una morte lenta, più lenta del soffocamento subito dal povero George Floyd sotto il ginocchio di un poliziotto assassino Usa che ha giustamente indignato il mondo antirazzista. Un’ora e mezza per perdere tutto il suo sangue e finire la sua vita a 27 anni così. Questo è solo uno, per il momento l’ultimo fino a nuovo aggiornamento, delle decine di migliaia di omicidi impuniti, figli naturali dell’illegale occupazione israeliana dei Territori palestinesi.

Dove sono i media mainstream che commuovono a comando l’opinione pubblica? Quelli che giustamente hanno moltiplicato l’indignazione per il terzul’ultimo omicidio gratuito di un afro-americano innocente? Quelli che hanno arricchito i loro servizi con le foto di statue di oppressori abbattute?

Arriverà, un giorno, l’iconoclasta disposto ad abbattere la statua Ben Gurion col plauso delle folle di oppressi da uno Stato autoproclamatosi scavalcando da sempre la legalità internazionale? E cosa diranno allora i media embedded? Questa risposta appartiene al futuro, a noi spetta solo esaminare il presente, e il presente ci interroga sul perché del silenzio dei media mainstream di fronte allo stillicidio di vite palestinesi e di diritti universali operato da Israele, lo Stato ebraico nel quale molti ebrei non si riconosco, ma lo stesso che troppi ebrei e sionisti internazionali sostengono.

Se la giustizia non vale per tutti non è giustizia, è corruzione. Per questo l’ONU, la UE e ogni governo di paesi sedicenti democratici, Italia compresa, dovrebbero uscire dal comportamento inane o tollerante o direttamente complice di Israele, abbandonando probabilmente lucrosi affari sì, ma dando un calcio alla corruzione che comporta la loro accondiscendenza e/o la loro diretta complicità con uno Stato che non rispetta, e che mai ha rispettato, né le Risoluzioni ONU, né i diritti del popolo di cui ha invaso la terra.

Solo le sanzioni ai sensi della legalità internazionale possono fermare Israele, lo si sa da sempre, ma ormai il tempo è scaduto e i richiami di facciata o le vibrate proteste non bastano più: o si sta con la giustizia e si condanna Israele con serie sanzioni, o si sta coi criminali e si incoraggia il perpetuarsi dei loro crimini fino a sostenere, nei fatti, la corruzione morale, giuridica e politica alimentata senza pudore da Trump e compiuta dai Netanyahu e Ganz di oggi e dai tanti Sharon, Begin Shamir, Eshkol e numerosi altri di ieri.

Ma forse i media mainstream stanno aspettando il 1° luglio, data “promessa” per l’illegittima e illegale annessione, ovvero furto, di altri territori palestinesi per dare una risposta che, immaginiamo, sarà come da copione, ben sapendo che “il quarto potere” è fedele alleato e cassa di risonanza delle narrazioni dettate dal Potere.

Ma qualche volta basta il famoso battito d’ali di una farfalla chissà dove per cambiare equilibri che sembravano inamovibili. Chissà che qualche opinion maker di “alto lignaggio” non rompa le righe per quel battito d’ali! Sarebbe un regalo alla giustizia e, quindi, all’umanità tutta. E sicuramente i martiri innocenti, sebbene non riavranno la vita, avranno il riconoscimento e il rispetto loro dovuto.

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