Siamo donne e uomini amanti della Pace, per questo esprimiamo una forte solidarietà con il popolo ucraino e con il popolo russo, i quali, come in tutte le guerre, sono i primi a pagarne le conseguenze. Ora il nostro obiettivo principale è l’immediata cessazione delle ostilità. Stiamo dalla parte della maggioranza del popolo italiano che è contrario all’invio delle armi in Ucraina e non crede che la guerra si possa fermare con la guerra. Stiamo con la nostra Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza al nazifascismo e ne ricordiamo il suo articolo 11 che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”.
Riteniamo offensivo che si chiamino in causa i nostri Partigiani a sproposito, solo per legittimare la spinta alla guerra, denigrandone la memoria.
L’Italia e i Paesi dell’Unione Europea si sono piegati al volere degli Stati Uniti, abdicando così a qualsiasi ruolo di possibile mediazione per la cessazione del conflitto. Hanno tralasciato i propri interessi economici e strategici,abbandonando la propria sovranità e si sono invece uniti nel fomentare nonché prolungare questa guerra fratricida.
Quasi tutti i mezzi di informazione non approfondiscono le cause della guerra, mentre tanti statisti nel tempo sono stati consapevoli dei pericoli che avrebbe comportato l’allargamento ad Est della NATO. Pericoli ben compresi anche da Papa Francesco, il quale li espresse con questa frase: “L’abbaiar della NATO alla porta della Russia”. Inoltre gli stessi mezzi d’informazione si prestano a megafono di propagazione dell’odio verso il “nemico”, contribuendo così anche alle vergognose censure verso la letteratura, la musica, l’arte e la cultura russe, riportandoci alla memoria i tristi roghi di libri nella Germania nazista, azioni che in un Paese che si definisce “democratico” non vorremmo mai più vedere.
Questa guerra è iniziata dal colpo di stato del 2014. Da allora Stati Uniti, Unione Europea e NATO hanno speso almeno 100 miliardi di dollari per armare e sostenere l’Ucraina. Prima del 24 febbraio 2022 la popolazione russofona del Donbass, nel silenzio complice dei nostri media, è stata vittima di bombardamenti indiscriminati e di atti criminali, anche da parte di battaglioni militari filonazisti addestrati ed armati dall’Occidente, i quali hanno causato tra le 14 e le 16 mila vittime. Oggi in Ucraina tutta l’opposizione politica è bandita, il collaborazionista delle SS naziste, Stepan Bandera, è divenuto “eroe nazionale” e gli ucraini russofoni sono divenuti cittadini di serie B.
Sulle spalle della NATO, a guida statunitense, pesa la responsabilità di una guerra per procura: il popolo ucraino è mandato al macello.
Siamo consapevoli di ritrovarci in una fase di escalation, la quale continua ad essere fomentata dall’invio di armi sempre più sofisticate e di soldi verso una delle parti in conflitto, volto ad una impossibile sconfitta militare di una superpotenza nucleare, come lo è la Russia: a meno che non si pensi alla fine della vita sul nostro Pianeta. Temiamo che di questo passo esista il rischio concreto di inviare i nostri giovani al fronte o che il nostro Paese divenga un legittimo obiettivo militare: siamo cobelligeranti senza aver dichiarato alcuna guerra ed ospitiamo sul nostro territorio oltre 100 basi militari NATO e statunitensi, con decine di ordigni nucleari presenti in almeno 2 di queste basi.
Le sanzioni sono state presentate da Stati Uniti ed Unione Europea come strumento di pressione per indebolire la Russia e terminare la guerra in poche settimane, cosa che prevedibilmente non è avvenuta, mentre nei fatti sta emergendo che l’obiettivo strategico sia quello di troncare i rapporti energetici e commerciali tra la Russia e l’Unione Europea, così da erigere una nuova cortina di ferro per i prossimi decenni.
L’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, anche come conseguenza diretta delle sanzioni contro la Russia, si sta rivelando devastante per il nostro Paese, per i lavoratori e per i pensionati, dove già i salari reali nel 2021 sono diminuiti del 2,9% rispetto al 1990 (unico Paese in Europa), mentre nel solo 2022 il potere di acquisto è crollato a fronte di un’inflazione a doppia cifra e ben 11 milioni di italiani non riescono a curarsi. Non ci saranno aumenti salariali che andranno a compensare la corsa dei prezzi, bisognerà arrangiarsi per sopravvivere e nel bilancio dello Stato mancherà il denaro per sanità, scuola e tutti quei servizi già oggi largamente insufficienti, mentre si troveranno le risorse per aumentare al 2% del PIL le spese militari, così come richiesto dall’Alleanza Atlantica.
Oggi è prioritaria la necessità di unirsi in un ampio fronte plurale che sia in grado di far avanzare un forte movimento per la Pace nella direzione di un mondo che sia caratterizzato da rapporti di non ingerenza, di reciproco rispetto e di mutuo beneficio fra Stati, pacifici e in contrapposizione ad un mondo unipolare dove regnano la sopraffazione e la rapina.
Mai come in questo momento è giusto gridare:
ITALIA RIPUDIA LA GUERRA
L’ONU PROMUOVA LA TRATTATIVA DI PACE
NON UN UOMO, NON UN SOLDO, NON UN'ARMA PER LA GUERRA
NO ALLA PROPAGANDA DI GUERRA
SÌ AD UNA CORRETTA INFORMAZIONE
Coordinamento per la Pace - Milano, marzo 2023
Ad ora hanno aderito (aggiornato a giovedì 31 marzo 2023):
Comitato Contro La Guerra Milano
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale Milano
Costruttori di Pace
Associazione Equa
Comitato per la Liberazione di Julian Assange - Italia
Marx21
ArciLesbica
Ricostruire Pace
Gramsci Oggi
Associazione Politica Cumpanis Milano
Pace Subito - Bergamo
Invitiamo a diffondere l'appello, ricordando che sono in corso le adesioni scrivendo all'indirizzo mail coordinamentoperlapacemilano@gmail.com