Molti si chiedono quante e quali siano le “linee rosse” che Nato e Russia hanno deciso di non superare e in che rapporto esse siano con i punti di “non ritorno”, per l’inizio di una guerra globale tra i due schieramenti.
Non vi è alcun dubbio che la Nato stia per decidere di cancellare una linea rossa una volta ritenuta “baluardo”, consentendo a Kiev di attaccare il territorio Russo con armi occidentali.
Quella che qualche giorno fa era considerata poco più di una “boutade”, da parte del dinamico Segretario Stoltemberg, è divenuta una linea programmatica largamente condivisa in cui solo Roma e qualche rara altra capitale europea, “al momento”, non hanno fatto propria. Gli Usa hanno posto un tenue limite nel definire interessato il territorio di “Kharkiv e poco oltre”, senza chiarire cosa significhi, cosa comprendere e cosa escludere.
Tutti ricordano che, in tema di armamenti da dare all’Ucraina, si era partiti dagli elmetti e dai giubbotti antiproiettile, per poi passare alle armi varie, tutte strettamente difensive; poi è stata la volta dei carri armati, prima “ferrovecchi di magazzino”, poi quelli nuovi e moderni; poi i missili “a corta gittata”, per poi passare a quelli “a lunga gittata” come Atacms, agli Storm Shadow e gli Scalp; poi ai mezzi contraerei lungo tutto il corso dell’arsenale, dai tubi “a spalla” ai Patriot e ai Sampt-T; infine agli F 16; per non citare l’elargizione delle reti di “intelligence” con cui dirigere le operazioni e quelle addestrative.
“Tutto strettamente difensivo”, si era detto, per consentire agli ucraini di difendersi si trattata di una tesi e una “linea rossa” da non valicare: completamente da dimenticare!
Adesso quella linea sta per essere cancellata definitivamente e si autorizza a colpire in “modalità offensiva” il territorio russo. Qualcuno ha tentato di definire questa modalità come “selettivamente difensiva”, alla stessa maniera con cui la Nato definì le bombe sulla Jugoslavia come “umanitarie”.
Tutto ciò era preventivato oppure un segreta speranza che si è avverata con il tempo? Di chiunque sia la colpa, è valsa la morte di così tanti giovani?
Ci si domanda cosa ci sia oltre. Risulta evidente che oltre ci sia solo lo schieramento di truppe regolari della Nato in Ucraina, così come anticipato dal Presidente francese Macron e tanti altri, e l’attivissimo Stoltemberg ha fatto eco annunciando che è pronta una Forza di trecentomila soldati “di intervento rapido”.
Ma l’invio di truppe su suolo ucraino (ce ne sono già tante informalmente!) non è un’altra “linea rossa”, ma una vera e propria dichiarazione di guerra che sconfessa non solo la Carta dell’Alleanza che si connota come una Coalizione Difensiva, ma anche le assicurazioni fornite da tutti i Governi a base degli invii occidentali di sostegno all’Ucraina.
La Nato ha quindi toccato il “punto di non ritorno”, al quale la Russia sta per rispondere con la definizione del proprio punto di non ritorno, che sembra sia il lancio di una bomba nucleare dimostrativa. Tutti in dirigenti di alto livello russi sostengono un simile intervento di deterrenza ideata dal noto politologo Suslov e sembra che l’unico dubbioso sia il Presidente Putin, a cui spetta la decisione finale.
Il luogo prescelto sarebbe Novaya Zemlya, arcipelago di isole appartenente alla Federazione, Oblast di Arcangelo, dove l'Urss testò le armi nucleari fino al 1990.
In buona sostanza, da oggi in poi non esistono più linee rosse, ma “punti di non ritorno” a confronto; quello Nato, basato sull’armamento convenzionale, forte della propria superiorità; la Russia risponde assestando il proprio “non ritorno” sull’armamento nucleare.
Le linee rosse sono così scomparse e il confronto globale Nato Russia diviene la prossima mossa che potrebbe trovare l’innesco infernale in ogni momento da parte dell’uno o dell’altro, salvo incolpare la parte avversa.
Ma se ciò avvenisse, la storia difficilmente dirà chi aveva ragione, perché il genere umano potrebbe non esistere più.