I pericoli più insidiosi per la Democrazia arrivano dai complessi militari industriali fossili, dal capitalismo e dalla tecnocrazia.

di Laura Tussi - 17/03/2025
La denuncia del Papa coincide con l’analisi di grandi filosofi come Zygmunt Bauman.

Constatiamo purtroppo una progressiva irrilevanza degli organismi internazionali, che vengono minati anche da atteggiamenti miopi, preoccupati di tutelare interessi particolari e nazionali”. Lo ha scritto Papa Francesco, in un messaggio alla Pontificia Accademia per la vita, datato “26 febbraio, dal Policlinico Gemelli”.

Le scienze ci propongono nuove conoscenze”, ma “non sarà la tecnocrazia a salvarci”, ha sottolineato il Papa. “Assecondare una deregulation utilitarista e neoliberista planetaria significa imporre la legge del più forte”, ha denunciato Francesco.

Per “democrazia”, nella definizione più comune, si intende la forma di governo in cui il potere è esercitato dal popolo.
La parola è, appunto, greca, viene da
demos popolo e da kratos governo, quindi governo del popolo; e nell’esperienza ed origine storica, si veda Aristotele, nasce come distinzione dalle forme in cui il potere è del re (“monarchia”) o della classe dei nobili (“oligarchia”). Il concetto di democrazia rinvia a diverse espressioni del tentativo di dare risposta all’istanza del “popolo sovrano”, capace effettivamente di governare o in via diretta o per il tramite di rappresentanti eletti.

Oggi possiamo affermare che il principale nemico della democrazia è la tecnocrazia, cioè il governo non eletto degli “esperti” e dei “competenti” della tecnoscienza, ed in particolare di coloro che, in ambito economico, possiedono i capitali e che sanno come muoverli e gestirli, a fini di profitto, sulle piattaforme della speculazione finanziaria. Altra grossa macchina di potere separata dalla società popolare di base è quella degli addetti ai lavori al vertice dei complessi militari industriali energetici: alcuni hanno il dito su bottoni atomici che in un attimo possono sterminare l’intera umanità.

La democrazia può ridursi ad un insieme di procedure vuote legate al momento elettorale della rappresentanza: in questo caso, riferendosi in particolare a molti regimi post-socialismo “reale”, è stato coniato il termine di “demokratura”. In sostanza, la democrazia, per essere effettiva, deve inserirsi in un ambiente di società complessa e libera, con varie articolazioni che fungono da pesi e contrappesi (stampa, magistratura, associazionismo civile in aggiunta al pluralismo partitico). Questa esigenza di partecipazione, da incardinare come principio e metodo di governo ben oltre il momento elettorale della rappresentanza parlamentare, dà vita a varie teorie che pongono capo a diverse declinazioni del concetto di democrazia, qui passate sinteticamente in veloce disamina.

Nell’ambito delle teorie che si ispirano alla partecipazione come principio e metodo di governo delle democrazie complesse, sussistono varie declinazioni del concetto di democrazia. La teoria della democrazia deliberativa si basa sul carattere inclusivo e deliberativo dei processi decisionali. Il metodo della democrazia deliberativa si fonda sulla discussione basata su argomenti razionali tra tutti i soggetti coinvolti nell’arena deliberativa su un tema specifico. Secondo il modello della democrazia diretta, i cittadini possono esercitare direttamente porzioni di sovranità, tramite atti di proposta o di voto, come per esempio il referendum. Questo modello, prima forma di governo democratico, ha visto le proprie origini nell’Atene del V secolo a.C.

Negli ultimi anni, si assiste a un rilancio di strumenti di democrazia diretta attraverso l’utilizzo di tecnologie dell’informazione, per esempio e-democracy, come modello per il governo di problemi legati a interventi sul territorio e alla crisi economica, in collaborazione con le comunità locali e attraverso strumenti di democrazia partecipativa, come nella proposta di iniziativa dei cittadini europei, prevista dal trattato di Lisbona. Quest’ultima proposta si configura come istituto profondamente innovativo in quanto prevede nuove forme di interlocuzione tra cittadini e istituzioni europei, non solo con la semplice proposta, ma obbligando la commissione europea a ricevere gli organizzatori per esporre in dettaglio le tematiche sollevate dall’iniziativa dei cittadini. Per poi indire una audizione pubblica presso il parlamento europeo, esporre una comunicazione con le proprie conclusioni giuridiche e politiche, motivare la decisione relativa alle possibili azioni da intraprendere.

La Democrazia di prossimità è un’espressione diffusa soprattutto in Francia con cui si fa riferimento all’esigenza che la politica ponga attenzione alla particolarità, partecipando, in un rapporto di vicinanza, con i membri della società, alle loro aspettative e ai rispettivi diritti. Il richiamo a una politica di presenza e interazione è alla base della riflessione sulla democrazia partecipativa, come espressione di una necessità di valorizzazione e riconoscimento del particolare, della diversità delle singole situazioni, di immersione nel quotidiano, di cura radicale della politica rispetto alla concretezza del vivere.

La Democrazia liquida è un’espressione che indica il tentativo di superare la distinzione tradizionale tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta attraverso il principio di partecipazione dei cittadini. Ispirandosi alla celebre teorizzazione di Zygmunt Bauman, con i concetti di “vita liquida” e “modernità liquida”, per descrivere la realtà contemporanea come società dell’incertezza, dove la democrazia partecipativa e il potenziamento delle persone vengono considerati come elementi e fattori di contrappeso alla liquidità della società moderna. Infatti l’acquisizione di competenze in materia di cittadinanza attiva può consentire di arginare e stemperare l’impatto della globalizzazione, con l’effetto di stabilizzare la coesione sociale su scala locale, affrontando la deriva verso il post-umano e la sofferenza. La ricostruzione della sfera pubblica e sociale risulta possibile quando le persone possono impegnarsi nella continua capacità di interazione con gli altri, di dialogo, di raggiungimento della comprensione vicendevole e di risoluzione, gestione e superamento dei conflitti.

La Democrazia partecipativa consiste in un modello in cui la partecipazione è metodo di governo della cosa pubblica, in base a criteri di inclusione, collaborazione e stabilità del confronto tra istituzioni e società civile. L’espressione, in Italia, è utilizzata dalla fine degli anni ’60 per indicare il tipo di democrazia delineata dalla carta costituzionale.
In vari documenti programmatici governativi non esistono le parole ‘cittadini’ e ‘cittadinanza’, che indicano impegno civile, culturale e umano per condurre i cittadini a imparare a controllare chi governa.

Il rapporto tra governanti e governati è al centro della riflessione gramsciana. La cittadinanza attiva, prevista dall’Agenda ONU 2030 è volta a favorire la coesione sociale e costituisce il punto della strategia di Lisbona che l’Europa propone ai suoi Stati per permettere ai cittadini di sentirsi partecipi della sovranità popolare. È un esercizio antico educarsi alla sovranità popolare. Infatti già nel 1700 l’enciclopedia illuminista si poneva la prospettiva di trasformare i sudditi in cittadini. Questo è un concetto ripreso da Gramsci nell’educare alla partecipazione, al controllo dei governanti, alle proposte alternative. Per elaborare poi- vedi “Antifascismo e Nonviolenza”, Mimesis edizioni 2017, da me scritto con coautori Fabrizio Cracolici, Adelmo Cervi- i concetti attuali e contemporanei di umanità come famiglia e unica razza comune nel villaggio globale, nel sistema mondo, che è il nostro universo su cui incombono le minacce globali della disuguaglianza sociale, dei dissesti climatici e soprattutto della guerra nucleare: le minacce che, alla fin fine, derivano dai poteri tecnocratici antidemocratici che dobbiamo combattere con la forza dell’unione popolare attraverso i processi partecipativi di cui parlano le teorie di cui mi sono occupata.

Laura Tussi

Cataldi L., Promesse e limiti della democrazia deliberativa: un’alternativa alla democrazia del voto?, Centro Einaudi, 2008; Bobbio L., Dilemmi della democrazia partecipativa, in Democrazia e diritto, 4/2006
Barbera A., La repubblica dei referendum, Bologna, Il Mulino 2003
Allegretti U., Democrazia partecipativa: un contributo alla democratizzazione della democrazia, Firenze 2010
Bauman Z., Dentro la Globalizzazione – le conseguenze sulle persone, Laterza 1999; ID., Modernità liquida, Laterza 2002; ID., Vita liquida, Laterza 2006
De Toffol F., Valastro A., Dizionario di democrazia partecipativa, Regione Umbria- Consiglio Regionale, Centro Studi Giuridici e Politici; Allegretti U. (a cura di), Democrazia partecipativa, Firenze 2010

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Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, Memoria e futuro, Mimesis Edizioni. Con scritti e partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo, Paolo Ferrero e altri

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