La Palestina e la luminaria del vero. Preghiera del solstizio d’inverno

di Roberta De Monticelli - ilmanifesto.it - 30/12/2025
Il Natale che tocca il fondo. Mai i padroni del mondo avevano così banchettato su fame e desolazione di Gaza e Cisgiordania, per un bottino di gas, petrolio e ricostruzioni miliardarie

A Natale, nel cuore dell’inverno, il sole che si era fermato sul punto più basso dell’orizzonte terrestre comincia a risalire. E a Capodanno festeggiamo Giano, il dio bifronte delle porte e degli inizi, che dà il nome a gennaio. Il fondo lo abbiamo certamente toccato.

MAI I PADRONI del mondo si erano gettati sulle spoglie di un genocidio che continua per fame e desolazione, e deborda in Cisgiordania, annichilendo il poco che restava del futuro palestinese. Mai si erano stretti la mano intorno al loro bottino di gas, petrolio e ricostruzioni miliardarie, chiamando pace il loro banchetto sopra 68 milioni di quintali di macerie delle vite degli altri. Mai l’Unione europea era arrivata a stravolgere a tal punto le sue carte istitutive da correre alla militarizzazione della vita civile e alla conversione bellica delle industrie nazionali, e addirittura a sanzionare pesantemente il dissenso fin nella libera Svizzera. Mai i governanti erano arrivati a sputare letteralmente e pubblicamente sul diritto internazionale, in particolare sulle sue funzioni di garanzia penale, a chiamare “criminali” le corti, le commissioni d’inchiesta, i relatori. E mai in Europa si era arrivati a proporre la cancellazione dei diritti umani vigenti, come quelli relativi ai diritti di migrazione e di asilo.

Toccato il fondo, si comincia a risalire: così dice la metafora cosmica. Ma la tenebra storica sembra più profonda di quella cosmica. La dismisura del male non si lascia capire. Al più si può definire questa tenebra attraverso le tre pugnalate inferte al po’ di ragione pratica che si era incarnata nelle istituzioni e nelle norme.

E cioè: non solo la violazione su larga scala dei principi di civiltà cosmopolitica che l’umanità aveva iscritto nelle sue Carte. Ma anche il loro ostentato ripudio (da parte di molti governi occidentali) e, infine, il tentativo di scardinarne l’impianto normativo.

Eppure mai s’era vista accendersi più sfolgorante la luminaria del vero, dall’uno all’altro capo della terra. Perché i vincoli che diamo alla nostra ferocia e idiozia hanno questo di divino: che più sono violati, più accendono luci sul vero. Se verità è uno dei nomi di Dio in tutte le fedi, mai fu più vero l’annuncio che viene da Betlemme, mai tanta luce è venuta dalla Palestina. Mai tanta verità s’era accesa sul sangue di una strage degli innocenti. Il male non s’aggroviglia più col bene in spire serpentine, la sua immensità non si acquatta più coi vermi nei cunicoli del male minore, niente è nascosto, niente è più rimosso.

A QUESTO SI ERA preparata a lungo, la giurisdizione della nostra fragile ragione, che per tutta la sua storia è stata sopraffatta, abusata, asservita dall’arbitrio del volere che è potere e detta legge. Ma una svolta ci fu, quando i più vecchi di noi nascevano.

Qui, sul fondo del solstizio, quella svolta va evocata. Cominciò su una nave al largo delle coste di Terranova, nel 1941, quando Roosvelt e Churchill scrissero in una Carta atlantica la promessa di un assetto del mondo basato sulla giustizia e non più sulla logica della forza. Divina è la scrittura, che di una promessa violata fa una lampada per illuminare il dolore e articolare il grido in limpide domande, in esigenze esatte. E la scrittura proliferò, con un suo vertice il 26 giugno 1945. Per la prima volta nella storia universale, la Carta delle Nazioni Unite mette fuori legge la guerra e la sovranità di chi la comincia. Il 10 dicembre del 1948 viene approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti umani, ma il giorno prima era stato approvato il suo preludio e il suo vero fondamento: la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. E questa, fra le promesse non mantenute, è quella che sprigiona più luce: non solo sull’immediato presente della Nakba del 1948, che si ricorda simultaneamente alla nascita dello Stato ebraico di Israele, ma sull’intero atroce passato coloniale dell’Europa dei diritti, seduta sul sangue dei suoi genocidi in tutti i continenti.

OGGI LA COMMISSIONE internazionale indipendente d’inchiesta sul Territorio palestinese occupato documenta la dismisura del male a Gaza (Genocidio: la verità dell’Onu su Gaza, Edimedia Firenze, con una splendida introduzione di Domenico Gallo).

Leggendola, la nostra preghiera si trasforma in un esperimento mentale: cosa succede se l’apocalisse, cioè lo svelamento del vero, diventa seme universale di rivoluzione? Lascio la risposta all’ultimo visionario capitolo de La fine di Israele (2025) di Ilan Pappè, dove un ultranovantenne racconta come nacque Isratina, il neonato stato di Israele-Palestina, inizio di una palingenesi del mondo. «Tutto è scoppiato in quell’anno favoloso, il 2040, l’anno della Wathba, alla lettera ‘balzo in avanti’ …».

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