Il giorno dopo l’apocalisse nucleare, il silenzio aveva un peso diverso. Non era più la quiete dell’alba, ma un vuoto totale, come se il mondo trattenesse il respiro sapendo di aver perso quasi tutto.
Il cielo era di un grigio malato, attraversato da polveri sottili che cadevano come neve sporca. Le città non esistevano più: solo carcasse di edifici, scheletri metallici contorti dal calore e auto fuse in forme innaturali.
Camminavo lentamente, con la maschera che filtrava l’aria irrespirabile. Ogni passo sollevava cenere. Ogni rumore, per quanto minimo, sembrava un boato. Eppure ero viva.
Questo pensiero, assurdo e spaventoso allo stesso tempo, rimbalzava nella mia mente.
La notte precedente avevo visto il cielo aprirsi in un lampo bianco. Ora cercavo altri segni di vita, una voce, un movimento. Qualcosa.
Poi lo udii: un rapido fruscio, come di passi leggeri. Mi voltai. Tra due colonne di fumo, una figura avanzava.
Non era un miraggio: era un altro sopravvissuto.
Il nostro sguardo s’incontrò per un lungo momento.
Nessuna parola. Nessun gesto. Solo la consapevolezza che, nonostante il mondo avesse smesso di esistere, quella piccola scintilla di umanità era ancora accesa.
E forse, dopotutto, il giorno dopo l’apocalisse non era la fine. Forse era l’inizio di qualcosa di nuovo, fragile, incerto, ma vivo.
La devastazione e le sorti dell’umanità in seguito a una conflagrazione nucleare sarebbero catastrofici. Gli effetti immediati includerebbero la distruzione delle città e degli ecosistemi; le esplosioni nucleari distruggerebbero città e paesi e habitat, causando un numero incalcolabile di vittime.
L’inquinamento radioattivo con la radiazione ionizzante contaminerebbero l’aria, l’acqua e il suolo, rendendo l’ambiente ostile alla vita.
I cambiamenti climatici si verificherebbero tramite le particelle di polvere e fumo nell’atmosfera che potrebbero bloccare la luce solare, causando un “inverno nucleare” con conseguenze devastanti per l’agricoltura e la catena alimentare.
Gli effetti sulla salute attraverso le radiazioni ionizzanti causerebbero malattie e mutazioni genetiche, con effetti a lungo termine sulla salute umana.
Le sorti dell’umanità sarebbero incerte, con possibili scenari che includono l’estinzione, in quanto la conflagrazione nucleare potrebbe portare all’estinzione dell’umanità.
Oppure la ricolonizzazione. In un scenario meno catastrofico, la sopravvivenza di piccoli gruppi umani potrebbe portare a una ricolonizzazione della Terra.
È fondamentale lavorare per prevenire tali catastrofi attraverso la diplomazia, il disarmo nucleare e la cooperazione internazionale come stiamo facendo noi attivisti pacifisti e nonviolenti per la pace, partendo dalla base fino ai vertici delle convenzioni sull’abolizione degli ordigni di distruzione di massa sia convenzionali sia nucleari.
E poi, la situazione potrebbe evolvere in diversi modi, a seconda della gravità della conflagrazione nucleare e delle azioni intraprese dalle persone sopravvissute.
Tramite la ricostruzione e la riorganizzazione, ad esempio se la conflagrazione nucleare non fosse troppo devastante, le persone sopravvissute potrebbero iniziare a ricostruire e riorganizzare la società con sopravvivenza e adattamento, le persone potrebbero dover adattarsi a un nuovo ambiente, imparando a sopravvivere con risorse limitate e affrontando le conseguenze della radiazione e dell’inquinamento.
Sempre nuovi conflitti e competizioni con cui la scarsità di risorse potrebbe portare a guerriglie e guerre tra i gruppi sopravvissuti, rendendo difficile la ricostruzione e la stabilità.
Attraverso l’evoluzione e il cambiamento la conflagrazione nucleare potrebbe portare a un cambiamento radicale nella società umana, con nuove forme di organizzazione e di vita che potrebbero emergere.
È difficile prevedere esattamente cosa succederebbe, ma è chiaro che la conflagrazione nucleare sarebbe un evento catastrofico con conseguenze a lungo termine per l’umanità e il pianeta.
E ancora, la storia potrebbe continuare in molti modi diversi, a seconda delle scelte e delle azioni delle persone sopravvissute.
Ad esempio con la nascita di nuove società.
Le persone potrebbero formare nuove comunità e società, con valori e obiettivi diversi da quelli del passato tramite la ricerca di un nuovo equilibrio. La natura potrebbe riprendersi e trovare un nuovo equilibrio, con nuove specie che potrebbero evolvere per adattarsi all’ambiente cambiato.
Per esempio la scoperta di nuove tecnologie con cui le persone potrebbero aiutare a sopravvivere e la sopravvivenza mondiale e a ricostruire in un mondo post-apocalittico.
Con la riflessione e la crescita, le persone potrebbero riflettere sulle loro azioni passate e cercare di imparare dagli errori, per creare un futuro migliore.
Oppure, la storia potrebbe prendere una direzione completamente diversa, imprevedibile e inaspettata.
La fine della storia. La conflagrazione nucleare potrebbe segnare la fine della storia umana, e il pianeta potrebbe essere lasciato a se stesso, a guarire dalle ferite inflitte dall’uomo.
Oppure la rinascita: la vita potrebbe rinascere, in forme nuove e diverse, e la storia potrebbe ricominciare.
Laura Tussi
Nella foto: Il film The Day After – Il giorno dopo, trasmesso in prima serata su ABC il 20 novembre 1983, il film per la Tv The Day After fu visto da oltre 100 milioni di americani, affermandosi fin da subito come un evento destinato a cambiare per sempre la consapevolezza collettiva sulla tanto temuta escalation. Il film infatti toccò più di un nervo scoperto, suscitando una reazione emotiva di tale portata da spingere il network a mettere a disposizione del pubblico un numero verde con tanto di psicologi a disposizione.
Scritto da Edward Hume e diretto da Nicholas Meyer, The Day After – Il giorno dopo regala infatti una cronaca incredibilmente plausibile e realistica della concatenazione di eventi che finiscono per scatenare un conflitto tra USA e Unione Sovietica, dando il via ad una escalation di rappresaglie destinate a culminare nella reciproca distruzione. Se la prima parte del film si concentra sul mostrare più la cronologia degli eventi attraverso le comunicazioni di telegiornali e notiziari radio, la seconda ci mostra le vite di alcuni residenti delle cittadine di Lawrence (Kansas) e Kansas City (Missouri), costretti ad affrontare uno scenario da incubo che evidenzia tutto l’orrore che il conflitto ha scatenato sulle persone comuni. Forse per questo nel film hanno recitato solo attori non professionisti.


