L’inferno di Gaza e la città muta

di Roberta De Monticelli - ilmanifesto.it - 20/03/2025
La Palestina a Milano Viene al microfono una giovane, alza la voce: dove sono, ora, i cinquantamila che gridavano per l’Europa, terra dei diritti umani, patria di Kant e del diritto universale?

«Inconcepibile alla coscienza morale». Così il Coordinatore umanitario dell’Onu per i territori occupati in Palestina ha definito la ripresa del genocidio nella martoriata Gaza, con la più violenta delle violazioni della tregua, annunciate dall’Idf sparando a caso da tre giorni, e facendo decine di vittime, mentre quarantamila, ormai forse cinquantamila persone erano deportate o sfollate dalla Cisgiordania. È l’inizio dell’inferno promesso da Trump, che è esplicitamente corresponsabile di questa nuova atrocità, e lo annuncia spavaldo al mondo, mentre cambia in tavola le stesse carte che su quella tavola aveva gettato, e imposto alle parti di firmare. Quattrocentotrenta vittime, centotrentaquattro bambini. In meno di 24 ore. Anche Netanyahu promette che è solo l’inizio.

Mi arriva una convocazione che gira in rete, così piccola, così spersa nello sconfinato souk dei social: Scendiamo in piazza – il genocidio è ora. «Presidio di emergenza». Alla Loggia dei Mercanti, a Milano, alle otto di sera. Intanto alla sede provinciale delle Acli, a Lambrate, alle sei del pomeriggio Gad Lerner presentava, in presenza dell’autore, il libro di Daniel Bar-Tal, Professore emerito di psicologia politica presso l’università di Tel Aviv, La trappola dei conflitti intrattabili – Il caso israelo-palestinese, Franco Angeli 2024. Conflitti? Intrattabili? Mi suona nella memoria la famosa Lettera di lord Chandos di Hofmannsthal – quelle parole «si sciolgono in bocca come funghi marciti». «Conflitti», gli stermini, la pulizia etnica che va avanti dal 1947? «Intrattabili», dopo che ne hanno trattato un numero tendente all’infinito di risoluzioni dell’Onu cadute nel vuoto, e tutte le pronunce enormi della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale, tutti i rapporti dei Relatori Speciali dell’Onu, tutte le inchieste degli organismi internazionali a difesa dei diritti umani, incluso l’ultimo pubblicato il 13 marzo dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sul Territorio palestinese occupato e su Israele. Con le sue rivelazioni sulla violenza sessuale, riproduttiva e di genere cui dall’ottobre 2023 Israele ha sistematicamente fatto ricorso, per non parlare della decisione israeliana di bloccare completamente l’ingresso degli aiuti umanitari negli ultimi 12 giorni. Quali conflitti. Come, intrattabili. Eppure quel libro è pieno di verità, anche. Uno squarcio di luce spietata sulla profonda malattia della società israeliana. Malata di occupazione – con percentuali psichiatriche da brividi alla schiena, scrupolosamente misurate.

Corro via sbiciclettando verso Piazza Mercanti. Khader Tamimi, il decano dei Palestinesi di Milano, il mite pediatra dagli occhi dolcissimi che da due anni e mezzo guida le manifestazioni contro il genocidio in atto è lì da un pezzo, a gridare il suo dolore e la sua rabbia. Lui, profugo palestinese fuggito dall’occupazione israeliana del 1967, rimasto fra noi, già sposo di un’ebrea di famiglia triestina emigrata negli Usa e poi tornata a vivere qui. Padre di Widad Tamimi, nota al pubblico italiano, autrice di romanzi sui destini incrociati delle vittime della storia, giornalista, cooperatrice internazionale. Khader grida a qualche centinaio di giovani palestinesi e di vecchi milanesi, che insieme tentano di fargli eco con tutta la voce che resta – mentre la gente in piazza del Duomo sbanda alle sue distratte mete e nemmeno se ne accorge, e i celerini battono i piedi dal freddo. E poi Khader chiede al pubblico di intervenire e dire, ciascuno, perché è venuto lì. Una vecchia sghemba e spettinata afferra il microfono e dice con voce lenta e rotta: perché mi vergogno. Di essere italiana ed europea. Perché il Presidente della Repubblica italiana, perché la Presidente della Commissione europea non denunciano ancora questo atto «inconcepibile alla coscienza morale». Presidente Mattarella, almeno lei, perché non fa eco alla voce così flebile dell’Onu? Perché non lo dice, che è mostruoso, oltre ogni limite dell’umano? Viene al microfono una giovane bella e bruna, alza la sua voce forte: E dove sono, ora, i cinquantamila che gridavano per l’Europa, terra dei diritti umani, patria di Kant e del diritto universale?

Oh Milano, davvero resterai muta e indifferente come sembravi, questa sera, intenta ai tuoi affari quotidiani, dentro i tuoi cinema, i tuoi teatri, i tuoi salotti e tinelli, scostando con le dita le scene d’orrore che scorrono sugli schermi dei telefonini – come se nulla fosse? Come se il nulla avesse già vinto.

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