Moni Ovadia propone il Cabaret Yddish contro il “nazionalismo furioso” di Israele

di Laura Tussi - 04/09/2024
Cabaret Yddish diventa l’emblema significante di contenuti e valori legati da una ricerca di senso e significato, di musicalità canore e interpretazioni esilaranti, nella fusione e con-fusione umoristica della tradizione ebraica intrisa di grande sapienza, di anima popolare

Il sionismo sta portando alla distruzione dello statuto etico-spirituale dell’ebraismo. Se l’ebraismo è ridotto a un nazionalismo furioso, isterico, che idolatra una terra, questo è contro lo spirito dell’ebraismo”. E’ una denuncia molto dura quella di Moni Ovadia – attore, cantante, compositore, “meglio uomo di teatro e attivista per i diritti umani”, nato 76 anni fa in Bulgaria da famiglia ebraica sefardita poi emigrata a Milano quando era bambino. “L’artista è rimasto indelebilmente intriso della cultura yiddish mitteleuropea con cui oggi infiamma il pubblico”, come ha scritto recentemente Avvenire, ma pur essendo profondamente legato alle sue radici religiose, non se la sente di tacere la verità: “gli israeliani – ha affermato in una recente intervista – stanno compiendo uno dei più grandi crimini che si possono commettere: punizioni collettive. La distruzione del principio più elementare del diritto”.

È possibile – si chiede Moni Ovadia – che siamo tutti così accecati, così vigliacchi da non gridarlo? Quelli come me non li lasciano parlare, o se per sbaglio l’invitano, gli mettono intorno un po’ di mastini che provano a zittirli a colpi di ‘ecco l’antisemita’, ‘l’amico di Hamas’. E ora criminalizzano anche gli studenti che di fronte alla mattanza di Gaza hanno il coraggio e la determinazione di mobilitarsi, manifestare, trasformare l’indignazione in lotta. Io sto con loro. E con quei docenti e università che hanno rifiutato di partecipare ad un bando per la cooperazione scientifica con Israele in un campo in cui l’applicazione militare è nell’ordine delle cose. Dove sarebbe lo scandalo? Nel rifiutarsi di assistere in silenzio o addirittura di cooperare nell’etnocidio di un popolo? Quanto al 7 ottobre, non c’è stata un’inchiesta indipendente”.

Secondo Moni Ovadia, “quello che sta succedendo a Gaza ha degli aspetti di una crudeltà terrificante. Alcuni ministri israeliani, veri e propri fascisti, l’hanno dichiarato apertamente. Si punta l’indice accusatore contro chi osa pronunciare la parola genocidio. Intanto si uccidono i bambini a migliaia, li si fanno morire di stenti, però dire genocidio, signora mia, che vergogna… Un orrore senza limiti. Con i soldati, vi sono foto e video in circolazione, che dopo aver combattuto, si riposano, postano selfie in pose trionfanti, con indumenti intimi femminili mostrati come trofei di guerra. In allegria. Se un giorno un tribunale della storia chiederà cosa avete fatto lì, cosa diranno i soldati israeliani, obbedivamo agli ordini? Ma come si può fare una cosa del genere?”
Queste domande non trovano facilmente delle risposte, ma certo non possiamo non farcele. Moni Ovadia le ha formulate certamente con grande sofferenza perchè, come si vede nei suoi spettacoli – e ne scrive la nostra Laura Tussi qui sotto – sente forte la sua appartenenza all’ebraismo e proprio questo gli causa una ancora maggiore indignazione. “Una democrazia – ragiona – non sottopone un popolo a ciò a cui è stato costretto il popolo palestinese: vessazioni, umiliazioni, arresti arbitrari, torture… Io sono furibondo! E Israele, chi lo governa, dice di rappresentare tutti gli ebrei. A me col cavolo, per usare un eufemismo, che mi rappresenta! Io sono un ebreo della diaspora, sono legato alla cultura e alla spiritualità ebraica, ma il sionismo è un nazionalismo idolatrico e come tale antiebraico. E non sono l’unico a pensarla così. Lo pensano anche rabbini e anche ebrei ortodossi. Bisogna imporre all’esercito israeliano di ritirarsi immediatamente. Altroché far passare gli aiuti umanitari: bloccano il cibo e lo fanno artatamente, perché il loro scopo è di cancellare i palestinesi come popolo”. “E dietro ci sono anche ragioni economiche…”, conclude Moni Ovadia alludendo al futuro sfruttamento del territorio di Gaza una volta che sarà libera dai palestinesi".

Salvatore Izzo, direttore di FARO DI ROMA

 

Il cabaret delle meraviglie.

Recensione allo spettacolo di Moni Ovadia, Cabaret Yddish

 

di LAURA TUSSI

 

Nella congiuntura tragica attuale di violenza, odio, guerra, il governo di Israele, non il popolo e le sue genti, ma la sua leadership, e l'establishment in vigore, ma soprattutto le sue politiche e i suoi governi militari e sciovinisti e suprematisti non sono volti al bene, anzi sono ben lontani e affossano nella loro crudeltà verso il mondo arabo, l'affermazione della grande e ricca e colta saggezza e cultura ebraica nel mondo, che in passato ha influenzato e arricchito tutti gli altri popoli di saggezza in tutte le arti e in tutte le forme del sapere e del pensiero a livello internazionale. Purtroppo le attuali politiche governative diffamano e annientano il cosiddetto portato culturale del popolo dell'esilio, delle genti di Israele, e tradiscono il grande spirito cosmopolita e sagace e umoristico e soprattutto umanistico del popolo ebraico. Nella contemporanea condizione di odio e genocidio, le politiche di governo affermano con forza una supremazia dittatoriale e imperialista e suprematista. Attualmente in Palestina e a Gaza è in atto un genocidio criminale per mano del governo e della nazione Israele.

La coinvolgente ed esilarante musica che fa vibrare con le sue note lo spettacolo da camera Cabaret Yddish è il Klezmer derivante dall’ebraico con riferimento agli strumenti musicali del popolo ebraico dell’est europeo a partire all’incirca dal XVI secolo, in cui riecheggia, a tratti, in tutta la sua drammaticità la diaspora, la musica dell’esilio, della dispersione, dell’erranza straziante, come afferma Moni Ovadia, il sapiente regista e strabiliante attore, che alterna citazioni, aneddoti, storie, racconti, canti e brani musicali in cui l’Yddish è la lingua e il Klezmer la musica quale filo conduttore.

La cultura Yddish è un crogiolo di differenti diversità, di identità complesse in un pluriverso di divergenti appartenenze, nella poliedrica miscela di ebraico, russo, polacco, tedesco, romeno e ucraino, dove l’ebreo errante si ritrova in una condizione inesorabile e polivalente di eterno, costante e costruttivo dialogo con le alterità, di confronto interetnico e di creativa risorsa interculturale, nella contemporanea vicinanza con il divino.

Cabaret Yddish diventa l’emblema significante di contenuti e valori legati da una ricerca di senso e significato, di musicalità canore e interpretazioni esilaranti, nella fusione e con-fusione umoristica della tradizione ebraica intrisa di grande sapienza, di anima popolare, in un insieme colto, ma semplice e polivalente di formule linguisticamente internazionali, in un sentire ampio e in un afflato universale, intrisi di sagace ironia Yddish.

 

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