Alfiero Grandi. La partita elettorale tra destra vicina a Orban e “non destre” confuse e lontane. Impariamo dal passato

di Alfiero Grandi - jobsnews.it - 17/09/2022
Se il futuro sarà ingrato e ci regalerà quello che non avremmo mai nemmeno sognato, tutti i valori fondanti delle sinistre resteranno validi e bisognerà organizzare la lotta per sostenerli, a partire dalla Costituzione, da difendere ed attuare.

Anche se si autoregolano per “opportunità” elettorali, per non spaventare l’elettorato, le destre non riescono a nascondere pulsioni preoccupanti e contraddizioni vistose. Tra queste pulsioni risulta quasi incredibile la difesa dell’indifendibile Orban. Finora l’Unione europea ha trattato Orban con cautela ma dopo le decisioni ripetute del suo governo, che hanno manomesso la sostanza del funzionamento di una democrazia moderna, una larghissima maggioranza del parlamento europeo ha deciso di metterlo sotto accusa, cercando di modificarne le decisioni usando l’argomento: o rivedi le decisioni o non avrai più i fondi europei.

In realtà non si tratterebbe solo di Orban visto che il governo della Polonia ha aperto le porte, giustamente, agli ucraini in fuga, ma ha alzato muri per altri e ha lasciato morire di freddo gli extra comunitari che hanno avuto la sfortuna di arrivare ai suoi confini, forse spinti di altri, ma comunque fuggitivi dalla loro condizione di profughi di guerre simili a quella Ucraina. Finora la Polonia ha beneficiato di un occhio di riguardo dell’Europa, ma la manomissione dei diritti è molto simile a quella ungherese. Se si fa la lista dei paesi europei che hanno pulsioni che portano a restrizioni della democrazia c’è di che essere preoccupati. Ancora di più se a questa lista dovesse aggiungersi anche l’Italia, governata in futuro da destre che hanno difeso Orban votando contro la condanna corale (almeno fino ad ora) europea.

Anche sulla 194 sta emergendo una ambiguità che potrebbe preludere a tentativi regressivi in materia di aborto, di diritti delle coppie non eterosessuali e dei diritti dei loro componenti. Così ci sono ragioni di preoccupazione per il futuro dei diritti degli immigrati che sono nati e cresciuti in Italia, parlano italiano, hanno frequentato le scuole e che un’Italia in crisi di nascite avrebbe tutto l’interesse a integrare pienamente nel modo più forte e positivo possibile. Per di più questo non è neppure in contraddizione con le nuove generazioni italiane che hanno semmai il problema di trovare in Italia quello che oggi sono spinti a cercare all’estero, ma con questo gli immigrati c’entrano ben poco nel mercato del lavoro.

Senza dubbio le non destre (difficili da definire con una formula come in passato, Ulivo, centro sinistra, ecc.) hanno fatto di tutto per usare malissimo i meccanismi elettorali in vigore. Il rosatellum oggi misconosciuto da tutti (la peggiore legge elettorale mai vista) porta un nome dal quale si può identificare chiaramente la matrice. Eppure, malgrado tutti i tentativi di spingere a modificare questa legge per evitare di rivotare con queste regole non ci sono stati risultati e oggi siamo nel pieno delle difficoltà in cui ci si è cacciati da soli continuando a ignorare la legge, purtroppo, in vigore. La presidenza del Coordinamento per la Democrazia costituzionale incontrò Letta appena eletto, sperando in una sua iniziativa visto che i gruppi parlamentari e i membri del governo del Pd non stavano facendo alcunché di serio per cambiare in tempo utile il rosatellum, eppure i rischi di elezioni anticipate erano evidenti da tempo. Un appello accorato quello del Cdc con disponibilità ad aiutare in ogni modo a cambiare. Del resto, autorevoli costituzionalisti hanno provato con articoli, suggerimenti ed altro di convincere a darsi da fare, Azzariti per esempio. Carlassare, grande e compianta costituzionalista, componente del direttivo del Cdc dalla nascita, aveva sperato che il taglio dei parlamentari portasse con sé una nuova legge elettorale, purtroppo questa speranza è andata delusa. Besostri, Palumbo ed altri avvocati hanno guidato una campagna di ricorsi sull’incostituzionalità del rosatellum, che è certa. Purtroppo, nessuno è riuscito a trovare un giudice in Italia (non a Berlino) per rinviare alla Corte Costituzionale questa legge incredibile, che obbliga il cittadino a esprimersi con un solo voto sia per i candidati del maggioritario che per il proporzionale negando all’elettore il diritto di avere opinioni differenti sulle candidature. Con il mattarellum almeno i voti erano due ben distinti.

L’altro aspetto grave del rosatellum è che i capi partito decidono di fatto chi verrà eletto, si tratta di aspettare solo quanti saranno gli eletti per ogni lista (dipende dai voti ottenuti). Letta aveva fatto dichiarazioni importanti del tipo: non voglio decidere io chi verrà eletto, ma non è cambiato nulla. Queste speranze sono andate deluse, la legge in vigore è rimasta la stessa ed è probabile che le timidezze, ad essere buoni, siano dipese dal timore di compromettere la stabilità della maggioranza del governo Draghi. Peccato che così si è minata la stabilità dell’Italia e aperta la strada alle destre. Destre, che come vediamo per le diverse posizioni su Orban, sono divise ma hanno deciso che è il loro turno per governare e hanno stretto un patto elettorale di ferro al punto che appena si è presentata l’occasione hanno fatto cadere il governo Draghi.

Anche Draghi forse non aveva ben capito che il suo nemico non erano i 9 punti di Conte ai quali poteva fare un’apertura discutendone in maggioranza, come ora riconoscono in molti, ma Forza Italia e la Lega che volevano votare e hanno colto la palla al balzo e si sono rapidamente ricongiunti a Fratelli d’Italia per andare ad elezioni anticipate. Del resto, sui balneari la Lega ha ricordato a Draghi che c’erano tensioni con le destre su diversi punti. Quando Cassese dice che anche Draghi ci ha messo del suo credo pensi a questo. Ora, il 25 settembre si voterà e purtroppo le “non destre” si presentano come peggio non si poteva. Bisogna votare, ciascuno/a deciderà come. Per questo le destre si lasciano andare nella propaganda, pensano di avere già vinto e purtroppo i segnali (sondaggi) lo confermano.

Ci vorrebbe un colpo di reni, una mossa del cavallo, che per ora non c’è. Le “non destre” sono chine sul percorso tracciato, incapaci di introdurre una novità anche in contraddizione a quanto fatto fin qui pur di impedire la vittoria delle destre e mantenere aperta la possibilità di una maggioranza diversa. Il ruolo dei telamoni ha sempre ispirato tristezza, reggono pesi enormi ma sono inchiodati in quella posizione.

Con buona pace di Calenda, se le destre vinceranno, Draghi non tornerà e neppure lui che si considera il suo erede potenziale potrà prenderne il posto. Resterà semmai il lanciamissili Renzi che tenterà di affondare governi perché ama i fuochi pirotecnici ma temo non avrà più occasioni, ormai tutti hanno capito. Calenda insiste ad aggiungere partiti con cui non vuole avere nulla a che fare, praticamente è solo, forse dovrebbe fermarsi un attimo a pensare al futuro.

Se il futuro sarà ingrato e ci regalerà quello che non avremmo mai nemmeno sognato, tutti i valori fondanti delle sinistre resteranno validi e bisognerà organizzare la lotta per sostenerli, a partire dalla Costituzione, da difendere ed attuare, dai lavoratori con salari troppo bassi, troppa precarietà, diritti negati, disoccupazione in allargamento per la crisi energetica ed economica che sta esplodendo, dai giovani a cui occorre parlare con il linguaggio di verità che capiscono, a partire dalla crisi ambientale che solo un anno fa, bene o male, era al centro del dibattito e ora è un eccetera nascosta dalla guerra, in cui è chiaro chi è l’aggressore ma non è chiaro chi lavora per la pace e per farla finire, evitando la sciagura dell’escalation militare e del riarmo a gogò.

Sono gli ultimi giorni per cercare di limitare i danni e cercare di fermare le destre, dopo torneranno di attualità le scelte di fondo, le lotte a tappeto per sostenerle e ci sono tante energie, oggi smarrite e incerte, che non chiedono altro, dovranno farsi una ragione degli errori e dei risultati e trovare la forza per ripartire, anche i momenti difficili non sono per sempre.

Va ricordato che nel 2008, dopo che il centro sinistra aveva perso clamorosamente le elezioni (100 deputati e 50 senatori di maggioranza per la destra) per errori simili, ci furono lotte promosse dalla società su acqua bene comune, no al nucleare, giustizia, tali da fermare il governo Berlusconi e avviarne la crisi che precipitò con gli errori di politica economica. A volte il passato può ancora insegnare qualcosa.

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