Le vicende di questi ultimi giorni non possono nemmeno essere definite col tradizionale termine di “teatrino” per non offendere la categoria degli operatori dello spettacolo. Le dichiarazioni dei leader politici lasciano esterefatti per la loro (voluta?) genericità e per la distanza dai reali problemi del nostro tempo.
Il 25 settembre 2022 andremo a votare (senza sapere ancora perché, visto che avevamo un governo nella pienezza dei suoi poteri) mentre non siamo ancora usciti dalla pandemia da Covid, le condizioni climatiche stanno distruggendo i raccolti e mettendo in pericolo gli approvvigionamenti idrici, un numero imprecisato di guerre regionali (e quella ben più pericolosa scatenata da Putin in Ucraina) provocano migliaia di vittime e producono utili astronomici per i produttori di armi; e qualcuno sta forse cercando di far scoppiare un altro conflitto fra Cina e Taiwan.
In questo quadro drammatico i dirigenti politici del nostro Paese passano allegramente le giornate in trattative su come garantirsi collegi più o meno sicuri, o come impedire agli elettori di scegliere da chi farsi rappresentare in un parlamento che ha sempre meno poteri e prestigio, mentre i programmi elettorali sono sempre più simili e sempre meno credibili e vertono su come pagare meno tasse, quante nuove armi comprare, come ridurre i diritti dei cittadini lavoratori, ecc …..
Quella che emerge nettamente è la enorme e crescente distanza fra quanti percepiscono la gravità della situazione: l’urgenza di una radicale svolta nelle scelte politiche internazionali con la rinuncia alla violenza e al riarmo, l’importanza di una redistribuzione solidale delle risorse e della loro gestione razionale, la necessità della definizione di strategie ambientali condivise e efficaci, e quanti si attardano a riproporre un modello competitivo di accentramento della ricchezza e del potere che non può portare che alla sconfitta di tutti.
Una distanza che ormai sembra aver causato una quasi totale incomunicabilità fra linguaggi diversi. Questa divisione, che diviene ogni giorno più esplicita, coincide con l’adesione o il rifiuto dei principi ispiratori della nostra Costituzione repubblicana, che viene ormai apertamente contestata da alcune delle forze politiche in campo, che non hanno partecipato al grande movimento di pensiero che è seguito al dramma della seconda guerra mondiale o addirittura rivendicano l’eredità dei perdenti.
Le maggiori vittime di questa degenerazione sono naturalmente i giovani, che si tenta di privare del potere di decidere del loro futuro e che invece sembrano in grado di riprendere il percorso di pace e solidarietà indicato dai Costituenti. Speriamo non cedano alla giustificata tentazione di rifiutare le attuali regole del gioco, anche se sono truccate.
(Nella immagine particolare dal "Cretto Burri" di Gibellina)